Fame

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La porta dei vicini è aperta, ci passo davanti tutti i giorni e non mi è mai capitato di vederla spalancata. Dall'interno esce il rumore di tv ad alto volume.

Sbircio nell'appartamento e vedo sul divano Charlie, il mio vicino di sei anni seduto davanti allo schermo. Mi fermo a guardarlo un istante dal pianerottolo: i suoi occhi sono rapiti dalla luce blu. E' pallido e più magro del solito, si è ammalato?

Sta guardando una serie per adulti, la conosco , è una delle tante che fa intuire lo stile di vita al Nord del Muro: uomini abbronzati su auto sportive, attrici giovani dal fisico sportivo, il trucco  e la messa in piega curate da artisti, ville con piscine e Barbeque di dimensioni pantagrueliche. 

Strano che i genitori permettano al piccolo di vedere la fiction: è una droga. Io stessa non riuscivo a smettere di guardarla, mi hanno aiutato molto i fumetti di Nemo.

E' altrettanto strano che il bimbo la guardi con la porta spalancata. Dove sono i suoi genitori?

Decido di bussare: - Ciao Charlie, ci sono tua mamma e tuo papà?

Mi guarda come se fossi un alieno, poi con voce distante dice:

- Papà non lo vedo da molto tempo, mia mamma è uscita a cercare qualcosa da mangiare.

Non dico nulla sul padre: capita che i padri lascino le famiglia, anche tra i borghesi, tuttavia non capisco perché la madre abbia abbandonato il bambino con la porta aperta.

- E' andata al supermercato?

- No. Sta frugando tra i bidoni in strada, abbiamo finito i soldi. Non mi piace accompagnarla a guardare nella spazzatura.  Lei dice che se mi vergogno è meglio stare a casa.

Le sue parole mi colpiscono. Non ho mai frequentato famiglie  impoverite improvvisamente, non sono cresciuta in una famiglia ricca, ma il frigo era sempre pieno.
Quando incontro i nuovi vagabondi che chiedono l'elemosina spesso cambio strada. Odio le ingiustizie, ma non posso prendermi cura di chi è sul lastrico, è il compito di qualcun altro. 

Tuttavia non posso credere che nel mio palazzo, in una zona quasi centrale, ci sia tanta povertà perciò chiedo. - Ma come avete finito i soldi Charlie? I tuoi genitori sono impiegati di primo livello.
Spero che il bimbo capisca cosa intendo, magari ha udito qualche discorso fra i genitori e sa darmi maggiori spiegazioni. Lui alza le spalle magre e dice:

- Hanno perso il lavoro. Mamma dice che se non stai alle regole sei finito.  Ha litigato con papà e lui se ne è andato,  ha promesso che manderà dei soldi, per ora non ha mandato nulla.

Capisco l'aspetto emaciato del bambino: è fame, non mangia da giorni.

- Vuoi del pane?

- No, grazie, la mamma non vuole che accettiamo la carità.

Senza dire altro, corro nel mio appartamento e riempio una borsa di tutto quello che trovo in dispensa: biscotti, scatolette di tonno, cracker e glieli porto.

Mi guarda come se fossi un angelo sceso dal cielo. Non ha il coraggio di rifiutare ma neppure di mettersi a mangiare. Rimane zitto e serio e una lacrima gli scende sul viso.

 Lo lascio solo, accostando la porta. Credo che preferisca non farsi vedere mentre mangia ciò che gli ho portato, ma spero che, dietro la porta, divori tutto.

Sono allibita. Il telegiornale non dice nulla dei nuovi poveri tra noi. Continua a mostrare gente che partecipa a quiz televisivi, alle serie al Nord con bellissime donne scarrozzate su auto sportive da manager abbronzati. Come mai nessuno in tv, o sui social, parla di bimbi abbandonati davanti alla tv dai genitori mentre sono fuori a frugare nei bidoni?

Quanti saranno i bimbi come Charlie in città? Molti sospetto. Avevo sentito dire che la povertà era in aumento, ma non immaginavo che fosse così vicina a me.  Dovrei fare qualcosa? Rinunciare ai miei piani e portare al bimbo cibo tutti i giorni? Magari anche a altri poveri, no io non ho l'umiltà di Madre Teresa; né la sua capacità di amare. 

Voglio diventare una Ribelle.

June La RibelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora