Arbeit macht frei

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Siamo nel campo.

Non so come siamo riusciti ad entrare.

Nemo conosce un passaggio segreto, una galleria per le acque di scolo: la stessa che lui aveva usato quando era un bambino per fuggire con Parcy.

Incredibile: Nemo, Parcy e London, non proprio tre fuscelli, sono riusciti a strisciare in un canale così stretto in cui pensavo di non entrare neppure io.

Di certo il fatto che Nemo e Parcy lo avessero già percorso da piccoli, per fuggire, ha dato loro il coraggio. Eppure sono passati quindici anni da quando, bambini, sono passati di lì. Il loro fisico è due volte quello di un bimbo di cinque anni, quello di London addirittura tre volte, eppure non ha fatto una piega quando Nemo gli ha spiegato che doveva entrare in un buco tanto stretto: non ha mai paura di nulla.

Prima di infilarsi nel buco , in silenzio, i triunviri si sono tolti i vestiti, si sono sfregati braccia e gambe di grasso di foca, che avevamo nello zaino. Noi tre ragazze non abbiamo neppure notato quanto sono prestanti i loro fisici, per noi sono come eroi immortali, senza difetti.

Noi non abbiamo voluto spogliarci: abbiamo spalmato di grasso la maglietta e i Jeans e con una certa fatica ci siamo infilate nel tunnel subito dopo gli uomini.

Quell'incubo claustrofobico è durato ben dieci minuti, come sei vermi abbiamo strisciato nell'acqua piena di ruggine e fango.

Ora, una volta usciti dal tunnel, ci ritroviamo ai piedi del muro di cinta nei pressi delle lavanderie: apriamo gli zaini, che abbiamo spinto davanti a noi e che contengono le armi e le nostre mimetiche. Ci rivestiamo.

Mi guardo intorno e cerco di distinguere al buio il paesaggio. Tra un'ora sorgerà il sole. Siamo in un'area cintata con torrette e filo spinato e alcuni larghi edifici al centro.

- Quanti ricordi vero Nemo?- Dice Parcy e il labbro gli trema.

Ha bevuto anche questa mattina?

-Facciamo in modo di non essere noi il prossimo "Santo Stefano", capitano Nemo!- Dice Sheila.

Nemo muove solo leggermente il capo, in segno di assenso e ci fa segno di prendere posizione.

Il campo è esattamente come ce lo ha descritto ieri sera. La coltre di neve lo rende un pò meno lugubre.

- Cosa intendevi con la storia del santo?- Chiede Tricia a Sheila dopo un po'.

- Stefano era un ragazzo, uno dei primi martiri, e il più giovane: sono certa che Nemo ha aspettato oggi per un motivo preciso. Vuole la protezione del piccolo martire, in un campo dove altri ragazzi sono prigionieri del fanatismo di regime. - Dice Sheila.

- Non dire scemenze, il Comandante non si occupa di leggende cristiane, non siamo in Africa! - Ringhia Tricia, mentre estrae la sua balestra dallo zaino. E' infuriata, tanto quanto me perchè anche il suo fratellino è qui dentro.

- Non sapevo che conoscessi la tradizione cristiana Sheila, amica mia - Dice a sorpresa Parcy che ci deve aver sentito.

Sia io che Tricia ci guardiamo stupite: abbiamo sentito bene? Parcy ha detto amica mia? Da quando Parcy e Sheila sono amici? Parcy ha sempre disprezzato Sheila per il colore della sua pelle.

Ho davvero notato una nota di tenerezza nella voce del Triunviro? Cosa è successo tra loro in questi giorni?

Nemo non ci ha sentiti e neppure London.

I due guerrieri stanno ripassando il piano nella loro mente, sono come cardio chirurgi che in un'operazione a cuore aperto vedono ogni mossa nella loro mente.

- Pronti?

Dice Nemo in un sussurro.

Ci mettiamo in formazione: noi tre ragazze al centro con i fucili imbracciati e le balestre in spalla.

- Via!

I triunviri corrono avanti come gatti velocissimi, come se avessero provato quell'operazione migliaia di volte. Nemo al centro, London a sinistra, Parcy a destra.

Sono come funamboli, gli anfibi letteralmente volano silenziosi sulla neve. Nemo conosce il campo a memoria perché ha studiato o perchè le dimensioni si sono impresse nella sua memoria di bambino?

Avanza con la semi-automatica davanti a se; i suo occhi brillano alla luna, ho il sospetto che ucciderà chiunque si trovi davanti.

Arrivati all'edificio ci fanno cenno di seguirli.

Avanziamo compatte, mentre loro ci coprono.

Nessuno ci ha visto: il sole non è ancora sorto e al campo la vigilanza di prima mattina è scarsa, come ci ha spiegato Nemo. Le vedette a quell'ora si appisolano sempre un po'.

Finalmente arriviamo alla costruzione al centro ci appostiamo alle finestre A pochi metri uno dall altro

Nemo indica a Parcy lo stanzone buio oltre le finestre.

- Ricordi? Era là!-

Parcy ha un'espressione vacua, sembra atterrito ora che non deve eseguire nulla. E ora il piano prevede di attendere.

Anche a me il campo ricorda qualcosa, qualche vecchia foto della seconda guerra mondiale.

Sul muro di fronte a noi c'è una scritta:- "Arbeit macht frei": il lavoro rende liberi.

Dove l'ho letto? Ad un tratto ricordo: si usava nella seconda guerra mondiale in alcuni campi per sterminare gli ebrei. Agghiacciante, il governo ha restaurato i vecchi campi di concentramento per rieducare i bimbi.

June La RibelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora