Il ragno e la mosca

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Distesa su un ramo, punto il serbatoio con il mirino laser.

Il visore mi avvisa che da questa distanza il dardo potrà entrare nella parete del serbatoio al massimo cinque centimetri, forse meno, dipende dal metallo.

Non va bene: se penetra così poco non sorreggerà il mio peso e quello della corda.

C'è un'altra possibilità: sulla sommità del serbatoio ci sono strette scanalature in cui il metallo appare meno spesso. Il dardo con gli uncini si aggancerà meglio se centro con la balestra una di quelle fessure, ma non sarà facile: sono appoggiata su un ramo che oscilla e c'è forte vento.  Non posso lamentarmi, fare centro in ogni condizione è il mestiere degli arcieri.

Avanzo pericolosamente sul ramo e lo sento inclinarsi sotto il mio peso. La corda è legata al tronco dietro di me e l'altra estremità è infilata nella scocca del dardo.

Respiro, calcolo il vento, è molto forte e viene da Nord. L'anemometro della balestra segna venti nodi e mi fa venire in mente qualcosa, qualcosa a cui non voglio pensare: spero di sbagliarmi.

Dov'è Josh? Non ho tempo per fare congetture, devo precedere con il piano.

Respiro ancora. Tutto scompare, rimane solo la fessura, stampata sulla mia retina, sui lobi frontali o in un altro meandro del cervello... non ricordo bene cosa dicevano gli istruttori.

Fuoco! Il dardo segue la parabola che ho calcolato prima del microchip della balestra (peraltro il chip sbaglia sempre di qualche millimetro): il dardo arriva esattamente nel foro. Wow!  Ho un futuro al circo, in un numero da Guglielmo Tell con i palloncini. Giro la corda intorno al tronco, fino a che è ben tesa tra l'albero e la torre.

E ora viene la parte veramente difficile, la parte in cui ci vuole fede: ci sarà qui qualche divinità a cui appellarsi? O in queste lande nordiche i Numi sono tutti dalla parte dei barbari?

Senza troppe preghiere, dopo aver verificato ancora il nodo sul tronco, mi lancio nel vuoto agganciata al moschettone e mi tiro come una scimmia sulla corda, braccia e gambe tese fino allo spasimo. Spero che il dardo uncino tenga nonostante il mio dimenarmi. Deve reggere i miei cinquantadue chili, più cinque di balestra e altrettanti di corda...

L'inclinazione della corda sarà almeno trenta gradi e per non scivolare indietro mi ci aggrappo con tutte le forze e spero che i guanti non si strappino.

Sono a metà quando lo sento. E vedo l'ombra... Maledizione ecco perchè temevo il vento dal Nord.

Josh si avvicina alla torre come un falco appeso ad un coso...una specie di deltaplano in lega leggerissima, sarà almeno dieci metri di apertura alare e sostiene bene il suo notevole peso. Lui sarà ottanta chili di muscoli e scende in controluce scende verso la torre....Ecco perché correva sui colli con lo zainone: intendeva arrivare in volo.

Come farà ad atterrare senza ammazzarsi? La passione per la tecnologia dei crucchi non si limita ad armi e robot: hanno reso più leggero e pieghevole un deltaplano, tanto da farlo stare in uno zaino. Lo hanno congegnato Josh e i suoi amici? In tal caso le scuole dei Rossi davvero funzionano!

Per avvicinarsi alla torre deve passare sopra la mia corda tesa. Quando è proprio sopra di me dice:

- Ciao Lucertolina verde , temo che dovrai tornare sull'albero da dove sei venuta!

Poi colpisce con tutta la violenza del suo piede la corda, facendomi perdere l'equilibrio e scivolare indietro a tutta velocità. Sento il vuoto nello stomaco, mentre il moschettone corre indietro verso l'albero lungo la corda inckinata... dopo un interminabile minuto con un colpo di reni riesco a riprendere la corda con la mano destra e a fermare l'inesorabile discesa, sono appesa come un salame con l'imbragatura al moschettone e ballo sui e giù , ho perso circa cinque metri di salita: cinque metri!

Intanto Josh sta girando intorno alla torre , credo che debba sfruttare le correnti termiche e che per alzarsi e atterrare sulla cima debba fare altro giro. Poi sarà in cima.

Non mi lascio andare alla disperazione: non è solo una gara...la supremazia del Nord, il razzismo e il maschilismo di Josh, la discriminazione verso i più deboli: sono tutti in questa  maledetta corda a cui mi sto aggrappando.

-Ehi Verde sto per atterrare sulla torre e tu...tu sarai mia per un week end!

Ora l'ha detto chiaro: se vince non intende esser galantuomo. Fino a dove arriverà il mio dovere di stare ai patti?

Ma non ha ancora vinto, Eric ha detto che si può usare tutto ci che ci sta nello zaino esclusi i razzi robot e le armi da fuoco. La balestra non lo è, se non uso i razzi.

Mentre con la sinistra mantengo la posizione sulla corda, con la destra afferro la balestra che ho agganciata alla schiena: se prova ancora a colpirmi, quando passa sono autorizzata ad usarla ...occhio per occhio!

- Ehi cos'è quella roba, non è ammessa! - Mi urla Josh mentre si avvicina minaccioso appeso al suo aquilone: deve aver notato la balestra che sto puntandogli contro con una mano sola.

- Rosso il vostro regolamento diceva: ogni mezzo tranne armi da fuoco e razzi! Credo che uno spillo di questi nelle tue ali non far ben all' equilibrio del trabiccolo voltante, diverrai un Icaro rosso?

Dico con voce dura e lo vedo esitare quando è a pochi metri da me.

- Non mi sparerai una freccia, non ne hai il coraggio!

- Davvero ti sembro una senza coraggio Rosso? Prova a colpirmi ancora...

All'ultimo istante ritira la gamba senza colpire nuovamente la corda. Poi lo vedo armeggiare per ridurre l'abbrivio e provare a planare sulla torre, prima di me, tuttavia non vi riesce: per alzarsi di un metro ancora deve fare un'ultima manovra.

Io devo assolutamente arrivare prima di lui. Per me e per tutti i ragazzi del Sud, per Agata.

Mi tiro sugli ultimi metri con tutte la forze che ho nelle braccia e mi aggancio finalmente alla torre. Vedo Josh che sta arrivando ancora, ma a meno che non si butti non ce la farà a planare sul tetto, deve fare un altro giro. Io invece sono ormai salita.

Mi passa a due centimetri e  prova a colpire con tutto il suo peso la mia mano con un calcio, in un ultimo disperato tentativo di fermarmi. 

Mi sposto e Josh mi colpisce di striscio e mi fa perdere l'equilibrio. Io ho però agganciato il moschettone alla torre e ora lui sta volando lontano spinto dalla corrente. 
Salgo definitivamente sul tetto. Mi alzo in piedi ed esulto.

Alla base della torre ci sono i miei compagni che urlano: - Brava June!

Vittoria!

June La RibelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora