Capitolo 66

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GRACE POV'S

Faceva caldo.
Le goccioline di sudore mi scendevano lungo la fronte e lo stomaco formicolava fastidiosamente, provocandomi un malessere insopportabile.
Ero aggrappata ad una piccola bottiglia di birra posizionata in un angolo cupo e stretto del ripostiglio della fabbrica.
Attraverso la mia maglietta riuscivo a sentire la freschezza che emanava la bottiglia. Era un piacere da brivido.
Ero lì, tra i miei pensieri e la caloria che non voleva lasciarmi in pace. Ma perchè ero in quello stato?
Dovevo essere contenta dato che la sera avrei raggiunto Andy a New York dopo mesi che non lo vedevo.
Avrei potuto stringerlo a me, sentire le sue labbra carnose e rosse, percepire l'odore mascolino.
Eppure dopo le cose che mi raccontò in chiamata tra lui e Juliet cominciai a sentirmi ansiosa e inferiore a lei. Perchè?
Pensai: Voglio raggiungerlo perchè mi manca troppo. Lui mi manca e io manco a lui, è evidente.
Per lui sarà stata dura non avere nessuno con cui confidarsi lì, per me di meno dato che c'erano i ragazzi, Jenna, i miei genitori.
Una sagoma coprì la luce che si rifletteva sul mio viso.
Strizzai gli occhi per mettere a fuoco e capii che era Oliver
-Che ci fai qui? Ti ricordo che dobbiamo ancora pulire l'area traslochi- Si grattò la nuca, avvicinandosi a me
-Che posto putrido e triste che ti sei scelta- Commentò sorridente venendosi a sedere di fianco a me.
-Mi andava di prendere una pausa e a far diventare il mio alito una merda- Scrollai le spalle per poi stiracchiarmi
-Birra, mh?- L'afferrò e riuscii a sentire la sua mano calorosa e invitante. La mia era un cubetto di ghiaccio
-Ma sei fredda...- Ammise.
Col pollice verificò bene per poi racchiudermi la mano con la sua.
-Sarà stata la birra- Sorrisi, gettando il capo indietro.
Con l'altra mano, Oliver controllò la temperatura della mia fronte e notò che fu leggermente bollente.
Fece un'espressione mista tra fastidio e preoccupazione.
Senza pensarci due volte, lasciò cadere la birra per terra e aiutò ad alzarmi
-Non puoi stare qui. Starai molto male!- Rimproverò leggermente.
Provavo una leggera nausea e la mia testa girava. Forse era per la forte presa di Oliver, forse per quella poca birra che avevo bevuto
-Non è da te bere, adesso smettila. Dimmi che cazzo hai- Mise saldamente un braccio dietro la mia spalla e mi fece sedere sopra uno scatolone imbottito di mattoni.
La mia indifferenza probabilmente lo irritava.
-Solite cose, Oliver. La "collega" di Andy fa stronzate e stasera partirò per raggiungerlo- Sbottai, mettendo le braccia conserte per poi guardare giù.
-Parti? E il lavoro? E me? Non mi hai detto niente!- S'indicò con tono offeso. Aveva una faccia stupita
-Calmati. Te l'avrei detto prima di prendermi questa pausa! L'ho detto ai ragazzi e ai miei genitori e poi il volo l'ho prenotato solo stamattina- Spiegai aggiustandomi alcune ciocche
-Praticamente a tutti.. mancavo solo io- Strinse i pugni e si sedette lontano da me, in un altro scatolone.
Il posto era una fabbrica. Nè grande ne piccola. Era polverosa, colma di scatole e scaffali.
Rendeva ancor di più l'aria tesa.
Tossii incamminandomi verso Oliver. Barcollai un altro pò e lo presi per la maglietta
-Adesso lo sai, adesso smettila. Tra qualche ora dovrò partire e non vorrei che tu fossi un altro motivo per farmi girare i coglioni- Ringhiai a tono basso e guardandolo acidamente in viso.
-Ma guardati. Bevi, ti preoccupi per il tuo ragazzo che è partito per lavoro e vai dietro ad una delle tante troiette che ci proverà con lui. Eppure stasera lo raggiungerai, no?- Sbraitò con fare schifato e innervosito dai miei atteggiamenti
-Sì..- Seppi solo dire. Mollai lentamente la presa verso la sua maglietta
-Sai che non sono questi i veri problemi, no? Lo raggiungerai, risolverai con la tizia e poi tutti felici e contenti, no?- Rise ironicamente, stringendomi per le spalle.
Mi provocò tanto fastidio.
-Smettila allora di fare l'asociale e lamentarti per queste cazzate. Davvero, non servono a niente- Confessò per poi mollarmi e andare via.
Lo guardai allibita, ma prima che se ne andasse, lo raggiunsi posizionandomi davanti a lui
-È questo che pensi di me? Credi che io pensi solo a me stessa, che mi addanni la vita per Andy e basta?- Provai a verificare. Ero dispiaciuta
-Brava, comprendi l'italiano! Non sei così rincoglionita- Ridacchiò in modo tagliente e provocante.
Senza pensarci due volte, gli tirai un ceffone violento e dritto in faccia che lo fece stare muto.
Fui io ad andarmene.
Dovevo tornare a casa per preparare le ultime cose e partire.
Innanzitutto dovevo fare una doccia dato che quella cazzo di birra mi aveva stonata.
Mi attendevano 20 ore di volo.

ANDY POV'S

Mi trovavo in un pub abbastanza accogliente e colmo di alcolici.
Ero solo e ne avevo bisogno.
In quella casa c'era sempre qualcuno a seguirmi e a rompermi. Che fossero Juliet e Simon oppure colleghi meno importanti che prima o poi non avrei più rivisto per il dovuto ritorno a Sydney era di poca importanza.
Le tappe di lavoro erano già finite, ma per me erano state sufficienti dato che Londra e New York non le avevo mai identificate bene.
L'esperienza che avevo fatto mi era servita molto essendo stato fuori per mesi; avevo migliorato le mie tecniche, avevo socializzato, fatto pubblicità allo studio di Simon insieme a Juliet.
Non vedevo l'ora di ritornare.
Mi mancavano i miei ragazzi.
Appena tornato a Sydney pensavo di passare dai miei genitori in Cincinnati, insieme a Grace. Desideravo passarci più tempo insieme. La mia famiglia non conosceva profondamente la mia ragazza. Dovevano capire che persona splendida fosse.
Sarei anche stato libero di non vedere ogni singolo minuto Juliet e la cosa mi fece sospirare di sollievo.
Lei era provocante nei suoi modi, testarda e sempre convincente con le persone, ma non con me. Era anche un pò smorfiosa ma sembrava non farlo apposta.
Mal grado ciò, mi era stata sempre accanto, nel bene o nel male.
Aveva solo dei modi di fare sbagliati.
D'altra parte si era dimostrata simpatica, fedele, divertente. Aveva solamente sbagliato persona; sullo scoparmi poteva perderci le speranze.
Guardai l'orologio. Erano le 9.
Avevo avvisato che sarei uscito per fare una passeggiata che durò più del previsto.
Arrivò la terza bevanda che avevo ordinato: Bloody Mary.
Le prime due erano bottiglie di Jack Daniels e Tequila che scolai fino all'ultimo goccio.
Mi stavo sbronzando consapevolmente.
Era come se accanto a me ci fossero i ragazzi, insieme a Coma con le sue battute di merda che però mi facevano ridere come un coglione, insieme a Jake e Alexa che litigavano ma che qualche minuto dopo risolvevano, insieme ad Ash che mi parlava della prossima chitarra che si sarebbe voluto comprare.
In un'istante ci fu un silenzio tombale. Pensavo di essere diventato sordo.
Affianco a me vidi una ragazza dalla folta chioma bionda che mi era al quanto familiare.
Osservai il suo tubino rosso che le evidenziava il seno a coppa di champagne e i fianchi minuti ma ben compatti.
Mi sorrise spavaldamente.
Era la mia Grace.
A quella visione sorrisi anch'io, ridacchiando fino a indolenzirmi lo stomaco.
-Voglio fare l'amore con te, Grace. Mi manca il tuo corpo- Le sussurrai maliziosamente mordendomi il labbro inferiore.
Quando provai ad avvicinarmi ad essa, sentii precipitarmi nel vuoto.
Caddi per terra.
Una sagoma si avvicinò frettolosamente a me e di colpo la figura madornale di Grace sparì. Non c'era mai stata? Pensai.
La figura era al quanto femminile. Con difficoltà e lentezza mi portò all'interno di una macchina che non identificai bene.
Tutto girava e non comprendevo nulla.
Avevo compreso solo che ero salito in quella macchina che era già sfrecciante verso la strada.

SPAZIO AUTRICE
Con mio dispiacere, vi avviso che il prossimo capitolo sarà l'ultimo😧

Broken ||Andy Biersack||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora