Capitolo 67

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GRACE POV'S

Erano le 7 e mezza.
Con un pò di timore chiusi la valigia che mi avrebbe accompagnato a New York, da Andy.
Alle 8 c'era il mio volo. Lasciai che i ragazzi mi accompagnassero fino all'aeroporto.
Jenna e Alexa erano occupate e non potevano venire, non faceva nulla.
Eravamo in macchina di Jake.
La musica era messa a palla e la puzza di sigaretta aveva infettato tutto. Coma raccontava le solite cazzate, Jinxx parlava con Jake, Ash mi rassicurava di "stare attenta, non scordare la valigia etc.."
Erano contenti del fatto che stessi andando da Andy.
Avevo pagato il volo, quattro notti in un motel vicino e in più avevo portato qualche soldo che sicuramente sarebbe stato necessario; non avevo speso molto ma del mio stipendio non era rimasto moltissimo.
Cenammo mangiando una pizza margherita e arrivammo all'aeroporto affollato.
-È una follia quella che sta facendo. Queste ragazze..- Sospirò Jake
-Anche Alexa l'avrebbe fatto- Rise Jinxx, dandogli un colpetto sulla spalla
-Quindi, non scordarti quello che ti ho detto: Borse sempre chiuse e strette alle mani!- Mi ricordò Ash
-Sì, ho capito!- Risposi un pò alterata per poi ridere.
Mancavano 10 minuti alla partenza, così andai verso il mio aereo dopo aver salutato i ragazzi
-Avrebbe dovuto accompagnarla qualcuno- Ash confessò il suo pensiero agli altri che acconsentirono.
Mi riscaldava il cuore sapere che si preoccupassero per me.
Se avessero potuto mi avrebbero accompagnato tutti quanti ma Simon non sarebbe stato contento di vedere tutto quello sciame solo per Andy. D'altronde, era una cosa mia e dovevo occuparmene io
-GRACE!- Chiamò una voce sconosciuta
Stringendo la mia valigia e inarcando un sopracciglio, mi voltai vedendo Oliver. Correva verso di me con una valigetta a portata di mano
-Oliver! Che stai facendo?- Chiesi titubante una volta che mi raggiunse
-Ti accompagno. Non potevo lasciarti andare da sola, non voglio sentire storie- Concluse bisbigliando.
Mi mise sottobraccio portandomi all'interno dell'aereo.
I ragazzi guardarono lo sconosciuto Oliver, ma feci segno di "okay", andava tutto bene.
Una volta entrati e consegnato il necessario per l'accesso all'aereo, ci accomodammo all'ultima fila.
L'aereo non era male. Ogni posto aveva un porta pranzo, le poltrone erano molto comode e c'erano dei piccoli schermetti collegati ai canali della TV.
Ritornai ad Oliver, notando che stava sistemando le nostre valigie
-Spiegami. Che cazzo ci fai qui?- Lo scrutai con attenzione, mettendomi a braccia conserte mi affossai in quella comoda poltrona
-Te l'ho detto, dovevo farti compagnia!- Rispose semplicemente, mettendosi anche esso comodo
-Come hai potuto organizzarti così velocemente? Il volo, l'hotel?- Alterata, cercai di calmarmi dato che stavo attirando l'attenzione degli altri passeggeri
-Ho chiamato ai tuoi genitori, mi hanno detto tutto loro. Siamo compagni di motel!- Avvisò con un sorriso da ebete.
A quelle parole, lo guardai stranita
-Che vuoi dire?- Dissi. M'innervosì molto quell'indifferenza che metteva nelle parole che diceva.
-Vuol dire che sono proprio accanto alla tua stanza- Disse insicuro della mia reazione, grattandosi la nuca.
Mi coprii il viso con le mani. Piccoli lamenti striduli mi morirono in gola
-PERCHÈ L'HAI FATTO? PERCHÈ NON TI SEI FATTO I CAZZI TUOI?- Sbraitai
-Avanti, partivo con te e ti lasciavo dormire da sola per 4 giorni? STUPIDA! Dovresti ringraziarmi- Cercò di zittirmi con tali parole, ma fu inutile.
Dentro di me bollì una rabbia fluida, incontenibile. Sentivo il sangue scorrermi internamente sulle guance e le mani sudarmi dal calore che provavo in quel momento.
-Non devi, non devi. Io vado a stare da Andy, non ti voglio accanto- Sospirai quasi piangente, voltandomi dall'altra parte
-Sai meglio di me che non puoi. È un posto di lavoro, Grace- Ammiccò Oliver
-Andy non mi farà stare con te, non voglio stare nel cazzo di motel dove alloggi tu- Ringhiai.
Oliver m'ignoro. Entrambi cademmo in un lungo sonno.

ANDY POV'S

Mi doleva la testa, la schiena, lo stomaco,
Provai a stiracchiarmi ma delle scosse insistenti mi tormentavano la spalla. Evitai di sforzarmi.
Aprendo gli occhi notai che ero sdraiato su un letto veramente immenso e soffice a me familiare.
Ero nella mia stanza di New York.
Affianco a me vidi una schiena scoperta e rosea, mi parve quella di Grace.
Mi avvicinai a essa stringendola in un abbraccio lento e confortevole, le accarezzai i lunghi capelli ormai biondi.
Quel corpo, quei capelli, quell'odore fresco e indelebile, mi erano mancati tantissimo.
Sorrisi col mento poggiato sulla sua spalla. A quel gesto si mise con la schiena rivolta sul letto.
Le mancava il reggiseno.
Alla visione del suo seno a coppa di champagne, poggiai sopra la mia mano.
Ero completamente legato fisicamente a lei.
In più mi accorsi che avevo il torso nudo e riuscivo a percepire la sua fragile e pura pelle.
Volevo tanto fare l'amore con lei. Volevo toccarla, sentirla in tutti i sensi e unirmi completamente a lei.
Non lo facevamo da molto.
Qualcosa mi bloccava a farlo; Forse le condizioni fisiche, forse il mal di testa che mi stava uccidendo.
Non sapevo che ore fossero, non sapevo che giorno fosse.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 09, 2017 ⏰

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