Chapter 5

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  La campanella è suonata un'ora dopo che Mathias mi ha ghermita con forza e mi ha tirato a sé.

La prossima volta strillerò e se sarà necessario comporrò il numero della polizia.

Brava, Sofia! Nessuno ti avvinghia scaraventandoti come se fossi un cane da ammansire. Si ostina imperterrita la voce della mia coscienza.

Eppure quegli occhi hanno qualcosa che ti attirano, non essere ipocrita, Sofia. La follia crea assuefazione al cervello. Irrompe quella demoniaca.

Mi rifiuto di accettare che Mathias mi attira, non è questa la verità. È Alberto che mi attira e che per giunta io amo. Proprio in questo momento, mentre ritorno a casa, il suo numero compare sullo schermo del mio smartphone.

«Pronto...» Esordisco.

«Ciao, piccola. Allora è tutto confermato per oggi?» Domanda timoroso.

Ho risposto alla proposta dimenticandomi per un attimo quello che mi avesse fatto solo a causa di quegli occhi grigioverdi.

Sofia, cosa ti sta succedendo?

«S-si.» Fingo di assumere un tono scontroso.

«So che sei arrabbiata, ma voglio recuperare il tempo perso con te.» Ribatte Alberto con una voce flebile.

Mi addolcisco. «Ti sto quasi per perdonare.» Faccio un debole sorriso mentre infilzo, goffamente, la chiave nella serratura del portoncino di casa mia.

«Davvero?» Domanda sbigottito dall'altro capo.

«Ho detto quasi. Ora sono arrivata a casa, fammi sapere tu l'orario. Ti amo.» Dico febbrile.

«Okay. Alle 16:00 tieniti pronta. Io ti amo di più. A dopo.» Riaggancia.

***

La mamma torna poco dopo di me e si cimenta a cucinare il risotto alla pescatore. Oltre a saper parlare l'inglese, possiede anche delle buone doti culinarie e infatti quest'oggi ho fatto il bis.

«Tesoro, io esco. Vado a fare la spesa.» Mi avvisa dal soggiorno e un secondo dopo si espande il tonfo sordo della porta.

Sono seduta sulla sedia della mia scrivania rosa e osservo la pila di libri poggiata sulla superficie di legno.

Forse dovrei avvisare Alberto e dirgli che ho Giacomo Leopardi da studiare e che ci possiamo vedere anche domani, ma il telefono inizia a vibrare.

«Albe, devo studiare.»

«Cosa devi studiare? Io sto arrivando.» Fa lui insistente.

«Giacomo Leopardi.» Sbuffo.

«Lo ricordo benissimo. L'ho studiato l'anno scorso e ti prometto che durante la nostra passeggiato ti farò ripetizione del giovane Leopardi di Recanati. Ti prego...» Insiste in tono infantile.

«Mhh... Va bene, accetto solo perché sono curiosa delle tue scuse.» Rispondo orgogliosa. «Inizio a scendere, allora.» Riaggancio.

Ho indosso un jeans chiaro e un t-shirt classica a mezza manica con alcuni brillantini sparsi sul tessuto beige.

Raccatto la giacca di pelle nera e la metto addosso per poi spruzzarmi una dosata di Dolce e Gabbana.

Dopodiché mi accingo a uscire dalla porta e a scendere le scale.

I raggi del sole vengono offuscati da alcune nembi scuri rendendo l'aria più cupa.

Nonostante Ertera, la cittadina in cui vivo, sia una località balneare, l'estate è fugace poiché l'agglomerato si ubica nel nord Italia e l'inverno è piuttosto rigido e bigio.

Irumore rombante del motore di Alberto echeggia nel viale. Lui si blocca al ridosso del portoncino. «Sei fantastica anche vestita semplice.» Confessa osservando il mio spostamento dal lato passeggero.

Apro la portiera e lui continua a fissarmi. «Non funzionano queste tecniche con me.» Entro con le braccia conserte e aria indispettita.

«Scusami per ieri.» Alberto congiunge le sue dita portandosele alla bocca. Ha uno sguardo tenero e mi fa scogliere il cuore. «Okay. Perdonato.» Sentenzio falsamente rigida.

«Grazie.» Sbotta lui ebbro di felicità e stampandomi un bacio caloroso sulla guancia.

***

Il centro commerciale Le Palme è un complesso di diverse strutture tinteggiati con colori a pastello.

Il padiglione Elettronica, è di una tonalità indaco, invece verde chiaro è quello per gli infanti e così via.

Alberto parcheggia l'auto nel parcheggio attiguo al padiglione Moda, che è tinteggiato di un colore antracite.

Una volta scesi dall'auto, mi offre la sua mano; io sorrido poi l'afferro incatenando le dita alle sue. La sua mano è delicata come un ciuffo d'ovatta.

«Oggi sarò vittima della tua sete di fare compere. » Dice lui accennando un sorrisetto sotto alla sua piccola dentatura.

«Non amo particolarmente fare shopping, lo sai benissimo. Ma dopo potrei fermarmi in una libreria.» Rispondo e insieme ci inoltriamo nella porta automatica del centro commerciale.

Un lungo androne rivestito da una pavimentazione lucida spicca a primo impatto.

Alcune piante sono situate al centro in enormi vasi carminio, per rendere meno spoglia l'atmosfera, e di fianco a queste ultime, delle panche in legno scuro sono sistemate per rendere la camminata dai visitatori meno faticosa.

Su entrambi i versanti si susseguono una miriade di negozi, da coloro che offrono degli indumenti meno costosi (H&M, Pull&Bear, Piazza Italia e Zara) a coloro che pretendono un maggiore costo del cartellino del vestiario (Gucci, Armani e Phillipe Model). Il soffitto è una grossa cupola di vetro da cui si scorge il tempo capriccioso.

«Forse era meglio che andassimo in libreria.» Mi esprimo osservando la gente affrettarsi per gli ultimi saldi.

La baraonda è confusionale, ma Alberto avanza.

Percorriamo l'infinito androne mano nella mano. Osservo alcune vetrine che sfoggiano dei vestiti davvero sgargianti e che mai vedrei sul mio corpo. Alberto si blocca dinanzi alla vetrina di Pull&Bear.

«Quella felpa è davvero bella.» Dice indicando delle felpe che ritraggono un teschio con un'ascia.

«Ma sono macabre.» Ribatto tirando il collo indietro.

«Mi concedi l'onore di provarle?» Domanda divincolandosi dalla presa e sorreggendo il palmo della mia mano da vero galantuomo.

«Okay. Te lo concedo.» Sorrido arrendendomi alla richiesta.

Alberto ha le possibilità economiche di effettuare acquisti ovunque lui voglia, ma se avvista un indumento che gli piace non si fa scrupolo di badare al brand, che sia Armani o Pull&Bear.

Entriamo nell'angusto negozio. Alberto cammina avanti tenendomi la mano e guizzando fra gli ostacoli. Ci dirigiamo incontro a un dipendente per chiedergli informazioni sulla disponibilità della felpa.

«Certo! Abbiamo la taglia S di quella.» Conferma il ragazzo minuto, dai capelli calvi e con un grosso neo sul naso. Va a raccogliere la felpa dall'apposito scaffale e la porge ad Alberto, che l'afferra.

«Il camerino?» Chiede lui interrogativo.

«In fondo sulla destra.» Indica il commesso.

Il piccolo spazio dedicato ai camerini, comprende otto spogliatoi e Alberto decide di spalancare la tendina bordeaux del primo sulla sinistra.

Le luci sono soffuse e alla fine degli spogliatoi uno specchio alto due metre è fissato alla parete.

«Ti aspetto qui.» Dico con una remora che sale a galla. Se ha intenzione di farlo nel camerino?

Sofia, lui è un tipo romantico e passionale, non lo farebbe mai in un camerino. Smettila di pensare che ogni suo movimento abbia un secondo fine. Mi fa presente la vocina della coscienza.

«Okay.» Dice lui buttandosi nel camerino per poi chiudere la tendina con un rumore metallico a causa degli anelli che fungono da binari.

Unisco le mani in grembo e sento che Alberto si è appena sfilato una manica.

L'istinto mi suggerisce di voltarmi, e io ubbidisco diligentemente.

Un viso angelico compare dallo spogliatoio di fronte a quello di Alberto: È Mathias. Spalanco le orbite mentre le sue iridi esprimono una contorta ilarità.

Estrae la mano sinistra e con due dita mi ordina di avvicinarmi. Sono imbambolata a osservare quegli occhioni peculiari e non so perché compio un passo in avanti.

Lui mi cattura a sé chiudendo la tendina. Butto un'occhiata verso il basso è il suo torace è nudo. Oh Signore! Sofia, respira. Non ce le faccio.

Gli omini invisibili addetti al pompaggio dei polmoni accusano segni di affaticamento e sono costretta a dischiudere la bocca.

Un sentimento, di cui sapevo l'esistenza ma che non ho mai avuto il privilegio di provare sulla mia pelle, bolle ardente dentro di me.

Cos'è? Non so spiegarmelo.

I suoi addominali sono scolpiti tanto che sembrano essere delle creature mistiche, non appartenenti a questo mondo. Il suo petto è ponderoso e suoi bicipiti guizzano di vigore.

Sto svenendo. La mia mente cessa le attività quando Mathias si poggia l'indice dinanzi alla bocca intimandomi di fare silenzio.

Cosa sto facendo? Se Alberto mi scoprisse? Io non sono quel tipo di persona... Ma intrappolata al muro avverto la temperatura corporea salire ai massimi, un'estate torrida si abbatte su di esso.

Lui avvicina le labbra alle mie, flettendo il suo braccio muscolo e appoggiando il palmo della mano al muro. Un frangente dopo afferra il labbro inferiore con i suoi denti bianchi.

Emetto un piccolo gemito serrando le palpebre. Mathias affonda i suoi denti nelle mie labbra prive di qualsiasi cosmetico e un'irrefrenabile voglia di baciarlo si insidia nella mia mente.

Dettata dall'inconscio, allungo timidamente la lingua, lui non perde l'occasione e unisce la sua alla mia.

Nel giro di qualche secondo le nostre lingue fanno capriole su capriole, si intrecciano intersecandosi e la mia saliva si unisce alla sua. Non voglio che questo sogno finisca, il suo odore caldo e la sua lingua abile mi fanno accapponare la pelle.

Sono un corpo elettrizzato e in questo momento lui potrebbe farmi tutto quello che vuole. Fallo...!

Il suo fisico è schiacciato sul mio e una sporgenza cresce dal suo bacino.

L'avverto, potente e veemente allungarsi sul mio addome.

L'imbarazzo soggioga i miei sensi. Ma l'improvviso richiamo di Alberto mi dà l'obbligo di allontanarmi da quella lingua.

Lesta e travolta dal panico, mi getto fuori dal camerino di Mathias, un secondo prima che Albe possa aprire la sua tendina.

Sento il suo fiato sulle mie labbra e ora le assaporo inumidendole con la lingua. Un fremito improvviso mi scuote e Albe assume un'aria stranita.

«Tutto bene?» Domanda arcuando le sopracciglia.

«B-benissimo.» Balbetto cacciando all'infuori le labbra vittime dei famelici denti di Mathias.

Il sapore del sangue si espande sul mio palato, ma presto attenzione ad Alberto.

«Perché questa domanda? La felpa ti sta benissimo.» Appoggio una mano sul fianco cercando di sembrare disinvolta, ma Mathias ha causato una ribellione dei miei ormoni. Ora combattono brandendo armi contro la coscienza, che impegnata a respingere l'offensiva, non può pronunciarsi su quanto accaduto.

«Sicura? Ti vedo stramba.» Alberto arriccia il naso.

«Albe, sarà il post sbornia.» Dico frettolosa con un gesto di diniego.

La ribellione degli ormoni è stata spodestata e ora la coscienza, vittoriosa, riprende a parlare.

Sofia, ora che Alberto rientra in camerino, fai vedere a quel gradasso di Mathias che tu non sei una ragazza di facili costumi e digli che è un pazzo psicopatico. E in aggiunta assestagli una sberla così la prossima volta imparerà. La vocina della coscienza è fuori dai gangheri.

«Sarà come dici tu! Allora ti piace?» Domanda Alberto soddisfatto.

L'ho appena tradito. Sono una poco di buona. Lo sono, lo sono. Io non volevo, ma lui mi ha catturata nella sua morsa.

«Ti ho dato già il mio consenso.» Confermo socchiudendo le palpebre e Alberto richiude la tendina.

Un secondo dopo si affaccia il volto vittorioso di Mathias, che esprime un "Wow" muto stendendo le orbite.

Mi fiondo nel suo camerino con veemenza. «Non farlo mai più.» Sibilo con un filo di voce digrignando i denti, ma lui è divertito ed è anche maledettamente sexy.

Cosa ho fatto di sbagliato per meritarmi questo castigo divino? Mathias affonda i suoi canini nelle labbra assumendo una posa stuzzicante.

Sofia non cambiare la tua espressione facciale, altrimenti capirà che sei debole, e tu non sei affatto debole. Fatti valere!

Per tutti gli Dei e le divinità di questo mondo, ma perché gli sto rimproverando il suo fantastico gesto improvviso?

Sofia, è stata la cosa più elettrizzante e fantastica che tu abbia mia provato in tutta la tua fiacca vita. Ecco che la vocina demoniaca soggiunge incasinando ancora di più i miei pensieri.

«Non provocarmi. Da oggi ti terrai a distanza da me.» Mormoro gesticolando. Devo prendere posizione!

Lui unisce le labbra ritraendole e scuote leggermente la testa.

I pettorali, gli addominali, la sua V in vita, è reale la magnificenza che ho dinanzi?, e la mia ardente voglia di toccarli?, come la spiego alla mia coscienza?

Tasta, Sofia. Sei ignara della sensazione che proverai. Hai paura di rimanere folgorata?

Ma denigro la vocina perniciosa e corrugo la fronte. Possiedo una mente pensante e la dovrò sfruttare. La rabbia prende possesso delle mie facoltà.

«Impossibile.» Dice muto muovendo le labbra. «Ottimo profumo.»

Tentenno e il mio stomaco si scioglie come lava incandescente. Chiudo le palpebre a ripetizione e un tremolio assale le mie mani.

Ma l'ennesimo richiamo di Alberto mi fa interrompere la vista da quel fisico scolpito da Michelangelo.

«Con chi stai parlando?» Chiedo lui meditabondo.

«Io? È-è il vociferare proveniente da lì.» Indico un gruppetto di ragazzi che bisticciano per il presunto colore di un jeans.

Alberto ha il torso nudo, ma è macilento.

«Hai terminato?» Fingo di essere annoiata. Sono una persona orrenda. Dovrebbero cancellarmi da questo mondo come quando si cancella una foto scattata male.

«Infilo la mia felpa e ce ne andiamo.» Scompare nel camerino... Mathias riappare; mi saluta con la mano sfoggiando un ghigno.

D'improvviso vedo comparire Max, con il suo inseparabile 1,90m di altezza. Mi raschio la voce fingendo di levare dei pelucchi immaginari.

«Ciao, Sofia.» Dice lui osservandomi con i suoi occhi color ghiaccio.

Un attimo dopo Alberto si affaccia dal camerino con un'espressione curiosa, ma quando avvista Max, sorride e gli si butta incontro.

Loro si conoscono da un bel po' poiché erano nella stessa classe alle elementari.

Ti prego, Mathias non uscire. Ti scongiuro. I miei denti tremano e con essi anche le mani. Le nascondo dietro la schiena in modo tale da inscenare la mia calma apparente.

Alberto e Max si scambiano un abbraccio affettuoso, come se non si vedessero da anni. I ricciolini folti di Max si smuovono e il suo colorito bianchiccio diventa più scuro.

«Cosa ci fai qui?» Domanda Alberto ridendo come un cretino.

«Sto aspettando un mio amico.» Risponde l'altro indicando il camerino al mio fianco, il medesimo in cui Mathias mi ha baciata poca fa.

Max si accinge ad aprire la tendina, e io, sconquassata al mio interno, mi discosto tesa in volto.

Ma, misteriosamente, Mathias è sparito. Max assume un'espressione confusa poi si lascia andare a una conclusione: «Forse se ne sarà già andato.»

«Infatti.» Confermo prendendo parte alla conversazione.

«Allora noi andiamo, Max. È stato un piacere.» Alberto gli stringe nuovamente le braccia intorno al busto.

«Anch'io vado via.» Appoggia Max incamminandosi verso l'uscita del camerino.

«Va bene.» Alberto mi intima di avvicinarmi a lui e io ubbidisco.

Mi volto per l'ultima volta con una domanda fissa nella mente: Dov'è Mathias? Intravedo le turgide labbra che ho assporato che si sporgono dall'ultimo camerino.

Ha scavalcato in un minuto, lesto come la sua lingua.

Sfoggio un debole sorriso ma al tempo stesso sono contraria per aver appoggiato la sua bravata.

I suoi occhi mi catturano... Le sue labbra le desidero e il suo corpo perfetto è accecante tanto che i miei neuroni firmano l'armistizio in partenza.

Sofia vergognati. Alberto cosa penserà se lo verrà a sapere? Che sei una puttana.

Oh santo cielo, la mia coscienza mi ha chiamato puttana. Devo porre fine a tutto ciò. Io non sono una sgualdrina. Non lo sono.

E mentre Alberto mi stringe la mano, una lacrima coscienziosa mi riga il viso per poi abbandonare le mie guance purpuree di vergogna. Che persona ignobile!  

Il Buio del Tramonto - Anime Congiunte [COMPLETATA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora