Chapter 37

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Sono tra veglia e sonno e avverto una vocina che sussurra di svegliarmi.

Spalanco lentamente una palpebra e il viso della mamma è prima sfocato, poi frego un occhio e il suo carré diventa nitido.

«Tesoro, c'è Serena di là. Ieri sera ho ricevuto una sua chiamata: era preoccupatissima. Mi domando chi le avrò detto dell'aggressione che hai subito.» E mi pongo anch'io il medesimo interrogativo.

Infilo un pantalone alla svelta per poi gettarmi dell'acqua gelida sul volto. Tasto la spalla e un dolore spossante mi fa contrarre il viso.

La porta della stanza si apre cigolando e subito dopo Serena si affaccia timidamente. «Sofy.» Sussurra.

Mi ritraggo dal bagno indietreggiando sino alla camera. «Ehy.» La saluto cercando di essere quanto più solare e possibile.

Dopodiché mi accingo a trascinare la bacchetta in legno della tenda e alcuni raggi penetrano obliqui illuminando parzialmente metà capezzale.

«So che domandarti "tutto bene" è stupido...» Inizia chiudendo la porta alle sue spalle.

«Sto abbastanza bene.» Rispondo raschiandomi la voce. «Solo un livido sulla spalla, ma nulla di che.»

«Dio, metterei un manifesto: "RICERCATO RAPINATORE CHE PASSEGGIA CON IL PASSAMONTAGNA; €100.000 IN PALIO".» Dice lei mordace.

Rido per qualche secondo stringendomi le mani in grembo. «La gente si accalcherebbe.»

Ma d'improvviso Serena assume un'aria costernata e grigia. «È stato lui ad avvisarmi di chiamare tua madre per appurarmi che fosse tutto okay.» Rimugino e un dolore intenso si espande nel mio stomaco, ma a differenza dell'ecchimosi non esiste nessun palliativo per lenirlo.

Come ha potuto fregarsene? Ha superato la strafottenza, questa è pura insensibilità. Perché non ha avuto il coraggio di presentarsi da me? Eppure conosce il mio indirizzo.

Perché voleva lavarsi le mani, stile Ponzio Pilato. Per lui era una scocciatura venire ad appurarsi delle tue condizioni, aveva di meglio da fare. Compare astiosa la vocina della coscienza.

Emetto un sospiro assaporando l'incredulità della situazione. «Ha mandato te perché non aveva il coraggio di ammettere che la colpa è anche sua.» Sbotto inferocita.

Serena mi osserva stralunata. «Perché è colpa sua?» Ribatte lei ignara della vicenda.

Le spiego tutto e Serena cambia animale da personificare: da gattino amichevole si trasforma in una leonessa affamata. «Che razza di coglione. Mi ha spiegato solo quello che andava comodo a lui.»

«Cosa ti ha riferito a te?» Le domando incuriosita. E la rabbia di Serena si stempera come d'incanto.

«Ehm... Che sapeva chi era l'aggressore.» Mi risponde lei riluttante.

«Cosa?» Chiedo sbigottita.

Mathias sa chi è stato ad aggredirmi? Com'è possibile?

«Sì. Ha detto così.» Conferma Serena buttando il capo verso il basso.

I suoi occhiali scivolano sulla punta del naso e lei è costretta a sistemarseli. «Hai pensato ad Alberto?» Insinua Serena avvicinandosi.

I miei occhi sono sgranati e la mia mente è assorta nel pensare Mathias come diavolo abbia fatto a trovare il colpevole.

«Sofy, ci sei?» Serena sventola una mano sotto ai miei occhi facendomi rinsavire.

«Sì.» Dico riassestandomi. «Non credo, non lo so. Il ragazzo aveva una sorta di neo sul collo, al ridosso dei capelli. Non mi sono mai soffermata a guardare Alberto in quella posizione.» Le rispondo sbattendo la testa come un pendolo. «Ricordo che mi ha detto una frase "La prossima volta chiama tuo padre, non chiamare il tuo fidanzato", e quelle parole rimbombano nella mia mente. Ho il presentimento che mi conoscesse, non lo so.» Dichiaro afflitta e buttandomi sul letto per l'esasperazione.

Il Buio del Tramonto - Anime Congiunte [COMPLETATA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora