«Andrò da sola in ospedale. Tu aspetterai qui.» Mi suggerisce la mamma con ancora le sue mani strette intorno alla mia vita. La sua voce è biascicata e il singhiozzo mi preclude di sentire appieno la frase, ma ne desumo il senso dal suo sguardo accigliato.«No! V-verro a-anch'io. Lo devo alla nonna.» La mamma tenta di ribattere ma il suo cervello è troppo afflitto dalla notizia tanto che non riesce a trovare le parole giuste per convincermi.
«Vado a levarmi questa veste di dosso e andiamo.» Mi avvisa accarezzando il mio viso con il dorso della mano e levando una grossa quantità di lacrime.
Il divano mi stuzzica e così mi lascio andare. All'orizzonte avvisto minacciosi nembi grigi e temporaleschi abbattersi sulla mia vita che molto presto verrà travolta da un ciclone di proporzioni catastrofiche.
Afferrando la mano di Mathias ho donato a lui il mio cuore, convinta che lui facesse lo stesso, ma così non è stato.
I ricchi non gli sono mai piaciuti e doveva dimostrare ad Alberto la sua superiorità, senza tener conto che l'oggetto del conflitto, ovvero io, possedeva dei sentimenti.
Mi ha accalappiata carpendo il mio cuore e in un lampo mi sono ritrovata senza il muscolo cardiaco e catapultata in una realtà irrisoria.
I consigli datoti dalla Tentazione non si sono dimostrati poi tanto efficaci; ora vorrei suggerirtene uno io: piantala di pensare a lui e sintonizzati sul malore che ha avuto tua nonna.
È la verità! La vocina della mia coscienza ha ragione. Mi reco in cucina raccattando un paio di fazzoletti.
Ora Mathias dovrà uscire dalla porta sul retro poiché da quella d'ingresso la nonna sta bussando incessantemente.
La mamma, in un jeans indossato alla svelta e un maglioncino cincischiato, si pianta davanti; infila il suo braccio in una giacca casual nera e poi l'altro. «Possiamo anche andare...» Ma si interrompe squadrandomi dall'altro verso il basso. «Vuoi venire in abito da sera in ospedale?» Mi domanda stranita.
Abbasso il mento all'ingiù e constato che la mamma ha ragione: mi ero completamente dimenticata che avevo ancora indosso l'abito.
Ci impiego pochi minuti a svestirmi e a indossare una pantalone e una maglietta con delle sneakers comode abbinate; dopodiché raggiungo la mamma, che osserva un punto fisso della parate. «Sono pronta.» Dico con voce flebile.
Avevo timore di interromperla dal suo stato di trance come quando non si deve svegliare un sonnambulo; lei rinsavisce sussultando e con la borsa in spalla, fa compiere mezzo giro alla maniglia.
Ci mettiamo in cammino nel buio della notte; la mamma ha uno sguardo costernato, e i suoi occhi sembrano volersi liberare dallo zelo che necessita la guida.
La mia mente invece sta racimolando i pezzi del puzzle del passato.
In un ricordo, il volto della nonna, paffuto e sorridente, mi osserva con orgoglio mentre io, versione fanciulla, mi diletto a sgualcire un impasto.
Era questo che facevamo di solito quando la mamma mi lasciava da lei.
La nonna, munita di un'infinita pazienza, mi lasciava giocare con i suoi impasti, che di solito sarebbero dovuti diventare torte o pizze fatte in casa.
Ha sempre manifestato la passione per l'attività culinaria e da quando ha terminato la sua professione (professoressa di latino all'università) si è dedicata maggiormente alla cucina, tanto che aveva intenzione di aprire un ristorantino, ma ci ha rinunciato a causa dell'età e dei suoi acciacchi. Ha subito vari interventi al cuore, il primo risale a un paio di anni fa dopo la morte del nonno.
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Il Buio del Tramonto - Anime Congiunte [COMPLETATA]
Romance*PRECEDENTEMENTE IL RACCONTI SI INTITOLAVA: COINQUILINI DI LETTO * Sofia è una ragazza fidanzata da un anno con Alberto e sta per affrontare l'ultimo anno di liceo. Nella sua classe mai un solo ragazzo si è aggiunto nel corso degli anni, ma nel suo...