Mi sento distrutta, annientata dentro da un uragano che porta il nome della mia migliore amica.Il cellulare continua a squillare con la stessa frequenza delle mie lacrime.
Un autobus si ferma e le porte si schiudono a fisarmonica lasciando salire le persone.
Riesco a distinguere, sfocato, l'autista che mi sta osservando; quest'ultimo non attende neanche un secondo a chiudere le porte del veicolo e poggia il piede sull'acceleratore allontanandosi nel traffico mattutino.
Del bus rimane soltanto una densa nuvola gassosa che mi provoca un asfissiante colpo di tosse, mentre ora il sole riscalda il mio viso reso appiccicoso dalle lacrime.
Ti sei meritata quel trattamento. Si spolmona la vocina della coscienza.
Serena non era in sé. Ribatte la vocina malefica.
E questa volta non so cosa pensare; risento le parole di Serena nelle mie orecchie: erano pungenti, fredde, ma sopratutto reali.
Avevo programmato che l'ultimo anno di liceo dovesse procedere senza stravolgimenti ed invece è accaduto l'esatto contrario.
La mia personalità, un tempo molto lontano, era orientata nel tenere sotto controllo ogni avvenimento che succedeva nella mia vita, ma nella vita nulla può essere programmato.
Invio un messaggio a mia cugina dicendole che ho avuto un improvviso attacco di stomaco, ma in realtà bramo il mio materasso accogliente.
Una volta varcato la soglia di casa, la mamma mi domanda che tragica fine abbia fatto la sciarpa ed io mi rendo conto solo adesso che il vento se l'avrà portata via con sé.
«I traghetti per raggiungere l'isola erano inspiegabilmente guasti e così ho deciso di ritornare.»
Mento e lei mi dà dalle menzioni da svolgere, ovvero: mettere la tovaglia, apparecchiare e controllare a che punto è la pietanza dall'odorino invitante (polipo con patate) messa a cuocere nel forno.
Senza proferire una sola parola di protesta compio tutto quello che la mamma mi ha ordinato di fare, ma ogni secondo ripenso alle parole di Serena fino a che, in tarda nottata e solo dopo essermi girata e rigirata, sprofondo in un liberante sonno.
***
È già mattina e in un batter d'occhio faccio colazione e mi preparo a un nuovo giorno di scuola.
Solo adesso che sono in macchina con la mamma mi accorgo che Mathias mi ha inviato una ventina di messaggi.
È ritornato, riesco a leggere solo questo e ad avvertire le farfalline nel mio stomaco. È una sensazione spossante.
Saluto la mamma dirigendomi spedita verso l'istituto, che alle prime luci della mattina è popolato da una orda di zombie conosciuti anche come "studenti".
Sono più serena stamattina e quando varco la soglia della classe, avvisto Mathias seduto nel mio banco. Dannazione, quanto mi è mancato incontrare quello sguardo!
«Sono ritornato da un lungo viaggio!» Esclama raggiante e io, senza potermi sottrarre alla forza che il suo sorriso ha su di me, mi siedo cercando di essere più disinvolta e possibile.
Di sottecchi noto che Giulia ci fulmina con uno sguardo infimo di cupidigia, ma me ne infischio e mi volto verso Mathias.
«Come mai sei seduto al mio fianco?» Domando piena di curiosità e lui non ci impiega neanche un minuto a farmi arrossire.
«Perché voglio continuare quello che abbiamo lasciato in sospeso sulla barca.» Sussurra e le mia guance ritrovano il rossore del fuoco.
«Qui non possiamo.» Rispondo fingendo di essere indignata, ma dentro di me sono allettata dall'idea di vederlo nudo.
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Il Buio del Tramonto - Anime Congiunte [COMPLETATA]
Romance*PRECEDENTEMENTE IL RACCONTI SI INTITOLAVA: COINQUILINI DI LETTO * Sofia è una ragazza fidanzata da un anno con Alberto e sta per affrontare l'ultimo anno di liceo. Nella sua classe mai un solo ragazzo si è aggiunto nel corso degli anni, ma nel suo...