Capitolo 2

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Nocte latent mendae.
Di notte i difetti stanno nascosti.

BEKKA' S POV:

"Grazie di tutto Meli, senza di te non ce l'avrei mai fatta" dico salutando l'ultima bambina.

"Ma di che? È stato divertente!" esclama Melisa chiudendo la porta.

"Divertente ma faticoso" sprofondo sul divano esausta.

"Almeno Daniela era felice " replica lei sedendosi accanto a me.

"Be' sì, aveva un sorriso che partiva dall'America e arrivava al Giappone" 

"È stato molto dolce da parte tua farle una festa a sorpresa insieme a tutti gli altri bambini" mormora Melisa accarezzandomi la mano.

Gliela stringo forte e sorridendole dico riconoscente "È stato molto dolce da parte tua aiutarmi"

Lei ricambia il sorriso e appoggiando la testa sulla mia spalla chiede sospirando "Ma come fai a gestirli tutti ogni giorno col doposcuola?"

"Ah non lo so neanche io..." ridacchio accavallando le gambe.

Non lo so veramente, ma di una cosa sono certa: anche se i genitori mi pagano, io lo faccio soprattutto per i bambini, per la loro felicità.

Adoro arrivare alla fine di una  giornata stanca, ma felice coi loro abbracci e sorrisi impressi in mente.

E' una sensazione impagabile, sei letteralmente pervasa da amore. I bambini sono delle creature così speciali, fragili e innocenti. Il mio lavoro è istruirli e proteggerli dal mondo reale, cercando di farli sentire sempre amati e coccolati.

"Metterò a posto domani, andiamo?"chiedo stanca, mentre lei alza la testa dalla mia spalla e ribatte contrariata "Ma no, mettiamo tutto a posto adesso così non sarai sola"

"No Meli, hai già fatto abbastanza. Ci penso io domani, stai tranquilla "dico sistemando velocemente le sedie.

Lei ne approfitta per stendersi un attimo sul divano, mentre io le invidio segretamente i capelli perfettamente ondulati castani e gli occhioni verdi che risaltano la sua pelle ambrata.

E' splendida, glielo dico sempre che dovrebbe darsi alla moda, ma lei ribadisce che non le importa e che vorrebbe prendersi cura dei pazzi o meglio...come dice lei, pazienti con disabilità psichiatrica.

L'ho conosciuta poco dopo che si è trasferita a Palermo, infatti mi aveva chiesto indicazioni per raggiungere la sua facoltà, ai tempi manco sapevo dell'esistenza della laurea in tecniche della riabilitazione psichiatrica, io ero nei paraggi per la laurea di una mia amica.

Ricordo che era spaesata e dall'accento spagnolo capì che era straniera, quindi l'aiutai a cercare la sua facoltà per poi scoprire che aveva sbagliato settimana e le lezioni sarebbero iniziate dalla settimana prossima.

Passammo la giornata insieme e ricordo che era molto timida, non spiaccicava parola per timore di dire qualcosa di sbagliato.

Ci scambiammo i numeri e le promisi che le avrei fatto fare un tour di Palermo, poverina...oltre a casa sua non aveva visto altro di Palermo.

Incominciammo a vederci più spesso, finchè diventammo migliori amiche ed eccoci qua...sembra che sia passato un secolo, eppure mi sembra di conoscerla da sempre.

Metto velocemente le patatine rimaste su una teglia e prendendo la spazzatura dico "Forza, andiamo che sei stanca"

"Si, signor capitano!" esclama Meli rialzandosi dal divano facendomi ridacchiare.

Un attentato al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora