Capitolo 44

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Vitam regit fortuna, non sapientia -

La vita è retta dal fato, non dalla saggezza

KEMAL'S POV:

"Cosa ti è successo? Cos'ha fatto perdere il tuo controllo?" richiede per l'ennesima volta la psicologa.

Continuo a tenere lo sguardo sulle mie ginocchia e faccio una smorfia di dolore al mal di testa che mi sta martellando da ore.

Ieri non è successo nulla di grave, ma ho perso del sangue dalla testa.

In realtà non ricordo neanche com'è potuto succedere.

La testa scoppiava di lei e scoppiai anch'io.

Il pensiero di starle così lontano, non sapere cosa stia facendo, cosa stia passando, cosa stia pensando di me, di noi...mi straziava dentro.

"Stiamo facendo un passo indietro? Avevi incominciato a parlarmi" interrompe i miei pensieri Flora.

Sospiro stufo e incrocio le gambe.

È stato parlare con lei, realizzare tutta questa merda, che mi ha fatto scoppiare.

Alzo di poco lo sguardo sulla sua gonna di jeans e osservo i bottoni al centro.

È in piedi e mi sta osservando da ore.

Mi chiedo quando si stuferà una volta per tutte e si decida di farmi rimandare in stanza lasciandomi impazzire in pace.

"Ok...se non vuoi parlare tu, parlerò io" annuncia inserendo le mani nelle tasche della gonna.

Questo gesto le fa alzare di poco il maglione color prugna rivelando una pancia piatta.

È un secondo perché lei si abbassa subito il maglione e incrocia le braccia.

Mi diverte vederla indecisa sul da farsi.

"Sono passata dalla tua stanza mentre tu eri in infermeria e sai cosa ho osservato?"

Inclina il viso e inizia a camminare dietro la sua poltrona.

Non ha bisogno di un mio cenno, sa che la sto ascoltando attentamente infatti continua a dire "Il diario era per terra, come se tu lo avessi lanciato e la penna invece era immacolata sul comodino. Il che è strano perché..."

Abbassa le braccia aggiungendo "ho letto una scritta nel tuo diario, quindi quello che ti ha fatto infuriare è qualcosa che hai letto o mi sbaglio"?

Non rispondo, non le dirò mai la verità.

Flora riprende il diario che ha conservato nel cassetto e sfogliandolo, lo gira mostrandomi la scritta "Sono Kemal, Kemal Cortada."

"Hai una bella calligrafia oltre ad avere una bella voce, sai? Mi sarebbe piaciuto leggere di più...in fondo il tuo nome lo so già insomma" dice lei divertita.

Stavolta mi lascio scappare un sorrisetto, ma lo camuffo subito mordendomi il labbro.

Penso che sia una dote la sua, entrare dentro le persone e farle sorridere.

Flora fortunatamente non nota il mio sgarro e concentrata sul diario dice

"Piuttosto sono rimasta a riflettere sul perché avessi scritto solo il tuo nome...neanche una data o un luogo. Hai subito preso possesso della cosa, scrivendo sopra il tuo nome, come con arroganza. Era forse un gesto a cui non hai pensato, ma se avessero dato a me un diario, io avrei incominciato a scrivere che ne so.. 'Caro diario'(?) o..' La vita fa schifo..' Qualsiasi cosa, ma non il mio nome."

Un attentato al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora