Capitolo 25

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Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza, come nel momento in cui amiamo. -Sigmund Freud

FARID'S POV:

PASSATO.

"E' solo una puntura piccolo mio, vedrai che andrà tutto bene" mi rassicura mama stringendomi la mano.

Tolgo la presa sulla sua mano e mettendomi seduto sul lettino sbotto "Niente puntura, sono stufo!"

"Non vuoi stare bene?"

"Io sto già bene, voglio andare a casa" borbotto incrociando le braccia.

Volgo lo sguardo verso il cortile dell'ospedale e osservo Efrem giocare a pallone con altri bambini della struttura. Mi piace tantissimo guardarlo giocare, ci sa fare con i piedi...un giorno potrebbe essere anche un professionista.

Glielo auguro con tutto il cuore, si merita tutto il mondo mio fratello.

"Buongiorno" si avvicina al lettino il medico.

Qua non ci sono stanze private, siamo tutti nella stessa sala a soli pochi metri di distanza.

"Salve dottore" gli sorride mama alzandosi dalla sedia nel quale mangia, dorme e vive tutto il giorno vegliando su di me.

"Dalle ultime analisi abbiamo riscontrato delle complicazioni di cui vorrei parlarle" dice il medico a mama facendola rabbuiare.

"Che vuol dire complicazioni?" chiedo a mama non capendo cosa le abbia fatto tristezza.

"Che ne dici di prendere una boccata d'aria fuori? Raggiungi Efrem un attimo"

"Posso? Davvero?" spalanco gli occhi, mi è stato vietato uscire perchè dovevo riposare a letto.

"Certo" si affaccia sulla finestrella e chiama Efrem facendolo girare "Ti sto mandando Farid, prenditene cura!"

Efrem annuisce e io aggrappandomi alle spalle di mama per scendere dal lettino, corro fuori col sorriso.

"Mettila a segno!" grida Efrem tirandomi la palla e io correndo più veloce che posso, come ho visto fare a lui, colpisco la palla al muretto che finge da rete.

"Grande!" mi abbraccia subito Efrem facendomi sorridere.

"Mama ho fatto goal!" grido verso la nostra finestrella, infatti mama si gira e mi sorride gridando "Sei un campione!"

Le alzo la mano per salutarla felice e lo stesso fa lei quando all'improvviso sentiamo un boato e la struttura cadere sotto i nostri occhi.

"Mama!!" urlo tossendo per tutto il fumo.

Efrem mi posa immediatamente a terra e raccomandandosi con me di stare fermo, corre verso la struttura mentre io scoppio a piangere.

Lo vedo ritornare da me dopo poco e riprendendomi in braccio, corre fuori.

"Dove stai andando! Dov'è mama!" urlo ancora con le lacrime.

"Mama verrà più tardi"

"No! Voglio mama! Mama!!" grido a squarciagola mentre ci allontaniamo sempre di più dalle macerie della struttura.

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PRESENTE.

"Avanti, non voglio tardare" mugolo cercando di mettermi l'eyeliner, mentre Farid abbassa la bretellina del mio vestito e mi distrae baciandomi le spalle.

Un attentato al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora