Capitolo 47

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* Il signorino qua sopra è Khalil, l'odierete e lo amerete così in fretta da non accorgervene.

Imitare il linguaggio della bontà è la più grande malvagità. -Publilio Siro


KEMAL'S POV:

"Ciao Kemal, ci si rivede" Khalil mi saluta ma neanche alza lo sguardo da dei fascicoli che sta consultando.

"Accomodati, mi libero subito e sono da te" digita qualcosa velocemente al computer per poi alzarsi e mostrarmi un divanetto.

"Accomodati fratello" si accomoda anche lui e aspetta che faccia lo stesso.

"Gradisci qualcosa da bere? Caffè? Del whisky?"

Whisky, sul serio?

"Sto a posto così" rifiuto categoricamente ricordandomi delle raccomandazioni di Flora.

"C'è qualcosa che volevi chiedermi prima di iniziare la nostra seduta?"

Faccio per pensarci e mi concentro sul fatto che l'ufficio sia spoglio di quadri.

Dovrò spiegarlo meglio a Flora.

"Non ho ben capito perché sei contrario a qualsiasi raffigurazione"

Khalil si sistema le bretelle e dice sicuro di sè "Beh perché tutto ciò che precede il dominio musulmano fa parte dell'era dell'ignoranza, è inferiore e merita di essere distrutto"

Annuisco piano "Immagino che tu sia musulmano"

Lui mi sorride scuotendo la testa "Fratello, lo sei anche tu. Siamo tutti nati musulmani, e se qualcuno professa un'altra fede è perché ha deviato dalla sua natura. Non a caso all'islam non ci si converte ma si ritorna." 

Si gira per recuperare qualcosa che poi mi porge "Sai di cosa si tratta, vero?"

Butto un occhio sul libricino dorato e subito serro la mascella.

Non è possibile.

"Allora Kemal? So che lo sai"

"Come fai ad averlo tu?" chiedo col cuore in gola indicando il Corano di Omar, viene dall'organizzazione.

Ecco perchè i pazienti più gravi passano a lui, sarà un gioco da ragazzi per Khalil poi fare il lavaggio del cervello e assumere nuove reclute per l'organizzazione.

"Vengo da dove vieni tu, veniamo tutti da dove vieni tu"

"No no..."mormoro indietreggiando con la sedia.

"Non capisci Kemal? Noi siamo salvi, gli altri sono sommersi dal sangue"

"So che vuoi fare" dico alzandomi.

"Cosa? Salvarti? Certo che si. Siamo tutti vittime di questa società! L'islam è la nostra via per il riscatto, Allah il grande si prende cura e protegge le persone come noi, ma noi in cambio dobbiamo essergli devoti,  fratello dobbiamo seguire la nostra natura"

"Chi è stato a mangiarti il cervello? Ahmed? Cazzo come ho fatto a non capirlo" mormoro a me stesso.

Avrei dovuto capirlo dalle strane rivelazioni che faceva ieri.

"Nessuno mi ha mangiato il cervello, siediti Kemal" 

"Devo parlare con Flora, subito" dico cercando di abbassare la maniglia coi gomiti, la camicia di forza non mi aiuta affatto.

"Senti senti...quindi preferisci parlare con lei piuttosto che con me. E di cosa? Sentiamo" mi raggiunge con gli occhi funesti, è incazzato adesso.

Fare il nome di Flora è stato uno sbaglio, è come se si fosse svegliato dagli inferi.

Un attentato al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora