Tempora tempore tempera - Tempera il tempo col tempo.
MELISA' S POV:
"Ha una leggera lesione cerebrale, per quanto riguarda le ferite molte sono state pulite e cicatrizzate, dovrebbe stare..."
"Aspetti, quindi è..."
"Vivo? Ma certo "dice la dottoressa.
Io tiro subito un sospiro di sollievo e abbraccio la dottoressa senza pensarci.
Lei si fa abbracciare e io rido con le lacrime agli occhi...Avevo pensato le peggio cose.
"Vuole vederlo?"chiede la dottoressa.
"Cosa? Posso?" Chiedo, sciogliendo l'abbraccio.
"Certo che si...mi segua" dice lei, sorridendomi.
Io deglutisco e annuendo con la testa, la seguo.
Svoltiamo a destra e arriviamo di fronte alla stanza numero 236.
"Starà ancora dormendo "dice la dottoressa, aprendo la porta.
Resto in silenzio e quando la dottoressa apre, trattengo il fiato...
Ha un apparecchio rigido bianco attorno al busto, il viso pieno di lividi con diversi cerotti e diverse flebo attaccate a lui.
Tiene gli occhi chiusi e sembra stia dormendo come un angelo....il mio angelo coraggioso.
"Vi lascio soli "mormora la dottoressa.
Non mi ero neanche accorta della sua presenza...
"Grazie mille" dico, sorridendole.
Lei mi restituisce il sorriso ed esce dalla stanza, lasciandomi sola con Kemal.
Sospiro e mi avvicino...ho timore in realtà.. ho paura di rubargli anche l'aria da respirare.
Mi avvicino cauta al suo lettino e mi sporgo di poco.
Sembra proprio che stia dormendo....Se solo penso al mio risveglio stamattina..
Come possono capovolgersi le cose in un nano secondo...
Mi avvicino ulteriormente e alzo un dito al suo lettino.
Ho una paura atroce di fargli del male...non so dove toccarlo o come...forse è meglio che stia ferma.
Riabbasso il dito e deglutisco...
Non ci voglio neanche pensare...adesso voglio solo concentrarmi sul presente, su Kemal.
Sposto il peso del busto dalla gamba sinistra a quella destra e incrocio le braccia.
Ho la tentazione di passare le dita nei suoi riccioli...vorrei rassicurarlo in qualche modo.
Osservo ancora attentamente tutta l'attrezzatura che ha addosso e sospiro.
Come può un uomo soffrire tanto?
Quando pensiamo di aver sofferto abbastanza, in realtà quello è solo l'inizio della fine.
Schopenauer diceva che la vita è come un pendolo che oscilla fra la noia e il dolore e abbiamo solo minuscole pause di gioia...ma troppo poche e fugaci per godercene a pieno.
La vita è un continuo dolore e non possiamo far nulla contro la natura matrigna, ma possiamo controllare il modo in cui affrontiamo questo male.
Dipende da noi stessi la nostra salvezza...Abbiamo così poco potere e anche così tanto potere che la nostra esistenza sembra paradossale, un vero e proprio schema dettato da regole ma anche da eccezioni...noi siamo le regole, gli altri le eccezioni...ma chi sono gli altri?
STAI LEGGENDO
Un attentato al cuore
RomanceSequel di "Professore scusi, posso amarla?" Bekka è una studentessa di scienze politiche che, per aiutare in casa, conduce un doposcuola per bambini stranieri nel quartiere popolare in cui risiede. Una sera torna a casa dal doposcuola e si ritrova u...