<<Cas>> chiamò Dean in un sussurro. L'angelo apparve al suo fianco pochi istanti dopo con il solito fruscio di ali.
<<Mi hai chiamato?>> chiese con la sua voce profonda e stanca. Non ottenne risposta, se non un lamento sommesso e coperto dal lenzuolo.
<<Dean?>> disse, incerto. Si avvicinò al letto, cercando di scorgere il viso del cacciatore nella penombra della stanza. Il suo corpo era scosso impercettibilmente da singhiozzi e tremori, mentre le sue labbra mormoravano parole sconnesse.
<<Castiel>> si lamentò ancora Dean, piangendo. Doveva essere un incubo. Normalmente, l'angelo non lo avrebbe mai svegliato, ma sembrava essere una situazione seria. Erano rare le volte in cui gli incubi diventavano tanto forti e crudeli da farlo piangere.
<<Dean!>> esclamò, scuotendolo. Il cacciatore si svegliò di soprassalto, focalizzandosi sul viso dell'amico.
<<Cas, che ci fai qui?>>
<<Mi hai chiamato e sono venuto [niente doppi sensi, donzelle!]>> spiegò, sedendosi sul lato più vicino del letto. Osservò Dean, che a sua volta ne seguiva il profilo con attenzione.
<<Grazie>> sussurrò. L'angelo accennò un sorriso, alzandosi di nuovo.
<<Ora dovrei andare>>
<<Aspetta!>> quasi urlò il cacciatore, sentendo le sue guance andare a fuoco. Castiel si voltò, perplesso.
<<Ti serve qualcosa?>>
<<Sì>> fece una pausa, moderando le sue successive parole. <<Resta qui. Almeno finché non mi addormento>>
Il moro si avvicinò, sempre più perplesso, e si fermò in piedi accanto al letto. La postura rigida iniziava a irritare e imbarazzare il biondo, tanto che poco gentilmente sbottò: <<Puoi anche sdraiarti. Non mordo!>>
Castiel si tolse il trench, la giacca e le scarpe, abbandonandole sul pavimento, poi si infilò sotto il lenzuolo con l'amico. Dean era sdraiato di fianco e fissava il profilo dell'altro, dato che era posizionato supino con gli occhi sbarrati.
<<Non dormi?>> domandò Castiel, lanciandogli un'occhiata veloce. Dean scosse la testa.
<<Non credo di avere più sonno>>
<<Dunque io perché sono qui?>>
<<Speravo di poter parlare con te. Da solo>>
Le loro parole erano sussurrate, quasi non udibili, come promesse sigillate nel buio di una notte qualunque. Castiel cercò gli occhi del cacciatore, aggrottando le sopracciglia.
<<Di cosa vuoi parlare?>>
Dean deglutì. Ora o mai più. Doveva fregarsene dei suoi timori, delle sue paure e rischiare per una volta. C'era in gioco molto più della sua vita; c'erano in gioco i suoi sentimenti, il suo mondo che stava letteralmente sfracellandosi.
<<Dean, stai bene?>> chiese l'angelo, spostandosi di fianco per osservarlo negli occhi. Dean annuì, sollevando una mano e portandola vicino al volto dell'altro.
<<Cosa...>> fece per chiedere, prima che il biondo lo zittisse con un cenno. Portò l'indice verso la guancia di Castiel e iniziò a tracciare una linea immaginaria lungo la mascella, lo zigomo e il sopracciglio. Il suo tocco era leggero, quasi surreale. L'angelo sospirò, chiudendo i suoi zaffiri.
<<Cosa stai facendo?>>
<<Shhh, fidati di me, Castiel. Fidati di me>>
In una lenta e dolce tortura, il suo dito tracciò ogni possibile lato del viso dell'angelo. Non si sarebbe mai stancato di guardarlo, specialmente così, in completa dipendenza dal suo tocco. All'improvviso, Cas bloccò il polso del cacciatore.
<<A che gioco stai giocando?>> chiese, scosso da emozioni senza precedenti e brividi lungo la colonna vertebrale. Dean sussultò, abbassando lo sguardo.
<<Non sto giocando affatto. Sai che non sono bravo a parole e non posso dirti ciò che vorrei>>
Dean era spaventato, quasi terrorizzato. Odiava se stesso per non riuscire ad essere sincero, per non riuscire a dirgli cosa provava per lui, cosa sentiva quando incrociava quelle due pozze blu.
<<Puoi dirmi tutto, lo sai>>
<<Non è facile. Potrebbero esserci conseguenze gravi>>
<<Più gravi di un'Apocalisse?>> sghignazzò l'angelo, con un ghigno. Dean sorrise.
<<Dipende dai punti di vista>> ribattè, per poi rimanere in silenzio.
<<Allora?>>
Il cacciatore prese un bel respiro, prima di chiudere gli occhi e sfiorare le labbra di Castiel con le sue. Uno sfioramento, un battuto d'ali di farfalla. Non era stato nulla di più, ma sembrava aver acceso il fuoco negli occhi di entrambi.
<<Credo di aver capito>> mormorò Castiel, congiungendo le loro bocche. Fu un bacio dolce, un contatto segreto, avvolto nell'oscurità. Quando la felicità raggiunse picchi stratosferici nel cuore di entrambi, l'angelo si tirò indietro, colpito da un'improvvisa consapevolezza.
<<Non possiamo, Dean. Io non posso>>
<<È un modo carino per dire che bacio da schifo?>> tentò di sdrammatizzare l'altro, sentendo un peso sul petto.
<<No, io... non posso andare ancora contro le regole del Paradiso, Dean! Non posso espormi ancora per questo>> sibilò, risentito. Il cacciatore si sentì ferito e tradito e utilizzò l'unico mezzo a sua disposizione: la rabbia.
<<"Per questo" eh? Parli di me, di noi come fossimo due sconosciuti che hanno voglia di divertirsi>>
<<Non c'è nessun noi! Quando mai c'è stato?>>
Con quelle parole, Dean perse ogni freno, ogni redine che controllava lo stallone in tumulto dentro di sé.
<<Ma ti senti quando parli? Tu non capisci, tu non sai. Sei stato umano per poco tempo. Non sai cosa voglia dire piangere perché una persona cara non c'è più, non sai cosa significhi portare addosso delle cicatrici indelebili, non sai cosa si prova a vedere tuo fratello che muore tra le tue braccia. Più di una volta>> urlò. Arrivato a pochi centimetri dal volto dell'altro, bisbigliò: <<Non sai cosa significhi aspettare che tu risponda alle mie chiamate, mentre prego che tu stia bene, che tu non scompaia, che tu non sia solo un'altra amara illusione>>
Castiel non rispose. Rimase in silenzio, non potendo far altro che accogliere Dean tra le sue braccia. Il cacciatore pianse a lungo, calmato solo dalle carezze regolari sulla sua schiena.
<<È tutto okay, Dean. Sono qui ora>>
<<Ora. E domani? E tra una settimana?>>
L'angelo non seppe cosa rispondere. Si limitò a sospirare quando Dean si staccò. Una fiera determinazione animava il cacciatore.
<<Resta con me. Solo per stanotte>>
<<Cosa? Dean!>> rispose, scioccato. Non lo aveva sentito per caso?
<<Castiel, ti voglio. Preferisco averti stanotte che sapere di aver sprecato un'occasione. Un'altra occasione>>
L'angelo deglutì, ma seguì comunque il cacciatore. La notte trascorse tra gemiti strozzati e i loro nomi sussurrati come preghiere.
La notte trascorse con due anime innamorate che si intrecciavano per la prima e ultima volta.