Morning

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Dean si svegliò dolorante. Mugugnò appena, cercando di far tornare la circolazione al braccio destro che pareva morto. Anche il suo petto risentiva di un peso non identificabile al buio. Alla cieca, allungò la mano per accendere la lampada sul comodino.

I suoi occhi tentarono di adattarsi alla ritrovata luce e, quando li abbassò, si scontrarono con una disordinata chioma scura. Castiel stava dormendo con il petto attaccato alle sue costole, la guancia appoggiata alla sua clavicola e la fronte appiccicata al suo collo. Dalla sensazione umida che sentiva sulla pelle aveva anche sbavato, probabilmente. Il cacciatore chinò il capo, baciando la sua testa, e strinse appena il braccio attorno alle spalle dell'altro. Curioso, guardò l'orologio e appena lo fece i suoi occhi verdi si spalancarono. Merda, erano in ritardo.

«Cas» sussurrò, disegnando col pollice linee astratte sulla sua spalla. La pelle dell'angelo era così calda e morbida che per un istante Dean pensò di non rispondere più a suo fratello. Almeno per quel giorno.

Quando il moro non diede segni di vita, riprovò: «Cas, svegliati»

«Ancora cinque minuti» grugnì, nascondendo ancor di più la testa nel suo collo e strofinandola sulla sua pelle come un gatto. Il braccio sulla vita di Dean, che prima non aveva notato, si strinse, così come il loro intreccio di gambe. Castiel sembrava una maledetta piovra.

«Sam ci aspetta» disse ancora, non smettendo di accarezzarlo.

«Lascialo ad aspettare» grugnì, iniziando a far scorrere le dita lungo le costole e il fianco del cacciatore che dovette trattenere un gemito.

«Non essere ridicolo, sai quanto sia importante per lui» riuscì a sibilare, fiero di sé per essere riuscito a mantenere un tono di voce fermo e stabile.

«Digli che siamo malati» ribattè. La mano che stava correndo lungo il suo sterno si fermò di colpo e Dean sentì un sorriso a contatto con la sua spalla. Castiel si era sicuramente accorto dei brividi che stavano correndo lungo il suo corpo. L'uomo accanto a lui si mosse, arrivando a posizionare la testa accanto alla sua sul cuscino, mentre il braccio di Dean si trovò stretto lungo i suoi fianchi, al posto che sulle spalle. Gli occhi blu erano ancora liquidi dal sonno, ma non gli piaceva affatto quella scintilla predatoria che si era accesa.

«Insomma» mormorò l'angelo, avvicinandosi. «Ci sono modi migliori con cui possiamo occupare il tempo»

Castiel abbassò il volto finchè le sue labbra non furono a contatto con il lembo di pelle sotto l'orecchio di Dean. Lo baciò e leccò con lentezza estenuante. Quando rialzò lo sguardo, si accigliò notando che Dean si stesse mordendo il labbro cercando di trattenere i gemiti. In risposta, il moro affondò appena i denti nella carne. Il gesto venne ricompensato da un respiro affannato del compagno, che iniziava a dimenarsi. Con uno scatto, Castiel si mise a cavalcioni su di lui, con le mani ai lati del capo e si chinò a baciare la fronte, le guance e infine la bocca di Dean, che si aprì automaticamente. Le mani del biondo risalirono dai fianchi, fino alle spalle dell'amante, per poi fare il percorso inverso, fino a sfiorare con calma la sua spina dorsale, facendolo rabbrividire.

«Non credo che le mie braccia reggeranno se continui così» ansimò l'angelo, mordendo il collo dell'altro proprio dove i tendini erano in bella vista.

«Allora potresti toglierti e iniziare a vestirti» suggerì Dean, pizzicandogli un fianco e facendolo sghignazzare. Il cacciatore si immobilizzò appena, osservando le rughe di espressione ai lati dei suoi occhi blu e la sua bocca carnosa piegata in un dolce sorriso. Vederlo così spenseriato e assolutamente rilassato lo riempivano di gioia. Tuttavia, la magia venne interrotta appena Castiel prese a fargli il solletico.

«Cas!» urlò, ridendo. Il moro lo seguì, continuando a far scorrere quelle dita traditrici sui fianchi e lo sterno dell'altro. Continuarono così per minuti, tra risate e gomitate.

«Se mi lasci andare, ti preparo i pancakes!» strillò Dean in modo poco virile. Le sue gote erano rosse e il suo respiro affannato. Castiel abbassò il capo, sfiorandogli le labbra con le proprie.

«Con il miele?» chiese, speranzoso.

«Con quello che vuoi»

L'angelo lo coinvolse in un ultimo bacio profondo prima di alzarsi dal letto e lasciare Dean a riprendere fiato. Il biondo sbuffò, rotolando sul fianco e poi si sdraiò prono.

«Forza!» incoraggiò l'angelo, dandogli una pacca sul sedere. «Ci sono dei pancakes da preparare! Oh, ciao Sam!» gridò, aprendo la porta e trovandosi di fronte il minore dei Winchester con la mano alzata e stretta in un pugno, segno che stesse per bussare. Sam lo guardò, confuso, prima di rivolgere l'attenzione al fratello, chiedendo una spiegazione sul fatto che il loro angelo stesse correndo per i corridoi.

«Ho creato un mostro, Sam» sussurrò Dean, con tono sconfitto, e coprendosi la faccia con il cuscino. Dal suo nascondiglio poté giurare di aver sentito la risata del fratello.

Destiel One shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora