Castiel camminava esitante per il lungo e tetro corridoio. Sam e Bobby erano riusciti ad uscire e si stavano dirigendo al bunker per sistemare l'incantesimo. All'angelo era toccato il compito di recuperare Dean, il quale era scomparso da ore ormai. Castiel era allarmato oltre ogni limite: il suo cacciatore tendeva a cacciarsi in situazioni poco piacevoli e la sua grazia era ancora troppo fragile e debole per lottare. Quando svoltò l'angolo, tuttavia, intravide la sua figura slanciata muoversi nella penombra.
«Dean» lo chiamò, sollevato. Il suo cuore prese a battere nuovamente a una velocità accettabile quando la silhouette, in posizione eretta, si mosse agilmente uscendo dall'oscurità. Due freddi occhi verdi incontrarono i suoi. Qualcosa non andava.
«Dean?» tentò ancora, incerto. Non riconosceva l'uomo che lo stava guardando dall'altro lato della stanza, né tantomeno quell'aura di potere che emanava. Quello non era Dean. Poco, ma sicuro.
«Chi sei?» ringhiò, ostile. Non gli piacevano affatto quella luce sinistra negli occhi brillanti del cacciatore e tantomeno le sue movenze minacciose.
«Non mi riconosci, fratello mio?» rispose l'essere. La voce era simile a quella di Dean, ma abbassata di un'ottava. Castiel fermò la sua avanzata, trattenendo il respiro.
«No» soffiò. «Non puoi essere tu. Dovresti essere nella gabbia»
Dean, o almeno il suo corpo, fece qualche passo in avanti, finché non fu a pochi metri dall'angelo.
«E invece no, Castiel. La tua piccola scimmietta ammaestrata ha finalmente acconsentito a questa... momentanea sistemazione»
«Michael, esci dal suo corpo. Ora» sibilò, facendo scattare il braccio. La lama angelica cadde nella sua mano e con un movimento rapido si mise in posizione di attacco. Michael rise.
«Pensi che la tua piccola arma possa fermarmi? Solo la lama di un arcangelo può uccidere un arcangelo, non dimenticarlo»
In un momento, Michael si avvicinò e spinse Castiel contro al muro con forza. Il cemento tremò sotto al corpo dell'angelo, che gemette dal dolore. Quella sarebbe stata una botta difficile da guarire. L'avambraccio destro di Michael lo teneva incollato alla parete, mentre la mano sinistra diede un colpo alla mano del fratello che perse la presa sulla lama angelica. Gli occhi verdi del cacciatore si illuminarono per un momento prima che le sue labbra si schiudessero in un sorrisetto divertito.
«Ridicolo» mormorò l'arcangelo. «Quanto si agita l'umano qua dentro» ghignò picchiettando il dito sulla tempia. Castiel si irrigidì. Resisti, Dean, ti prego.
«Perché lo stai facendo, fratello?»
«Tu e Sam siete l'unica cosa che tiene ancorata Dean alla sua umanità. Lo sai meglio di me che il corpo ospitante deve lasciarsi sopraffare» spiegò, digrignando i denti. Afferrò la sua lama e la sollevò sfiorando i centimetri di pelle lasciati scoperti dal colletto della camicia.
«Lascialo, per favore» implorò l'uomo dagli occhi blu, afferrandogli il polso e stringendo la presa.
«Sempre così altruista, Castiel. Gli altri hanno ragione a dire che il tuo problema è sempre stato un cuore troppo grande» mormorò, aprendogli un taglio sulla guancia. Sembrava che fosse quasi un suo sadico divertimento, uno sfizio. Finalmente avrebbe potuto eliminare l'angelo ribelle. Il moro sibilò, mentre la luce della sua grazia gli fece brillare la pelle. Improvvisamente, Michael fece una breve risata.
«Dean si sta agitando molto qua dentro. Lo sento gridare e continua a implorarmi di lasciarti stare» ghignò. Il corpo di Dean era caldo e così familiare davanti a sé che Castiel per poco non singhiozzò. Non avrebbe mai potuto fare nulla se il cacciatore era ancora nel suo tramite. Michael parve carpire i suoi pensieri perché inclinò la testa e, con un sorriso malato, accostò le labbra all'orecchio del fratello.
«Nemmeno immagini i pensieri che mi stanno giungendo direttamente dalla sua mente. Qualcuno ha più che un debole per te»
Castiel smise di concentrarsi sul dolore e alzò lo sguardo in quello dell'altro, confuso. Michael fece un'espressione incredula prima di iniziare a ridere.
A mano a mano che la sua risata si faceva più forte, l'angelo intrappolato capiva sempre meno. Cosa c'era di così divertente? Tutti sapevano che lui e Dean erano migliori amici, erano una famiglia.«Oh, non te l'ha mai detto?» lo derise l'arcangelo. «Dean ha talmente tanti pensieri impuri su di te che farebbero impallidire l'intero Paradiso. Come hai fatto a non accorgerti dei suoi disperati tentativi di approccio? O dei suoi sguardi? O dei suoi patetici sentimenti?»
«Stai mentendo» sussurrò Castiel, a corto di fiato. Non voleva credere che Dean ricambiasse i suoi sentimenti. Non era possibile, se ne sarebbe accorto da molto tempo.
«Non sto mentendo. Avete sprecato così tanto tempo, poveri-»
Il suo sadico gioco venne interrotto. Mollò la presa sul corpo di Castiel, che dovette reggersi al muro per non cadere a terra. Vide l'arcangelo prendersi la testa tra le mani e mormorare parole in enochiano, prima che il suo tramite iniziasse a tremare. Quando i suoi occhi verdi si alzarono in quelli dell'angelo, erano pieni di paura e preoccupazione.
«Scappa, Cas» disse Dean in fretta. Doveva farlo uscire prima che riprendesse il controllo. Non voleva che Cas morisse, non era nei piani, nè tantomeno nel patto che aveva stretto con l'arcangelo.
«Dean» rispose, incredulo. Al posto che allontanarsi, allungò una mano e iniziò ad avvicinarsi all'amico.
«Vattene, Cas!» tuonò, stringendo la morsa sulle sue tempie. Un secondo dopo, il suo volto dolce divenne una maschera di rabbia.
«Questi Winchester devono sempre fare così tanti problemi» ringhiò Michael, sistemando la camicia di flanella. Castiel invertì il senso di marcia e arretrò, terrorizzato. No, no, no. Voleva il suo Dean ad ogni costo, ma quella faccia gli faceva venire voglia di vomitare.
«Penso che ti concederò una morte veloce. Non posso permettermi che Dean riprenda di nuovo il controllo»
Fece appena in tempo a finire la frase che il suo tramite venne scaraventato a terra. Anzi, si lanciò da solo e il braccio destro fece cadere la lama all'arto superiore opposto. Dean scosse la testa con forza, stringendo i pugni e riuscendo a ricacciare Michael nei meandri della sua testa. Almeno per il tempo sufficiente a raccogliere di nuovo l'arma. Castiel lo osservava immobile e indeciso su come comportarsi.
Gli occhi del cacciatore erano in tempesta, come se stesse per prendere la decisione finale. Quando quel turbinio si quietò guardo l'altro con decisione e qualcosa simile al rimorso.
«Mi dispiace» singhiozzò Dean, reggendo la lama angelica. In un istante, la puntò contro il suo petto. «Ti amo, Cas» sussurrò prima che la punta bucasse il tessuto della camicia e poi la sua carne. Collassò a terra subito, agonizzante. Aveva deciso all'ultimo di non ferirsi troppo profondamente, così da avere tempo di vedere meglio il suo angelo per un'ultima volta.
«Dean!» gridò il moro, precipitandosi al suo fianco. Inginocchiandosi, portò la testa del cacciatore sulle sue cosce e accarezzò i suoi soffici capelli biondi. Non poteva morire. Idiota. Che stupido altruista e senza cervello.
«Dimmi solo una cosa» parlò ancora il cacciatore, distogliendolo dai suoi pensieri quando intrecciò le loro dita. Respirava a fatica e ogni sospiro gli faceva venir voglia di urlare di dolore.
«Quello che vuoi, Dean. Quello che vuoi» annuì freneticamente. Dean alzò un lato della bocca.
«Non era a senso unico, vero?»
Castiel scosse la testa, non fidandosi della sua voce. Si chinò baciandogli le labbra in modo casto e dolce, lasciando che il suo calore infondesse pace al biondo. Osservò i suoi occhi verdi preferiti rianimarsi, speranzosi, e fece un respiro profondo prima di parlare. «Non è mai stato a senso unico»
Il biondo sorrise e diede un'ultima stretta alla mano dell'angelo, che emise un respiro tremolante senza distogliere lo sguardo dal suo viso.
E così, Dean Winchester esalò il suo ultimo respiro tra le braccia del suo migliore amico e del suo amante mancato.
