Tra di noi

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Dopo aver discusso, Dean decise di parlare con Castiel. Aveva davvero ogni buon proposito di rimanere calmo, era una conversazione amichevole e aperta, in fondo. Lo trovò qualche minuto dopo nella stanza dove era avvenuto il fatto, dove Donatello era praticamente morto.

Castiel dava le spalle alla porta e anche da quella distanza intravedeva la curva della sua schiena sotto il trench e il capo appena inclinato in segno di scuse e rispetto. Dean chiuse la porta silenziosamente e fece qualche passo, esitante. Temeva di aver interrotto il suo tempo da solo, ma l'angelo non si voltò.

«Hai esitato?» chiese Dean a voce bassa. Il suo tono era talmente sottile che Castiel faticò a sentirlo, ma nel silenzio della stanza fu come un fulmine a ciel sereno.

«No» rispose di getto il moro. «Ho fatto ciò che dovevo»

Il petto del cacciatore venne scosso da una risata che mancava completamente di ilarità. Non aveva avuto intenzione di sembrare così cinico, ma aveva i nervi a fior di pelle e non riusciva a trattenersi più del tanto.

«Già, è quello che fai sempre»

«E avevo ragione, Dean» sibilò, finalmente voltandosi a guardarlo con il mento alto e gli occhi duri come il marmo. «Lo sai anche tu che avevo ragione e mi accusi di... di cosa esattamente?»

«Non è il tuo lavoro, Cas»

«Certo che lo è. Tu non lo avresti fatto. Tu non avresti potuto farlo. Sei troppo...»

«Cosa?» lo interruppe il cacciatore, stringendo i denti finché la mascella non gli fece male. Meno male che doveva essere una conversazione amichevole. «Ingenuo? Debole?»

«Buono» rispose semplicemente Castiel, con una nota di tristezza nello sguardo. Dean scosse la testa, chiudendo gli occhi per un istante.

«Sappiamo entrambi che è una cazzata»

«Non lo è, ma ti ho già detto che siamo in guerra e la guerra richiede dei sacrifici»

Un brivido di terrore attraversò la schiena di Dean, la verità in quelle parole lo fece irrigidire per un attimo. «Sai, in tutti questi anni, non sei cambiato affatto»

La sua affermazione non fece che sorridere ironicamente l'altro, che emise una risata amara. «Lo pensi veramente?»

«Già» disse con sicurezza, avanzando e trovandosi a pochi passi dall'angelo. «Questo sei tu, lo sei sempre stato. Aiutare Lucifero, aiutare Metatron...» la voce gli si spezzò appena, ma fu necessario per lui prendere un respiro profondo prima di parlare ancora. «Tutta quella merda per prendere il potere e sconfiggere Raffaele. Stavi sempre facendo quello che dovevi, ciò che ti veniva richiesto. Dovere, onore. Chiamalo come vuoi, ma sei sempre stato un soldato»

Le sue parole erano state dette per attaccare, per far soffrire, ne era consapevole. Castiel abbassò le spalle, sconfitto. «Sono così, Dean. E devo essere qui adesso»

«Sei tornato perché avevamo bisogno di te»

«Perché devo aiutarvi con la guerra»

Ancor prima che il cervello si connettesse con la bocca, Dean sbottò: «Penso che possiamo saltare la parte in cui facciamo entrambi finta che sia quello il motivo»

L'aria nella stanza si fece più pesante di colpo, la tensione li avvolse come una coperta calda e soffocante. Solo dopo qualche secondo, Castiel decise di continuare.

«Forse hai ragione, non sono cambiato. Pensiamo alle mie azioni. Erano diverse, rischiose e a volte insensate. Ma erano fatte tutte per le stesse ragioni»

Il cuore di Dean prese a battere freneticamente nelle sue orecchie, in modo quasi assordante. «E quali sono?»

Un timido sorriso si aprì sulle labbra di Castiel. «Devo davvero dirle?»

«Sì, sarebbe apprezzabile per una volta»

Il sorriso scomparve di colpo, sostituito da una tempesta nei suoi occhi blu. «Lo farò quando tutto sarà finito»

Ma Dean ne aveva davvero avuto abbastanza. «Non finirà mai, Cas. Non appena questa merda sarà conclusa, ne verrà lanciata altra. E poi ancora e ancora, finché non saremo tutti morti. E questa volta non ci sarà ritorno»

«Non ti credo» sospirò. «Non voglio crederci» mormorò prima di girarsi ancora verso la sedia che, fino a qualche ora prima, era occupata da Donatello. Il cacciatore avvertì l'umore dell'amico peggiorare ulteriormente e fece per raggiungerlo, per colmare quello spazio tra di loro che, fisicamente, era minuscolo. La mano ricadde lungo il suo fianco subito.

«Così deve essere» sussurrò infine Castiel, fissando il suo sguardo in quello di Dean. Il rimorso dell'angelo contro la rassegnazione e la rabbia di Dean. «Così deve essere tra di noi»

Il biondo si morse il labbro, cercando di trattenere le lacrime. Era davvero debole e ingenuo, cazzo. «D'accordo» riuscì a sussurrare, forzando la sua bocca in un sorriso tagliente, prima che i suoi occhi si abbassassero. E con queste ultime parole, uscì. 

Destiel One shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora