L'ultima Destiel pubblicata risale a Capodanno... a questo punto accetto anche i forconi e le torce sotto casa mia.
«Cosa abbiamo?» chiese Dean tra un morso e l'altro, osservando in modo frenetico l'ambiente. Il locale sembrava tranquillo, ma gli avvistamenti della creatura si erano moltiplicati negli ultimi giorni. Era meglio stare all'erta.
«Sembrerebbe un lupo mannaro. Nulla di nuovo» rispose Sam, con gli occhi incollati al computer. Stava scorrendo velocemente tutti gli articoli che riguardavano il caso, ma i morsi e la modalità di uccisione erano quelle di un licantropo senza dubbio.
«E come mai gli altri cacciatori non sono riusciti ad ucciderlo? Insomma, anche i principianti riescono ad ucciderne uno»
Il fratello alzò lo sguardo, dubbioso.
«Forse è semplicemente più grande del solito» ipotizzò, picchiettandosi l'indice sul labbro inferiore. Poteva essere una spiegazione logica: maggiore la dimensione dell'essere, maggiore erano lo sforzo e l'attenzione richiesti.
«Può darsi» acconsentì Dean dando un ultimo morso al suo hamburger. «A questo punto ci servirebbe un'esca. Distraendolo sarà più facile attaccarlo alle spalle»
«Potrei farla io» intervenne Castiel, rimasto in silenzio e attento per tutto il tempo. I suoi occhi blu si alzarono sui Winchester: era certo di volerlo fare. La sua grazia non era più così debole e poteva senz'altro sostenere una lotta del genere.
«Cas...» iniziò Sam, dopo aver riflettuto per un secondo. Non fece in tempo a spiegare che probabilmente era la soluzione migliore che il maggiore lo interruppe.
«Non esiste» sbottò con veemenza Dean, che indurì gli occhi sfidando l'angelo a sostenerlo. Come se davvero potesse avere una possibilità di vincere la sfida di sguardi con lui.
«Potrei aiutarvi» spiegò Cas, ignorando il cacciatore. «Mi basterà attirarlo in un luogo isolato. Mi pare che ci sia un bosco nei dintorni. Lo attiro lì e lo stanco abbastanza per permettervi di attaccarlo alle spalle»
«Ho detto di no» sibilò il biondo, facendo fermare l'angelo che stava per fornire ulteriori suggerimenti.
«Come?» si voltò il minore, stupito. Era strano contraddire un piano del genere. Era strano persino per suo fratello.
«Non gli faremo fare da esca, Sam. Fine della discussione»
Sam tolse le dita dalla tastiera del computer e le passò un paio di volte sulla faccia, prima di stringersi la parte alta del naso con il pollice e l'indice. Discutere gli faceva venire l'emicrania.
«Dean, ti prego, parliamone» sbuffò il più alto. Davvero, era impossibile ragionare con suo fratello.
«Di cosa dobbiamo parlare, Sam? Non c'è nessuna motivazione che possa convincermi» sibilò, stringendo i pugni finché i nervi non gli implorarono pietà. Sentiva il pulsare frenetico nel cuore all'altezza delle tempie e il sangue affluire con foga.
«So combattere e difendermi, d'accordo?» tentò l'angelo pacatamente. Urlare non avrebbe risolto nulla, anche se gli avrebbe disteso la fronte corrugata e le sopracciglia aggrottate.
«Non sarebbe nemmeno la prima volta» borbottò il capellone, cosa che fece esplodere l'altro.
«Proprio per questo! Lo abbiamo usato troppe volte, lo abbiamo messo in pericolo troppe volte» urlò, sospirando quando si accorse di aver attirato l'attenzione di alcuni clienti. Fece un cenno con la mano, scusandosi.
«Siamo sempre in pericolo» minimizzò l'uomo con gli occhi blu, inclinando la testa. Non riusciva a comprendere quale fosse il punto di Dean e perché non potesse essere ragionevole.
