Scuse

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Castiel sedeva mortificato in un angolo della stanza. Il suo sguardo era fisso sul pavimento e le sue labbra ridotte ad una linea sottile. Dall'altro lato, Dean lo guardava con astio.

"Hai una vaga idea di quello che hai combinato?" urlò il cacciatore, puntandogli contro l'indice. L'angelo sospirò e chiuse le mani in due pugni facendo sbiancare le nocche delle dita.

"Dean, calmati. Io sto bene, non è successo nulla" lo rassicurò Sam, dispiaciuto per la ramanzina che stava subendo il moro.

"No, non mi calmo! Saresti potuto morire, Sam!"

"Ma non è accaduto! Smettila di stare addosso a Cas!" lo difese il minore, sbattendo un pugno sul tavolo. Dean lo ignorò.

"Perché devi sempre fare di testa tua? Perché non puoi ascoltarmi per una dannata volta?" ringhiò, avvicinandosi. Castiel, ormai al limite, scattò in piedi. I suoi occhi lucidi incontrarono quelli del cacciatore, il quale trattenne l'ennesima accusa. Il senso di colpa gli attanagliò improvvisamente lo stomaco, lasciandolo senza fiato.

"Cas..." soffiò, prima che l'angelo dagli occhi blu lo superasse sbattendo la porta alle sue spalle.

"Ecco, sei soddisfatto ora?" intervenne Sam, sospirando. Dean si voltò verso il fratello, scocciato.

"Non ti ci mettere pure tu!"

"Sei un idiota, lo sai?" continuò imperterrito il minore. Il biondino si sedette con la testa tra le mani.

"Lo so, ma conosci bene il mio carattere"

"Conosco molto bene il tuo carattere e posso confermare che tu sia un idiota"

"Ho capito. Non c'è bisogno di ribadirlo!" sbottò il maggiore, alzando lo sguardo. I suoi smeraldi vennero attratti dalla porta dietro a cui era scomparso il suo angelo. Un attimo, il suo?!

Si alzò di scatto, bussando poi a quella porta di legno che li divideva. Sam sorrise ed uscì a prendere una boccata d'aria, lasciando loro la dovuta tranquillità.

"Cas, aprimi" implorò il cacciatore. Seguì un silenzio tombale.

"So che mi senti, Castiel. Apri questa porta". Ancora silenzio. Cominciò a bussare ininterrottamente finché le nocche non gli fecero male, poi vi appoggiò la fronte.

"Ti prego, lasciami parlare" sussurrò, prima che la pesante porta si aprisse di scatto. Il cacciatore perse l'equilibrio sbilanciandosi in avanti. Due secondi dopo, il suo corpo era disteso su quello di Castiel. I suoi occhi blu erano sgranati e dannatamente lucidi.

"Non sei male visto da questa prospettiva" rise Dean, alzandosi e aiutando l'amico. Il moro era arrossito, ma cercò di coprirlo tossendo.

"Perché sei così rosso? Ti senti male?" chiese l'altro, preoccupato. Quando si accorse del buono stato di salute dell'angelo, un pensiero sfiorò la sua mente. No, impossibile!

"Allora, cosa volevi dirmi?" domandò il più basso, assumendo la sua solita posizione rigida, un po' per guadagnare quel briciolo di dignità perduto, un po' per cercare di dimenticare quanto appena successo.

"Te lo dico se tu mi dici per quale motivo sei arrossito"

Per poco, Castiel non soffocò. A che gioco voleva giocare?

"Se la metti così, quella è la porta, Dean" ribattè indicandogliela con il braccio. Tuttavia, il cacciatore non sembrava avere alcuna intenzione di uscire, dato che si avvicinò all'angelo. Si avvicinava cautamente, quasi come se stesse cacciando. Gli afferrò il braccio e lo inchiodò al muro, osservando quelle meravigliose perle azzurre sgranarsi per la sorpresa.

"Dean, cosa..." tentennò Castiel, prima che il Winchester ponesse le mani ai lati della sua testa. Il moro deglutì, sentendo la bocca improvvisamente secca e le guance così calde.

"Spostati, non voglio farti del male" gli ordinò, guardandolo negli occhi. Pessimo errore. I due smeraldi lo trafiggevano come fossero lance scagliate da Michele in persona.

"Tu non mi farai mai del male e lo sappiamo entrambi" mormorò il biondo. "A meno che non si tratti di casi... particolari" azzardò, fissando intensamente le labbra dell'amico. L'angelo inclinò la testa.

"Non credo di aver capito"

"Lascia che te lo spieghi allora" disse Dean chiudendo la distanza tra loro. Le sue labbra si muovevano su quelle immobili di Castiel con passione e con bisogno, ma l'altro non pareva voler contribuire. Dean si staccò leggermente, trovando l'altro con gli occhi chiusi e rigido come un palo. Gli accarezzò i capelli scuri e gli baciò la fronte, rimanendo con le labbra attaccate ad essa. Quando sentì delle dita giocare con il suo colletto si staccò piano.

"Cas, stai..." tentò di chiedere prima di essere interrotto da un paio di labbra calde. Castiel gli afferrò i capelli, tirandoli leggermente e facendolo mugugnare qualcosa di incomprensibile. Dean spinse il proprio corpo ancora più vicino a quello dell'angelo, spalmandolo contro il muro. Bocca contro bocca, lingua contro lingua in un bacio disperato e disordinato. Le loro mani vagavano ovunque, esplorandosi a vicenda con foga. Attendevano questo momento chissà da quanto tempo e con quale ansia, ma in quell'istante erano lì. Corpo contro corpo, anima contro anima in un'unione potente e divina. Il primo a staccarsi fu il cacciatore, ormai a corto di ossigeno.

"Suppongo che le mie scuse abbiano funzionato" sorrise Dean, abbracciando l'altro e stringendolo al suo petto. Castiel sorrise a sua volta.

"Se ti scusassi di nuovo così, non mi dispiacerebbe, sappilo"

Destiel One shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora