Questa OS è parecchio OOC. Giusto per avvisarvi.
La tempesta imperversava all'esterno del bunker, tanto da far tintinnare i vetri. La camera di Cas era scossa dai tuoni, ma l'angelo era tranquillo e, in quel poco silenzio che riusciva a trovare, leggeva con la schiena appoggiata alla testiera del letto. I capelli, spettinati, continuavano a solleticargli la zona delle tempie e sbuffò per l'ennesima volta, scostando una ciocca ribelle. Fece per voltare pagina, quando la porta della sua stanza cigolò facendolo accigliare. I fratelli dormivano, quindi chi poteva essere?
La figura avanzò, finché alla luce della lampada non si chiarì un volto alquanto famigliare.
«Dean?» chiese l'angelo. Cosa ci faceva il cacciatore lì a quell'ora della notte? Il moro continuò a fissarlo notando come cercasse di non incontrare il suo sguardo. I suoi occhi saettavano dal comodino al libro e dal libro alla testiera per poi ricominciare da capo senza sosta.
«Dean, che succede? Ti senti bene?» tentò ancora, preoccupato. Il biondo aprì la bocca per rispondere, quando un tuono lo fece trasalire e un lamento angosciato si liberò dalle sue labbra. Da come spalancò lo sguardo, non era la reazione che si era aspettato di avere. Solo in quel momento, Castiel notò il cuscino bianco che stringeva al petto nervosamente. Sembrava un bambino, spaventato e vulnerabile, specialmente con i piedi scalzi e l'espressione aperta e sofferente.
«Hai paura del temporale» disse, senza alzare il tono alla fine: non era una domanda, ma, se il suo volto non lo faceva capire, sicuramente il leggero tremore della sua figura lasciava intendere il terrore del cacciatore. Dean non annuì, ma si avvicinò all'angelo dopo l'ennesima scarica di luce e al potente rumore che ne seguì e strinse gli occhi mormorando qualcosa sottovoce.
«Vieni qui» sussurrò Cas dolcemente. Un paio di occhi verdi si bloccarono nei suoi, incerti, ma il suo corpo parve meno esitante nel fiondarsi sul letto e appoggiare il capo sulla coscia dell'angelo che prese a carezzargli i capelli scombinati. Dean sospirò, abbracciando le gambe dell'altro e gemendo appena quando le ciocche della nuca vennero tirate con più forza.
«Raccontami qualcosa» sussurrò implorante dopo l'ennesimo tuono, che gli fece nascondere il volto nelle pieghe del pigiama di Castiel. Proprio non sopportava quel tempo, lo terrorizzava da morire. Era un cacciatore, ma quel lampo di luce seguito da un rombo agghiacciante lo faceva spaventare come poche altre cose.
«Vuoi sapere qualcosa in particolare?»
«Non lo so, qualsiasi cosa». Voleva solo sentire la voce graffiante dell'angelo e sperava che essa fungesse da ninnananna, combinata alle dita intrecciate ai suoi capelli. «Parlami del tuo ricordo preferito in assoluto»
«Il mio ricordo preferito, d'accordo» mormorò, sorridendo tra sé e sé raccogliendo ogni singolo frammento di memoria. «Ero in Paradiso e discutevo di qualche affare che ora non riesco a ricordare. All'improvviso, ogni allarme impazzì, si scatenò il caos e nostro Padre mi convocò con urgenza. Mi voleva affidare una missione importante, anche se all'epoca non ne avevo capito il senso e avevo addirittura cercato di discutere con lui, avevo cercato di discutere con Dio»
Sentì Dean esalare una risata e stringere la presa sulle sue gambe di tanto in tanto, forse preso dalla stanchezza.
«La mia missione era quella di salvare un'anima dall'Inferno. Ricordo di aver pensato che fosse pazzo nel mandarmi in quel luogo di dannazione e sofferenza: che ne sarebbe stato delle mie ali e della mia grazia? Lui insisteva perché compissi questo apparente suicidio e chi ero io per non eseguire? All'epoca, non avevo ancora questo senso di libertà, quest'idea di libero arbitrio» fece una pausa, in cui Dean percepì la sua agitazione. Il suo corpo si mosse a disagio, prima di raggiungere il cacciatore e sdraiarsi accanto a lui. Si sistemarono finché non furono entrambi con la testa sullo stesso cuscino a pochi centimetri di distanza.
«Sono partito e mi sono diretto verso l'Inferno, verso quel luogo che mi terrorizzava e mi faceva trasalire anche solo immaginandolo. E sai cos'ho visto lì, tra le anime più vili e sudicie, tra le fiamme e le grida strazianti?»
Dean scosse la testa, confuso. Dove voleva arrivare?
«Ho visto l'anima più bella e pura che potesse graziare i miei occhi fatta a pezzi da quei demoni e da tutti quei peccatori, che non avevano nemmeno idea del tesoro che stavano degradando. Quando ti ho salvato, è stato il momento più importante della mia vita, sai? In tutti i millenni trascorsi tra cielo e terra, tu sei la cosa più preziosa che il mio sguardo abbia sfiorato e farei di tutto per preservare quell'anima, Dean»
Il respiro del biondo si mozzò e il suo labbro inferiore iniziò a tremare sotto il peso di quelle parole. Dovette attendere qualche secondo prima di rispondere ed essere certo di non scoppiare a piangere.
«Non sai di cosa stai parlando, Cas. La mia anima è rotta, come lo sono io»
Castiel sorrise, sollevando la mano e appoggiandone il palmo sulla guancia di Dean, che inclinò appena la testa cercando quel calore confortante.
«La tua anima è danneggiata, ferita e sofferente, ma brilla di luce propria. Brilla con la tua gentilezza, il tuo amore per la famiglia, la tua dedizione ad aiutare chi ne ha bisogno. Ti rispecchia, sai?» chiese, sorridendo timidamente e abbassando lo sguardo.
«Che intendi?»
«Anche tu sei ferito e spesso sofferente» continuò toccando la spalla appena scoperta dalla maglia e seguendo il percorso di una vecchia cicatrice, «ma sei mozzafiato, Dean. Ho sempre bisogno di un attimo per riprendere fiato ogni volta che poso gli occhi su di te»
Ormai con le lacrime agli occhi, Dean si spinse in avanti e leccò le labbra dell'angelo chiedendo accesso in modo prepotente, cosa che Cas gli garantì in automatico. Sin dalla prima volta, i loro baci erano così naturali e contenevano così tanto amore che entrambi tremavano sotto il loro peso. I loro respiri ne uscivano sempre affannati e spezzati, le loro pupille si dilatavano tanto da far diventare gli occhi scuri di desiderio, le loro mani cercavano ogni lembo di pelle nuda disponibile.
Perso nel calore del corpo dell'amante, il cacciatore non si accorse nemmeno che la tempesta era cessata, lasciando spazio a una notte senza stelle. Appena si staccarono, si assicurò di stringere l'altro a sé, incastrando la testa tra il suo collo e la sua spalla per annusarne il profumo del bagnoschiuma. Cullato da leggeri sfioramenti di labbra sulla sua fronte, Dean si addormentò per primo, anche perché Cas non voleva perdersi quel momento. Il momento in cui Dean sembrava così contento e rilassato, il modo in cui le sue mani ancora stringevano la sua maglia, come il suo respiro si mozzava ancora quando appena l'angelo sfiorava le sue braccia, la sua schiena, il suo interno coscia.
Sorrise alla figura addormentata davanti a lui, si chinò ancora a baciarne la fronte e si fermò a osservarlo di nuovo. Qualche volta gli sembrava ancora impossibile poter avere tutto ciò: la fiducia di Dean, il suo amore più cieco, disperato e profondo. Ma sapeva anche che non poteva sprecarne nemmeno un istante, così continuò a fissarlo finché il sonno non prese anche lui fra le sue braccia e strinse a sé i due amanti.