Richiesta sempre di MisteriousWriter98 ❤
Non ho seguito esattamente la traccia, mi dispiace...«Sammy» borbottò, con sguardo assente. Sedeva sullo sgabello del bar e di tanto in tanto osservava la gente che gli passava alle spalle. L'alcol gli offuscava i sensi, ma voleva illudersi che questo servisse a dimenticare. A scordare ogni singola tragedia della sua vita. Cosa gli rimaneva ormai?
«Sammy» ripeté, strascicando le parole. La sua bocca sembrava così appiccicosa e il sapore che sentiva era orrendo.
«SAMMY» urlò alla fine, ottenendo un'occhiata preoccupata da parte del cameriere. Fece per scendere dallo sgabello, ma nel farlo urtò la bottiglia di birra che rotolò dal bancone, infrangendosi ai suoi piedi. Sarebbe anche caduto se una mano non gli avesse afferrato la spalla.
«Dean» lo chiamò il presunto proprietario dell'arto. O era semplicemente la sua testa che lo stava ingannando e gli faceva sentire cose inesistenti. La testa. Già, la sentiva fin troppo bene con tutta quella dannatissima emicrania.
«Dean» insistette la voce, prima che la mano applicasse la spinta sufficiente a farlo alzare in posizione eretta. Non appena la sua vista tornò nitida, Dean si scontrò con un paio di occhi color celeste.
«Ciao, angelo» biascicò. Castiel indurì lo sguardo e strinse la presa sull'uomo. «Vuoi unirti a me?»
«Basta così» ordinò, avvicinandosi. Non appena fu abbastanza vicino, passò la mano attorno alla sua vita. A causa dell'alcol, Dean barcollò e fece leva completamente sul corpo dell'amico.
«Hai gli occhi bluuuu» mormorò, spalancando i suoi, come un bimbo che vede le sue caramelle preferite.
«Così sembra»
L'angelo allungò due dita verso il cacciatore, che incrociò i suoi due smeraldi per vederle meglio quando si posarono sulla sua fronte. Due secondi dopo, era sdraiato sul suo letto nel bunker e Castiel sedeva accanto al suo fianco. A fatica, si mise in posizione seduta.
«Potevi lasciarmi anche lì, sai? Magari sarei riuscito a uccidermi con tutto quell'alcol» mormorò, stringendo i pugni. Le unghie aprirono la carne sui palmi. Il dolore fisico allievava quello interiore, se non altro.
«Non dirlo, ti prego» soffiò il moro, alzando lo sguardo bagnato. Il suo angelo stava piangendo. Per colpa sua. Era davvero una disgrazia su due gambe, santo cielo. Con mano tremante, delineò il contorno dello zigomo di Castiel che trattenne il fiato, sorpreso.
«Che stai facendo?» sussurrò, non volendo spaventare il cacciatore. Sembrava un bambino così facilmente impressionabile e innocente. Era difficile ricordare quegli occhi spenti, mentre fissavano le sue stesse mani sporche di sangue rosso e bollente. Si accorse troppo tardi della ridotta distanza tra i loro volti. Respiravano addirittura la stessa aria ormai.
«Ti osservo, Castiel» rispose avvicinandosi ancora. «Sei così sexy, tu nemmeno ne hai idea»
«Di cosa stai parlando? Sei ubriaco, Dean» tentò di farlo ragionare. Alzò la sua mano e levò quella del biondo dalla sua faccia, guadagnando solo un basso ringhio da parte dell'amico.
«Taci, okay?» fece un respiro profondo, che liberò appena le sue vie aeree da quell'intossicante odore di birra e disperazione. «Sarò anche ubriaco, ma forse l'alcol mi fa vedere le cose più chiaramente»
Di scatto, spinse l'angelo che finì di schiena sul materasso, rimbalzando. I suoi occhi erano spalancati per lo stupore e lo furono ancor di più quando il corpo di Dean coprì il suo.
«Ora vedo e capisco molte cose»
«Cose?» balbettò.
«Voglio baciarti» sibilò il biondo facendo cadere lo sguardo sulle sue labbra rosee e così invitanti.
«Dean-»
«Voglio baciarti, Castiel. Fino a perdere il fiato, fino a che le labbra ci fanno male e diventano rosse. Voglio spogliarti lentamente, scoprendo ciò che si nasconde sotto quel maledetto trench che ti ostini a portare. Voglio sentirti ansimare, vedere i tuoi occhi scurirsi per il desiderio mentre ci osserviamo famelici» mormorò sulle sue labbra, sfiorandole ad ogni parola, ad ogni singola lettera.
«Cosa- io- tu- di che stai parlando?» disse con voce più acuta del normale. Dean era sconvolto, d'accordo? Non poteva seriamente pensare quelle cose perché non essere corrisposto faceva meno male che pensare di provare le stesse cose e sapere di non potersi lasciar andare.
«Ti amo, idiota. E che tu ci creda o no, mi fai impazzire da anni e ora sei l'ultima cosa che mi resta. Non puoi abbandonarmi» sparò a macchinetta prima di baciarlo profondamente. Castiel sentì ancora il fiato appesantito dell'alcol mentre le loro lingue si avviluppavano insieme, inseguendosi e lottando. Ma in fondo, la loro relazione era sempre stata fondata su un continuo inseguirsi e lottare. Il cacciatore scese poi lungo la sua mascella, mordendo e succhiando la pelle. Non riuscì a trattenere un sorriso soddisfatto quando strappò un timido gemito da parte del moro. Morse lungo la giugulare e poi lasciò cadere la testa nell'incavo del suo collo, dove si fermò dopo un leggero sfioramento delle labbra. Rimase immobile a lungo, sospirando di tanto in tanto. Castiel cominciò a preoccuparsi dopo alcuni minuti.
«Dean, inizi a pesare. Ti senti bene?» disse, allarmato. Un leggero russare rispose alla sua domanda e riuscì a donargli un piccolo sorriso. Ovviamente, si era addormentato. Senza accorgersene, accarezzò i capelli biondi che solleticavano la sua guancia. Dean mugugnò qualcosa nascondendo ancor di più il viso nella spalla dell'angelo.
«Non ti abbandonerò mai, Dean»