Capitolo 2 - Qual è il tuo numero di scarpe?

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Mia madre iniziò a parlare, sentivo la voce ma non capivo cosa dicesse, ero troppo impegnata a fissare le mie belle scarpe.

«Francesca?!» mi chiamò lei all'improvviso.

«Si, cosa c'è?» le chiesi io smettendo di guardarmi le scarpe, e voltandomi verso di lei.

«Ti volevo presentare i proprietari del ristorante...» disse lei mentre io mi voltai di nuovo verso di loro, notando sul viso della ragazza un sorriso beffardo.

«E sticazzi??» pensai io.

Di solito erano entrambi i miei genitori a presentarsi ad altre persone, e al massimo c'era mio fratello, non io. Io mi tenevo sempre alla larga da possibili nuove conoscenze, non sapevo bene il perché ma da piccola non ero così. Avevo tanti amici, anche fuori dalla scuola, quando iniziai le superiori invece iniziai a chiudermi di più, era difficile da spiegare, non sapevo nemmeno io come spiegarmelo. Una volta facevo amicizia facilmente ma crescendo iniziai ad isolarmi dal mondo intero, tralasciando gli amici che già conoscevo. In quel momento però mia madre era sola, mio padre era impegnato col suo nuovo cellulare mentre mio fratello collaudava ogni tipo di giostra, così dovetti sacrificarmi io.

«Questa è mia figlia, Francesca...» mi annunciò mia madre, manco fossi la regina d'Inghilterra.

«Piacere signorina, io mi chiamo Tom Sabatini, lei invece è mia moglie Carla...» disse l'uomo facendo un cenno col capo verso la donna accanto alla ragazza, mentre io sorrisi educatamente. «Lei invece è nostra nipote, Alessandra, la figlia maggiore di mio fratello!! Aveva bisogno di un lavoretto durante le feste e le abbiamo proposto di darci una mano, i suoi genitori sono fuori città e noi ci prendiamo cura di lei...» mi spiegò l'uomo.

«Si, certo, perché non le dici anche qual è il mio numero di scarpe a questo punto??» gli chiese Alessandra abbastanza infastidita.

«Perché cosa ho detto??» chiese l'uomo confuso.

«Oh non so, guarda, forse la parte in cui le spieghi che questo è solo un lavoretto di pochi giorni, anche se lo so che lo fate solo per controllarmi, oppure quando le hai detto che i miei genitori sono fuori città... Cosa vuoi che gliene freghi a loro di queste cose?? A loro importa solo che io faccia bene il mio lavoro, il resto sono solo inutili dettagli!!» rispose lei col tono particolarmente duro.

«Alessandra, cara, non te la prendere con lui. Sai che gli piace chiacchierare...» le disse la zia provando a tranquillizzare la nipote.

«Vuole chiacchierare?! Bene, allora che parli dei fatti suoi, non dei miei!!» ribatté lei voltandosi di spalle, come per andarsene ma la donna la fermò prendendola per un braccio.

«Non è educato andarsene nel bel mezzo di una conversazione...» le disse mentre io provai a non guardarle, mi sentivo di troppo ogni volta che qualcuno litigava davanti a me.

«Ma noi non vogliamo disturbare, sappiamo che avete un sacco di cose da fare quindi vi lasciamo al vostro lavoro...» dissi alla fine prendendo mia madre per un braccio, provando ad allontanarmi da loro, ma la donna mi interruppe.

«No, aspettate. Tua madre ci ha detto che potresti trovare qualcosa nel menu che non ti piace, quindi volevamo sapere se ti va bene comunque il menu classico o se vuoi quello per bambini...» disse lei porgendomi il menu.

«Cosa?!... No no, mi va bene quello classico!!» risposi io senza prendere il menu dalle sue mani. «Non sono più una bambina, ormai sono grande!» aggiunsi.

«Si, certo...» commentò Alessandra sarcasticamente a bassa voce, ma io la sentii lo stesso, anche se feci finta di nulla.

«E' Giulio quello che non mangia nulla!!» ricordai a mia madre.

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