Capitolo 10 - Quando avevo la tua età...

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Io mi misi subito seduta sul letto e poco dopo mio padre spalancò la porta, mi fece venire un colpo anche se sapevo già che stava arrivando. Un giorno avrebbe di sicuro buttato giù la porta, la apriva sempre in modo troppo violento, soprattutto quando era incazzato.

«Dove sei stata??» mi chiese subito entrando dentro e fermandosi davanti a me.

«Da un'amica...» risposi io cercando di alzare lo sguardo su di lui, anche se a volte riusciva a farmi davvero tanta paura.

«Ah si?! E chi è quest'amica??» chiese lui sospettoso.

«Una di scuola, con cui non parlavo molto, ma era l'unica nella zona che non era ancora partita...»

«Quindi ora è partita??» chiese lui come se avesse intenzione di andarla a cercare.

«Si, è andata in stazione dopo avermi riaccompagnata a casa...» risposi io.

«Va bene, beh non ti azzardare mai più ad uscire da quella porta se non hai intenzione di tornare!!» mi disse lui prima di abbracciarmi.

Era un abbraccio strano, mio padre non mi aveva mai abbracciata. Non avevamo mai avuto un contatto fisico "affettuoso", gli unici contatti fisici erano gli schiaffi che mi dava di tanto in tanto, ma nulla di bello. Poco dopo uscì dalla mia camera e mi lasciò stare per un bel po', fino al ritorno a scuola.

Quando mio padre uscì dalla mia camera, io presi il cellulare e chiamai il mio fidanzato. Non vidi Alessandra in quelle settimane, anche se andai spesso a cercarla al ristorante, ma non la vedevo mai. Nemmeno a casa sua la trovavo, era come scomparsa nel nulla e io stavo male. Al mio fidanzato spiegai tutto ciò che successe in quel ristorante, anche se non gli spiegai cosa provai in quei momenti. Lui mi capì, o almeno così disse.

«Tuo padre esagera sempre!!» disse ridendo.

Se mio padre lo avesse sentito avrebbe di sicuro cambiato parere su di lui, ma per fortuna non sentì nulla. Per lui Cristian era un santo, già solo perché stava con me, lo trattava come se fosse suo figlio. A me non dava molto fastidio, cioè trattava bene lui, si preoccupava per lui in modi che per me non fece mai, quindi un po' di fastidio mi dava, ma dopo 18 anni di rotture di coglioni non me ne fregava più di avere o no il suo affetto. Nemmeno ne aveva da dare!!

«Ci vediamo tra una settimana!!» aggiunse Cristian prima di staccare la chiamata.

I giorni passarono velocemente, quella era l'ultima settimana di vacanze che ci restava, era il primo dell'anno. Il primo giorno di un nuovo anno pieno di rotture di scatole. Io quell'anno dovevo pensare anche a diplomarmi, ma non avevo proprio la testa. In quella settimana andai ogni giorno sotto casa di Alessandra, ad orari diversi, ma non la trovai mai, la donna che mi rispondeva mi diceva sempre che lì non c'era nessuna con quel nome, ma io sapevo che mentiva, o almeno lo speravo. La sua auto era sempre lì, in quel parcheggio, e io non potevo essermi sognata tutto. Ma non mi persi d'animo, continuai ad andare sotto casa sua ogni giorno. Quel giorno andai di sera, verso le 18, circa. Speravo che quella donna se ne andasse e lasciasse rispondere Alessandra, perché io ero sicurissima che lei fosse lì. Conoscevo il suo cognome solo perché lo vidi di sfuggita sul campanello vicino alla sua porta di casa, ma la donna continuava a dirmi che non c'era. Fece così anche l'ultimo giorno di vacanza che persi sotto casa sua.

«Si?! Chi è?» chiese lei.

«Ehm, scusi, c'è Alessandra?» chiesi io.

«Ancora tu?? Guarda che se non la smetti chiamo i carabinieri, qui non c'è nessuno che si chiama Alessandra!!» ripeté lei.

«Li chiami pure, io verrò comunque ogni giorno a chiedere di lei, anzi, verrò anche di notte!!» dissi io, stufa di quei suoi continui rifiuti.

«Dovrebbe essere una minaccia??» mi chiese lei col tono abbastanza infastidito.

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