Capitolo 53 - Siamo qualcosa di perfetto!

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Il dottore chiuse la porta, io feci alcuni passi indietro e poi mi lasciai cadere a terra, con le spalle contro una colonna. Mi misi le mani tra i capelli, le ginocchia all'altezza del petto e le lacrime continuarono a scendere sul mio viso. Non riuscivo più a fermarle, i sensi di colpa erano così tanti. Poi quei suoni... Cos'era successo?? Era morta?... Cavolo, nemmeno volevo pensarla una cosa simile, anche se in quei pochi minuti divenne un pensiero fisso. Gli infermieri continuavano a monitorare la situazione, i genitori di Francesca sembravano decisamente preoccupati, anche il padre in un certo senso. Laura e Fabio erano in piedi, accanto a me, ma anche loro non riuscivano a smettere di guardare verso quella finestra. All'improvviso i medici smisero di muoversi velocemente in quella piccola stanza, e uno dopo l'altro uscirono. Mentre i due dottori rimasero per altri pochi istanti lì dentro.

«Se l'hai uccisa tu sarai la prossima!!» disse il padre di Francesca voltandosi verso di me.

Forse dovevo iniziare a prendere sul serio quelle minacce, forse dovevo pensare che lo avrebbe fatto sul serio, ma almeno sarei potuta restare con Francesca per sempre, no?!

Però poi altrettanti dubbi si impossessarono della mia testa, come al solito. Non capivo come diavolo avessi fatto a creare tutto quel casino. Io le avevo solo parlato, lei mi strinse la mano, o comunque una parte, e all'improvviso quello... Speravo davvero che non fosse morta, non perché avessi paura di suo padre, ma perché avevo paura che mi lasciasse vivere con quei dannati sensi di colpa, e non sarei sopravvissuta a lungo senza di lei. Quei due dottori alla fine uscirono, si fermarono davanti alla porta e ci guardarono.

«Bene, a quanto pare vostra figlia sta reagendo davvero bene, fin troppo anche, come avete potuto notare...» disse la dottoressa.

«Quindi come sta?» le chiese il padre di Francesca, l'unico che riuscisse a parlare.

«Sta bene, anzi più che bene. Se quella ragazzina continuerà a parlarle, in meno di una settimana riuscirà già a svegliarsi, se reagirà allo stesso modo!!» rispose lei avvicinandosi a me. «Non piangere, non è successo nulla. Lei sta bene, ha sentito la tua voce e ha reagito di conseguenza... Deve tenerci proprio tanto a te...» aggiunse abbassandosi di fronte a me e poggiandomi una mano sulle ginocchia.

«Già...» dissi io asciugandomi il viso.

«Dai, alzati.» continuò lei alzandosi in piedi e porgendomi la mano.

Io la presi e mi alzai di fronte a lei. In fondo non era così male, ma nessuno era male dopo che si conobbe il padre di Francesca.

«Beh adesso potete anche andare, qui non potete fare più nulla, ma potete tornare durante l'orario di visite...» commentò il dottore verso i genitori di Francesca. «Dalle 17.00 alle 19.00!»

«Va bene!!» rispose la madre di Francesca.

Lei e suo marito rimasero lì a parlare con i dottori, mentre io, Fabio e Laura uscimmo dall'ospedale. Non ero felice, ma ero sicuramente più serena. Se mi fosse bastato parlarle per farla svegliare allora sarebbe stato facile, ma non ero sicura che fosse così facile. Non credevo fino in fondo alle parole di quella dottoressa, e fino a quando Francesca non si fosse svegliata io avrei continuato a dubitare di lei.

«Ah tieni...» mi disse Laura quando entrammo nell'auto di Fabio, mentre mi porse il cellulare. «Ha chiamato tua madre quando eri dentro!»

«Bene, le hai risposto?» le chiesi mettendomi il cellulare in tasca, mentre Fabio mise in moto e ci allontanammo da lì.

«No, non sapevo cosa dirle e ho notato le altre 10 chiamate perse, tutte sue... Mi sa che quando arriverai a casa te ne dirà tante!!» commentò lei.

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