Capitolo 32 - Volevo che lo sapessi...

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Restammo su quel letto per un indecifrabile periodo di tempo, accarezzandoci il corpo e baciandoci. Ci baciammo così tanto che quando ci fermammo avevo le labbra doloranti, ma avrei continuato per altre cento ore. Lei si sdraiò sulla pancia, con la testa sul cuscino, mentre ci coprimmo leggermente con le lenzuola, ma la sua schiena era quasi completamente scoperta. Io ero distesa accanto a lei, con la mano sinistra che mi teneva la testa rivolta verso il suo corpo. Non riuscivo a smettere di guardarla, era così bella, ed era mia, tutta mia... Solo mia!!! Mi sentivo così felice che avrei voluto urlare dalla gioia. Sentivo il mio cuore che continuava a battere forte, e non era normale. Di solito i battiti cardiaci non si sentivano, a meno che non ci si metteva una mano sul petto, o in altri punti, ma io riuscivo a sentire il mio anche senza toccarlo, anche senza pensarci. Lui era lì, mi stava dicendo che avevo fatto la scelta giusta, che per una volta in tutta la mia vita avevo fatto qualcosa di sensato. Scorrevo su e giù l'altra mano sulla sua schiena senza pensarci troppo, probabilmente la stavo anche fissando.

«Ehi ragazzina, non te lo ha detto la mamma che non si fissano le persone??» mi chiese Alessandra ridendo.

Appunto!!

«Sei così bella... È difficile non fissarti...» le dissi io alzando il mio sguardo dalla sua schiena per guardare il suo viso.

«Senti chi parla!!» commentò lei poggiandomi una mano sulla faccia, sì, sulla faccia!! «Così mi puoi guardare...» continuò lei ridendo mentre io mi tolsi la sua mano dalla faccia poggiando la testa sul suo cuscino.

«Ti amo!!» le dissi voltandomi verso di lei e guardandola negli occhi.

Lei mi sorrise, mi accarezzò il viso e mi diede un bacio sulle labbra, ma a me non bastava. Mi aveva dimostrato già tanto, mi aveva anche detto che le piacevo, ma c'erano tanti modi in cui le poteva piacere una persona. Mi serviva una conferma, una parola, anzi due... Ma non volevo dirle nulla, non volevo che mi dicesse qualcosa solo per "accontentarmi". Magari era semplicemente un problema mio, un ennesimo dubbio inutile, e lei forse provava la stessa cosa.

«Che cos'hai?» mi chiese poco dopo, mentre io mi ero di nuovo persa nei suoi occhi.

«N-niente...» le dissi subito, abbozzando un sorriso. «Mi piacciono un sacco i tuoi occhi...»

«Grazie!!» disse lei arrossendo leggermente mentre io abbassai il mio sguardo sulla sua schiena.

Vidi una piccola parte del suo tatuaggio, poco sotto alle spalle, e mi fissai su quello. Quel colore nero sulla sua pelle ritornò di nuovo nella mia mente, e con lui anche la cicatrice che c'era sotto, di cui non sapevo praticamente nulla.

«Non mi hai ancora raccontato la storia del tuo tatuaggio, o comunque della cicatrice che c'è sotto...» le dissi pensandoci su.

«Non è importante, piuttosto, andiamo di là che ho una certa fame...» disse lei tentando di alzarsi velocemente dal letto ma io la presi per un braccio e la tirai verso di me, facendola atterrare con la testa sulla mia pancia.

«Cavolo!! Hai la testa dura...» le dissi ridendo.

«Mai quanto te che continui con questi discorsi!» rispose lei con un leggero tono infastidito.

«Perché te la prendi tanto? Voglio solo sapere cos'è successo, se non è tanto importante allora perché non me ne parli?» le chiesi io decisamente confusa.

«Proprio perché non è tanto importante non voglio parlartene!» continuò lei mettendosi seduta e dandomi le spalle.

Probabilmente non lo fece apposta, infatti continuava a tirarsi su le coperte, ma sul davanti ce le aveva, dietro no, e qualcosa dentro la mia testa mi diceva di insistere. Volevo sapere cosa fosse successo, volevo sapere perché aveva quella cicatrice, volevo capire quanto fosse lunga. Il tatuaggio le copriva quasi tutta la colonna vertebrale e, se lo fece per coprire la cicatrice, allora voleva dire che era davvero lunga. Io mi avvicinai a lei e l'abbracciai da dietro, come fece lei con me forse un'ora prima. Volevo che si sentisse al sicuro, che sapesse che poteva dirmi qualsiasi cosa, bella o brutta, io sarei rimasta comunque al suo fianco. La strinsi forte a me e le stampai un bacio sul collo, non volevo insistere, ma volevo che sapesse che io c'ero. Per qualsiasi cosa.

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