Capitolo 3 - Non ci conosciamo nemmeno...

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Quell'attesa mi stava uccidendo, anche se passarono solo venti secondi. Mio fratello non parlava, probabilmente era imbarazzato quanto me da quello che stava succedendo, ma nessuno era imbarazzato tanto quanto Alessandra.

«Ma è uno scherzo, vero?!» chiese lei con un sorriso nervoso.

«Si, è uno scherzo!!» risposi io. «Dai, lasciatela stare!!»

«No, non è uno scherzo...» disse Roberto guardandomi male. «Tu un fidanzato ce l'hai, lui perché non dovrebbe averne una??»

«Ce l'ho oppure no non ha importanza...» dissi sentendomi il viso che andava a fuoco. «Non è così che si fa... E poi la state solo disturbando!!» aggiunsi cercando un buon motivo per intromettermi nei loro assurdi piani.

«Ah, ti stiamo disturbando?!» le chiese Nico.

«Beh no, cioè si, in un certo senso... Io sto lavorando, ma grazie comunque della proposta!» rispose lei mettendo dei piatti uno sopra l'altro.

«Quindi ci penserai?» continuò Roberto.

«A dire la verità devo rifiutare, ho già un fidanzato...» disse lei prendendo quei piatti in mano.

«Davvero??» chiese Nico un po' deluso.

«Già!! Mi dispiace...» disse lei allontanandosi dal nostro tavolo.

I miei cugini non dissero più nulla, rimasero senza parole, mentre lei portò i piatti in cucina. Io provai ad essere il più naturale possibile, almeno esteriormente, dentro di me stavo festeggiando allegramente, manco fosse il mio compleanno.

«Scusa Giulio!!» gli disse Roberto. «Non avevo messo in conto questa possibilità...»

«Non ti preoccupare!» rispose lui.

Tra una portata e l'altra, mentre alcuni miei cugini erano fuori (seguiti dallo sguardo vigile di uno zio di mia cugina), all'interno si stavano svolgendo dei balli e alcuni canti al karaoke, e io non ce la facevo più.

«Non c'è un modo per far andare in corto circuito tutto quanto?? O almeno solo la musica...» chiesi ad Alessandra qualche ora più tardi, quando al tavolo rimasi solo io a fissare i miei parenti che si divertivano.

«Credo proprio di no, però dai... Puoi sempre unirti a loro, vai lì, canta, balla, divertiti insomma!! Sei l'unica seduta a tavola, persino i tuoi nonni sono in pista a scatenarsi!!» mi disse lei sorridendo.

In effetti anche i miei nonni erano in pista a ballare, mio nonno cantò anche una vecchia canzone a mia nonna, avevano quasi 80 anni a testa ma insieme sembravano sempre due ventenni. In quel momento ero io l'ottantenne!!

«Beh loro non hanno in testa ciò che ho io, quindi per loro è facile divertirsi... Io non ce la faccio!» le dissi quasi soprappensiero.

«E cosa c'è che te lo impedisce??» mi chiese lei.

Io mi voltai verso di lei ed incrociai di nuovo il suo sguardo. Ogni volta che i miei occhi incontravano i suoi non riuscivo mai a non incantarmi, e quella volta non fu diversa.

«Ehi... Ci sei?!» mi chiese lei passandomi una mano davanti agli occhi.

«Si si, ci sono... Te l'ho detto, ho qualcosa in testa che mi blocca e non mi fa divertire, ma non posso dirti altro...» risposi io voltandomi di nuovo verso i miei parenti.

«Guarda che, anche se faccio la cameriera, potresti pensarmi come se fossi una barista...»

«In che senso?» le chiesi io un po' confusa.

«Beh i baristi di solito sono come degli psicologi, si mettono lì ad ascoltare i problemi della gente. E io potrei fare lo stesso, lì c'è il bancone del bar, se vuoi!!» mi disse sorridendo e facendomi segno a pochi metri da noi.

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