I miei genitori mi guardavano da dietro quel cancello, mentre io provavo a cercare una via d'uscita alternativa. Le uniche cose che mi dividevano da loro erano una trentina di ragazzi, che nel giro di pochi minuti si sarebbero tolti dalle scatole, poi c'erano anche cinque gradini, che non volevo assolutamente scendere, il cancello, e pochi metri che dividevano quest'ultimo dalle scale.
«Qualcosa non va?» mi chiese Alessandra mentre loro tre si fermarono su un gradino più basso.
«Beh guarda là...» le dissi facendo un cenno con la testa verso i miei genitori.
«Oh, ma guarda un po' chi c'è...» commentò lei sorridendo. «Bene ragazzi, alzate la mano destra lentamente e fate una rotazione dall'esterno all'interno in modo altrettanto lento!» disse alzando lentamente il suo braccio, ma io scesi accanto a lei e la fermai.
«No no, ferma!!» le dissi prendendole il braccio facendo attenzione alla mano che comunque le faceva male. «Che cosa vuoi fare?»
«Un saluto regale per dei regali idioti, no?!» chiese lei sarcasticamente.
«Senti, non mi va di fare una brutta figura davanti all'intera scuola!!» le dissi lentamente mentre lei sorrise.
«E credi davvero che loro non ne siano capaci? Hai visto come si è comportato tuo padre all'incontro scuola-famiglia, o anche al ristorante, credi che qui cambi qualcosa?» continuò Alessandra guardandomi negli occhi.
«In effetti ha ragione...» commentò Laura.
«Si, ok, avete ragione. Mio padre è il primo capace di farmi fare brutte figure ovunque, ma cosa volete che faccia?? Quella è l'unica uscita della scuola, e loro ci sono proprio davanti!!» dissi io cercando di tenere un tono calmo, ma quando c'erano loro riuscivo sempre ad agitarmi.
«Beh noi siamo con te, qualsiasi cosa facciano non gli permetteremo di lasciarti andare con loro!» disse Fabio dandomi una leggera pacca sulle spalle.
«Grazie... Va bene...» dissi facendo un respiro profondo. «Andiamo!!» esclamai iniziando ascendere le scale.
Insieme a loro mi avviai verso il cancello e quando lo oltrepassai feci finta di non vederli, ma mio padre mi prese per un braccio e mi fermò proprio lì davanti.
«Potresti almeno salutare...» disse con quel suo solito tono duro, come se gli dovessi qualcosa.
«E tu potresti anche fregartene di me, come negli ultimi 18 anni.» commentai io liberando il mio braccio dalla sua presa.
«Vuoi davvero ricominciare questo discorso insensato?» mi chiese lui quasi ridendo.
«Io non voglio ricominciare nulla con te, soprattutto non voglio parlarti!» risposi io tentando di reggere il confronto con il suo sguardo.
«Senti, Francesca, noi vogliamo solo che tu torni a casa...» disse mia madre con un tono calmo, lei era quella che provava sempre a calmare la situazione, ma in quel momento non dovevano proprio essere lì.
«E perché mai?? Non avete i soldi per pagarvi una donna delle pulizie?» gli chiesi io sarcasticamente.
«A noi non serve una donne delle pulizie!!» contestò mio padre.
«Ah no?! Giulio ha imparato come si usa una scopa? O lo hai imparato tu?!» continuai io sempre più sarcasticamente, ma con un tono fin troppo alto, così tanto che alcuni ragazzi si voltarono verso di noi.
«Ascoltami bene, ragazzina...» disse mio padre, ma Alessandra lo interruppe.
«Solo io posso chiamare "ragazzina" questa ragazzina!!» disse con un tono che non capivo se fosse sarcastico o serio.
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Prima di te...
RomanceSu Amazon e vari store online. Quella fottutissima pioggia, quella maledettissima voglia di restare lì in piedi in mezzo a quel temporale anche a costo di inzupparmi completamente i vestiti, o anche solo per farmi venire qualcosa. Ho sempre amato l...