Capitolo 2

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Dylan.

-vieni- apro la porta e la faccio entrare dentro. Siamo entrambi zuppi di acqua e abbastanza confusi. Non posso fare a meno di notare i suoi occhi tristi. Sembra terrorizzata, sembra paralizzata. Non so che fare adesso.

-vai a farti una doccia, puoi dormire qui se non vuoi tornare a casa tua- le dico.

-grazie..- sussurra.

-per i vestiti...puoi prenderti qualcosa dal mio armadio- bisogna sciogliere il ghiaccio -oppure non vestirti affatto-

-sei un maiale- sorride lievemente. Uno spiraglio di luce attorno a tutto quel buio che si è creato. È meravigliosa quando sorride. È proprio vero che i sorrisi, quelli veri, di chi ha sofferto molto durante la vita sono i più belli del mondo. Per me, in questo momento, quel piccolo sorriso, quel piccolo accenno di sorriso, è stato, forse, anzi no, in assoluto, il più bello che abbia mai visto.

-prendi quello che vuoi- le indico l'armadio e lei esce una felpa enorme e un paio di pantaloni di tuta.

-vado e torno- dice ed esce dalla stanza.

Okay. Dormirà nella mia stanza, nel mio letto, sotto il mio stesso tetto, vicino a me. Cazzo mi sto eccitando parecchio. Sembro una bimba di sei anni davanti a un paio di scarpe della Lelly Kelly. Si, il paragone non è esagerato.
Okay, okay, okay. Oh cazzo!
C'è un calzino sotto al letto.
Oh merda, un paio di boxer vicino alla tenda.. speriamo che non apra il primo cassetto, c'è un pacco di preservativi aperto. Ne avrò usati si e no due di quello.

Ecco, precisiamolo, di quel pacco.

Mi tolgo le scarpe e le ripongo in un angolo. Mi tolgo la maglietta e sto per togliermi anche i pantaloni quando mi ricordo di avere nel bagno una ragazza, precisamente la mia. E sapendo che non è proprio il momento adatto per mostrarmi nella mia nudità evito di levarmeli. Mi passo una mano fra i capelli. Un lampo, un tuono. Prendo una lampada da notte e la collego su di uno dei miei comodini e rimango soddisfatto per la luce che emana.

-io ho fini..- Victoria ritorna nella mia stanza ma smette di parlare. Mi volto verso di lei e la vedo completamente rossa e rotea gli occhi verso l'alto per cambiare direzione. Avvolta in quei vestiti che sono il doppio di lei, a piedi nudi sul pavimento. Sorrido istantaneamente. Sono senza maglietta. Mi avvicino a lei e la sento sussultare. Mi diverte vederla imbarazzata delle volte e la cosa che mi rende più felice è che si stia allontanando, anche se per soli pochi minuti, dal pensiero di sua madre.

-va bene - mi avvicino ancora di più e mi chino leggermente - vado a farmi una doccia io- le do un bacio ed esco dalla porta. Speriamo che passi la notte bene.

Quando entro nella doccia mi rilasso completamente ma subito mi balena in mente il viso di Victoria quando ha visto la madre.
Deve essere stato veramente dura, una brutta batosta che si poteva benissimo evitare.
E la cosa che mi fa insospettire di più è il fatto che quel professor Richard sappia tutte quelle cose di me, di mia sorella e non solo quelle di Victoria. Sembrava tutto come...studiato.
Non so come spiegarvelo ma ho una brutta sensazione, come se qualcosa di brutto, dopo tutto quello che già è successo, accadrà.
Le luci, il contatore è stato fatto saltare apposta, e guarda caso, proprio quando dentro casa c'era lei, Victoria, alla quale il buio evoca solo brutti ricordi e anche profondi attacchi di panico.

Esco dalla doccia e indosso il mio pigiama, un pantalone di una vecchia tuta e una vecchia felpa blu. Esco dal bagno e attraverso il corridoio quando una porta si apre e mia sorella Clarissa esce con in mano una bambola di stoffa.

-Fratellone..ho sete- dice strofìnandosi gli occhietti. Le ho sempre detto di portarsi con se una bottiglietta d'acqua così da non doversi alzare dal letto e scendere giù ma lei sembra non recepire il messaggio. Menomale che l'acqua la porto io di sopra.

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