Capitolo 8

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Dylan

Manca meno di due giorni a Natale e io ancora non ho un regalo per Victoria.
Li ho comprati per tutti, per Leila, per Leo, per Zac, per Taylor, per Dalila, tranne che per lei.
Non ho trovato nulla di bello e adatto. Né per natale né per il suo compleanno.
Sto girando per le gioiellerie per ora, sto aspettando che un lampo di genio colpisca la mia mente.
Collane troppo vistose, bracciali che pesano quintali...non mi sembra niente nello stile di Victoria. Servirebbe qualcosa di semplice ma allo stesso tempo di carino. Una cosa mi colpisce, in un angolo della vetrina della stessa gioielleria, una collana, anzi, due: cioè è una, ma si divide in due.

Deciditi.

-è per la sua ragazza?- mi chiede un signore anziano.

-sì, spero che le possa piacere- ridacchio.

-ne sono sicuro- mi ha sorriso porgendomi la busta incartata.

Sono appena uscito dalla gioielleria e sto salendo in macchina, questa volta non è quella di Victoria ma di mia madre. Mentre percorro la strada penso a cosa posso regalarle per il compleanno. Un'altra collana la escludo, quante ne dovrà mai indossare? Pensa Dylan, pensa..

Magari se ripensi all'ultima uscita..

Al centro commerciale?

Più o meno.

Ah! Quel negozietto di braccialetti dove le ho indicato quello fuxia.

Dove hai scoperto la sua data di nascita.

Io la sapevo.

Vergognati, bugiardo.

Volevo sapere se lei la sapeva.

...doveva essere idiota come te per non ricordarsi la sua data di nascita...

Decido di passare da quel negozietto e le prendo quel bracciale dalle perle blu che tanto le piaceva.

-dove sei?- rispondo al telefono che squillava. È mia madre.

-sto arrivando a casa- dico.

-muoviti, è quasi tutto pronto- e riattacca.
Sembra incazzata.
Porca buttana.

****

-cosa hai comprato per Victoria?- chiede mia madre seduta al tavolo.

-una collana- dico continuando a mangiare.

-bella idea, molto carina- mi sorride -oggi sono andata da Bea, il dottore ha detto che è in ottima forma, respira con regolarità e durante l'arco della giornata si è mossa ancora, certo, solo la mano, ma comunque vuol dire che risponde a qualche impulso nervoso all'interno del suo corpo- sorride ancora.

-si sveglierà- mio padre ha gli occhi lucidi.

- e io potrò chiederle scusa- sussurro.

-non devi..-mia madre inizia.

-si, devo. È per colpa mia se si trova lì. Se solo avessi avuto i riflessi più pronti..-

-non avresti potuto fare nulla lo stesso-parla mio padre.

Lo stesso che quando è arrivato all'ospedale mi ha guardato con una sorte di disprezzo mischiato alla tristezza.

-forse, ma ciò non toglie che mi senta in colpa- dico e mi alzo da tavola.

Non ho più fame, ho solo voglia di buttarmi sul letto e addormentarmi al più presto.
Ed ecco come un solo ricordo possa rovinarti la giornata.
Ecco come il ricordo con il quale cerchi di convivere, può affogarti.

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