Capitolo 41

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Leila.

Leo è nella mia stanza sdraiato sul letto. Ci siamo addormentati assieme questo pomeriggio anche se avevamo in mente di uscire e andare al parco o in spiaggia, nonostante il tempo non fosse dei migliori.
Alla fine ha vinto il sonno e la stanchezza.
Ho appena mandato un messaggio agli altri, li ho invitati qui,visto che i miei genitori sono partiti ieri e mancheranno tutto il fine settimana per motivi di lavoro e con questa scusa potremo passare molto più tempo insieme e, senza problemi, loropotrebbero dormire qui.
Bhe..almeno la maggior parte. Manca Victoria. Ovviamente. Lei è da tempo ormai che non partecipa più a niente e per quanto noi cerchiamo di farla riavvicinare, lei si allontana sempre di più.
Ho un mal di testa terribile e sono abbastanza frastornata, mi sa di essermi addormentata molto profondamente.
C'è uno strano silenzio in giro, forse a causa di tutte le finestre chiuse e le tende tirate.
Osservo fuori, e in realtà non c'è nessuno.
La coppia che vive di fronte a me non c'è, la macchina è assente, e lo stesso per le altre case. Victoria sarà sicuramente a casa, altrimenti all'ospedale. So che va spesso lì. È capitato più volte che assieme alle altre la seguissimo per capire cosa facesse durante tutto il giorno.
Va all'ospedale a trovare la sua professoressa di arte Ashley, a trovare Bea e poi si rinchiude dentro casa senza uscire più neanche il naso. Non so cosa le prende e mi fa male vederla così. Lei, devo dirvi la verità, è la mia prima vera amica. Sono cresciuta con Dylan e Leo, con Dalila e adesso, grazie a Victoria, ho al mio fianco anche Lory.

Lei, Victoria, è uno dei miei punti di riferimento, perché nonostante il poco tempo che abbiamo passato insieme, quasi meno di un anno, lei mi è sempre, senza contare questo periodo, vicino.

Ricordo che mi ha colpito subito di lei: i suoi occhi e il suo sarcasmo, quel primo, ormai lontanissimo, quasi primo giorno di scuola. Sembra davvero passato tantissimo tempo da allora.

- ti hanno dato un copione?- questa è stata la sua prima domanda nei mie confronti. Una domanda che per poco non mi ha fatto esplodere in una risata catastrofica. Le avevo recitato a memoria quello che la preside voleva che si dicesse ad un nuovo alunno e lei s'è n'è accorta subito.

Il nostro rapporto è stato sempre un cresci cresci, con lei sono me stessa, come lo ero e lo sono con Leo, Dylan e adesso anche gli altri. Ricordo le prime volte assieme, a mangiare un panino qualunque o a guardare un semplice film, ricordo quando mi disse di sua madre: un giorno, di getto, senza mezze misure. Me lo disse con così tanta fretta che ci misi un po' ad assimilare il tutto. L'unica cosa che riuscì a fare in quel momento fu abbracciarla. Mi sono sempre sentita sola nella mia vita. Nonostante avessi molti amici, l'amore, e una famiglia.
Mi sono sempre sentita sola perché quasi ogni mese i miei partono e mi lasciano sola qui per anche due settimane intere.
Mi sono sempre sentita sola perché non mi sono mai fidata di tutti.
Ma adesso è diverso: adesso io so di non essere sola. Grazie a lei, grazie al mio Leo, ai miei amici. Victoria mi ha sempre aiutato e si è fatta aiutare senza però volerlo far capire a noi.

Ricordo quando mi ha chiesto come mi fossi innamorata di Leo e di come io abbia iniziato a parlare vedendo i suoi occhi, incastonati nei miei, ascoltare, studiare e recepire ogni parola che dicessi.

In questi giorni i suoi occhi gridavano "aiuto" e nonostante io e le altre cercassimo di aiutarla, lei ci spediva via con la tristezza nei suoi occhi. Non ho idea di cosa le sia preso.
Non ne ho davvero idea. avrei voluto che lei si aprisse a me come successe nella sua soffitta alcuni mesi fa. quando mi portò nel suo piccolo mondo composto da quattro pareti, qualche lucina, una finestra, un grande tappeto e i suoi innumerevoli quadri. In quei suoi quadri vedo lei nelle sue più piccole sfumature.
Vedo i suoi mille colori e il suo dolore più grande: l'abbandono.

Non dimenticherò mai il suo primo attacco di panico in mia presenza. Il suo gridare così forte da poter rompere i vetri della casa. Era un urlo disperato, straziato, squarciato. Proprio in quell'istante, a casa di Leo, capì quanto il suo dolore e la sua paura fossero forti e prevaricanti su di lei.

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