Capitolo 20

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Victoria.

Ora di arte. Finalmente.
Una brutta sensazione mi accompagna dal momento che ho varcato la soglia della classe di storia e ora che ne sono uscita sembra che questa sensazione non voglia passare. Odio tutto questo.
Prendo posto e quando la signorina Ashley entra per poco non scoppio in lacrime.
È pallida, molto più pallida di quanto non lo sia già di suo, molto magra e ha delle profonde occhiaie sotto gli occhi e sapete cos'è il bello in tutta questa situazione? Ha il sorriso stampato in faccia. Come sempre.
A volte vorrei avere della forza in più, essere in grado di affrontare tutto con il sorriso, essere sempre felice, qualsiasi cosa accada ma mi accorgo che....non mi è possibile. Non ci riesco.

Forse la mia è una forza diversa dalla sua, forse io sono più propensa alla chiusura in me stessa, alla finta indifferenza e al dolore interno e silenzioso. Il suo è diverso, evidentemente.
Lei sorride nonostante il dolore, lei è forte, nonostante il dolore, lei sorride nonostante sa che morirà di certo.

-voglio che oggi rappresentiate una gioia improvvisa. Un qualcosa, un gesto, una persona che vi ha recato una grande gioia.- una gioia improvvisa? Non saprei proprio cosa dire o rappresentare. Potrei rappresentare...mi blocco non appena vedo la scena. Non respiro e tutto accade velocemente. La signorina Ashley si accascia per terra. trema. Tutti ci alziamo in piedi e io mi fiondo vicino a lei spintonando tutto e tutti. È fredda e gli occhi sembrano vuoti. Una paura mi prende e l'unica cosa che riesco a fare è gridare di chiamare un'autombulanza.
Lory è vicino a me e mi stringe la mano. Piange. Io non lo faccio. Devo essere forte anche per lei.

La signorina Ashley trema ancora e io la prendo per mano, a questo contatto lei la stringe così forte da conficcarmi le unghie nella carne. Non grido, non la strattono, non la ritiro, ma la mantengo e basta. È come se il suo dolore attraversasse anche il mio corpo.

-andrà tutto bene- le sussurro appena e lei annuisce leggermente fra i numerosi tremori.

L'autombulanza arriva dopo cinque minuti esatti e la signorina Ashley sembra aver ripreso coscienza. Sono sul mezzo assieme a lei. Lo ha chiesto espressamente e io ho accettato. Sono nervosa e una paura mi assale. Non so bene di che cosa ho paura ma ho paura.

****

La brutta sensazione non mi abbandona neanche quando arrivo a casa, due ore dopo. La signorina Ashley è stata ricoverata e collegata a un macchinario che le tiene sotto controllo il cuore. Le sono stata vicina in tutto quello che ha passato, dalle ecografie alle diagnosi. Tutto. Mia madre e le ragazze sono in salotto e io sul letto cerco di addormentarmi. Sono stanca e ho un disperato bisogno di dormire. Fuori dalla finestra un lampo illumina tutta la stanza e la tenda viene spostata pesantemente dal forte vento che tira. Sono costretta ad alzarmi per chiudere la piccola fessura di finestra che avevo lasciato aperta per poter sentire il rombo del motore della macchina di Leo. Segno che Dylan è a casa.
Un altro lampo.
Un tuono, molto forte.
Mi siedo sul letto e continuo a fissare il soffitto che a ritmi quasi regolari viene illuminato dai lampi. Cerco di rilassarmi e di chiudere gli occhi ma non ci riesco. È come se da un momento all'altro succedesse qualcosa. Come se il mio corpo sia sicuro che succederà qualcosa.

-ehi Victoria?- la porta della mia stanza si apre e compaiono Lory assieme a Leila e Dalila.

-ehi- sorrido e loro si sdraiano accanto a me.

-adesso direi che è il momento di alzarsi e fare due passi, ovviamente non fuori ma dentro casa. Scendi almeno le scale santissima ragazza! Tuo padre è di sotto, non gli rivolgi la parola da non so quanto- Leila sbraccia e alza gli occhi al cielo.

-okay, okay, ho capito- dico e mi sollevo appena -andiamo giù- mi cambio ed indosso un paio di legghings neri, una felpa e metto sui piedi un paio di calze alte fin sotto il ginocchio rigorosamente sopra il tessuto dei legghings.

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