Capitolo 30

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Victoria.

È stato difficile, molto difficile fare la fredda e attraversare il cortile in fretta senza neanche salutare i miei amici. Quando arrivo in classe il telefono vibra nella mia tasca e,come al solito, un brivido di freddo ha attraversato il mio corpo  .

Messaggio da sconosciuto:

" hai ancora tre giorni per sbarazzarti dei tuoi insulsi amici, se non ci riuscirai ci penserò io. Non so se ti conviene. A te la scelta."

Come se non ci bastasse ci voleva anche che Dylan si intromettesse.

-tu per ora..sei la mia unica certezza- gli ho detto in un attimo di panico. Non sapevo che altro fare. Non sapevo che altro dire se non, in un certo senso, la verità più assoluta. Lui, per ora è la mia certezza e non so per quanto tempo durerà. Non so se avrà altri piani in mente colui che mi sta minacciando e la cosa mi preoccupa parecchio.

-bene, allora vuol dire che il "nessuno" si allargherà- dice con gli occhi spenti. Odio questo momento. Odio quello che è successo e odio quello che sta succedendo. Non riesco a non pensarci.
Ha ragione però.
Lo capisco, in un certo senso. Si sente escluso e preso in giro. Come posso fargli capire che lo amo, che tengo a lui e che tengo pure agli altri?
Come posso fare?
Porto gli occhi in alto, osservo il pallido soffitto in cerca di una risposta ma non trovo nulla, bianco. Puro e pallido bianco.
Che odioso momento.

Dylan s'è n'è andato. Mi ha lasciata sola, qui.
In questa stanza.
Manca circa un quarto d'ora per il suono della campana e tutto intorno a me sembra così tanto freddo..

La porta si apre e Chris compare di fronte a me. È sempre lo stesso, non cambia. Occhi azzurri e viso angelico e strano.

-Buongiorno- mi saluta con un sorriso. Rispondo con un cenno. È un pò che non gli parlo. Dopo la litigata che ha provocato fra me e Dylan non gli ho più dato retta anche se adesso, devo dire la verità, non mi provoca nulla. neanche rabbia.

-come va? È molto che non ci si vede- si siede sulla sedia vicino alla mia.

- va bene- esco dalla mia borsa un quaderno a righe e una penna e inizio a scarabocchiare.

-non mi sembri molto convinta- si allunga sulla sedia e mi fa sorridere amaramente. Non sono più tanto brava a fingere dopo così tanto tempo.

- sono stata meglio. Molto meglio- ricordo i miei ultimi mesi qui.

-vuoi parlarne?- chiede.

-no, tutto okay. Passerà.- spero. Lo spero con tutto il cuore.

-cambiamo discorso, allora. Quando ci vediamo per completare il progetto?- chiede. Il progetto, è vero. Mancano circa due settimane per la consegna e anche se mana pochissimo abbiamo bisogno di tempo, abbastanza tempo.

-non so, che ne dici della prossima settimana?- chiedo- sempre a casa mia, un lavoro di un'ora al massimo?-

-hai un debito nei miei confronti, non ricordi?- chiede.

-cioè?- chiedo io.

-una cena a casa tua- vero. Ha ragione. Avevamo fatto una specie di " accordo" l'ultima volta. Quando lui mi aveva baciata, quando lui aveva combinato tutto quel pasticcio e dopo aver rotto il vaso, quando mia mamma era ancora qui, con me. Quante cose sono successe in così poco tempo. Quante...quante cose sono cambiate e non è passato se non poco più di un mese. Adesso vivo nella paura, vivo nel terrore e mi guardo sempre intorno.

-ricordo- ammetto.

-mi posso occupare io di tutto, basta anche una pizza.-

-vedremo- sorrido. La campanella suona e tutti entrano, compreso Dylan che posa più del dovuto gli occhi su di Chris.

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