Capitolo 9

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Victoria.

Ventiquattro dicembre, la prima vigilia di natale che passo con mia madre dopo otto anni.
Sembriamo una famiglia normale, è come se questi otto anni di inferno non fossero mai esistiti, come se tutto questo casino fosse solo un brutto sogno, un brutto ricordo.
Lo è in parte, è vero.
Ma è anche un brutto ricordo, il fatto che ogni vigilia oppure semplicemente, ogni giorno di natale io la passassi solo con mio padre.
Non che non mi sia sentita a casa, non che non mi sia sentita amata. Anzi, tutt'altro. Ma, sentivo che mancava qualcosa e quel qualcosa era mia madre.
Adesso che è qui dovrei esserne felice. E lo sono, ma solo in parte, anche questa volta.
Ha cucinato il pollo al forno.
Mio padre siede a capo tavola, mia madre a destra e io a sinistra del tavolo.
Lei indossa un vestito nero, mio padre un maglione blu e dei pantaloni eleganti, io una felpona e un paio di leggings.
Mangiamo in silenzio, ogni tanto lei alza lo sguardo e ci sorride come farebbe una madre e una moglie perfetta.
Mi sembra di stare in un sogno, di avere davanti ai miei occhi un'allucinazione.
Ma invece è tutto vero.
Non mi ha detto come mai se n'è andata. Ha detto solo di aver fatto molti sbagli. E io non le ho mai chiesto altro. Forse per paura, forse per codardia, oppure solo perché adesso è tutto finito.

Dylan.

Mezzanotte del ventiquattro dicembre. Mia sorella scarta i regali, delle bambole, delle barbie e altre cose altamente femminili.

Il telefono squilla.

Zac: Buon Natale ragazzi!

Augura Zac sul gruppo di Whatsapp e tutti rispondono con altri auguri. Siamo diventati un gruppo unito adesso, molto più unito. Forse è stata Victoria a farci unire così tanto, in fondo, è stata lei a portare da noi Lory e anche Dalila.
Anche se i suoi modi ogni tanto sono acidi o freddi, io so che lei ha un cuore, pieno di colori. Ricordo il discorso che ha fatto alla signorina Ashley e sorrido istantaneamente.

Salgo nella mia stanza ed esco nel balcone. La luce nella stanza di Victoria è accesa. Vuol dire che è ancora sveglia.

No, non farlo.

Invece si, lo farò.

Tu ti vuoi far uccidere da John, ne sono certo.

Probabile. Ma ho voglia di farlo.
Esco dalla mia stanza, prendo il cappotto, il regalo e apro la porta.

-Dove credi di andare?- mia madre è dietro di me.

-Ti sei bevuto il cervello?- mio padre spunta.

- ciao- cerco di svignarmela.

-ehi, ehi, ehi.- mia madre mi prende per la manica del cappotto -Vai da Victoria?- mi sorride.

-ehm..no- cerco di sembrare convincente.

-Vai figliolo- mi spinge mio padre - mia cara, entriamo. Non perdiamoci Clarissa aprire i regali- la tira dentro.

-ma caro..- mio padre chiude la porta e io scappo verso la casa di Victoria. Non mi va di bussare alla porta quindi decido di salire dall'albero. Se non fosse per questo robusto tronco non saprei come fare.

Cazzo. Stavo per scivolare.

Ben ti sta. Se John vede come scali questo coso per arrivare alla camera di sua figlia penso che lo taglia mentre tu sei sopra.

Zitta. Mi sconcentri.
In cima finalmente.
Busso al vetro e lei dopo essere balzata all'indietro apre la finestra sbuffando.

-esiste la porta, idiota- mi saluta e poi mi da un bacio a stampo. La adoro.

-non mi andava di fare le scale- dico semplicemente.

-meglio scalare un albero, giusto?- ride lei. È la cosa più bella che ho visto: il suo sorriso.

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