Capitolo 6

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Dylan.

Ritorno a casa e scrivo a Victoria: ehi, dove sei?

Mi affaccio alla finestra e vedo la sua macchina parcheggiata davanti casa sua.
Che sia dalla madre?
Decido di chiamare Leila ed accertarmene, di sicuro ne saprà più di me.

Tutti sanno sempre più di te, tesoro.

-pronto?- risponde al secondo squillo.

-ehi Leila, sai dov'è Victoria?- chiedo.

-sta parlando con la madre, non so quando sarà libera, è da molto tempo che è lì dentro- mi dice -ma cos'è successo? Sembri felice..- so che sta sorridendo per ora.

-sono tornato ora dall'ospedale- le comunico.

-come sta?- mi chiede.

-si è mossa Leila. Non l'ho uccisa non morirà...si risveglierà- dico sorridendo. Lei caccia un urlo e scoppia a piangere.

-Dylan io sono contentissima. Mancava a tutti...si sveglierà presto ne sono sicura, prestissimo e la potremmo riabbracciare tutti.- grida.

-ma che succede?- una voce in sottofondo parla.

-Non sei sola?- chiedo.

-c'è Lory-

-salutamela, adesso vado, se so qualcosa di Victoria ti faccio sapere, lo stesso fai tu- dico.

-Va bene- riattacco il telefono e mi butto sul letto.
Mia sorella si risveglierà, presto, forse, ma si sveglierà.
Adesso che ho questa certezza...potrei aspettare all'infinito, so che lei si sveglierà e continuerà a guardarmi con quegli occhioni azzurri e dolci. Come faceva un tempo.

Osservo la mia cicatrice, la squadro, sarà solo un brutto ricordo.

Sarà tutto un brutto ricordo.

Non dovrò più sentirmi in colpa, non più, non dovrò più aver paura di perderla, non avrò più il terrore di vivere come un assassino. Potrò riabbracciarla, potrò di nuovo stringerla a me. Ecco, io sarò lì, per lei.

Il telefono vibra.

Messaggio da Victoria : ho parlato con mia madre.

Messaggio a Victoria: usciamo stasera, mi sa che abbiamo molte cosa da dirci.

Messaggio da Victoria: alle otto sotto casa mia, puntuale, altrimenti sognati l'uscita con me, individuo.

Messaggio a Victoria: sissignora.

Sembra avere anche lei buone notizie. Meglio così, adesso è proprio l'ora che le nostre vite ritornino alla normalità. Sono stati giorni d'inferno, soprattutto ieri.

Anonimo.

-Hai trovato quello che ti ho chiesto?- chiedo al mio braccio destro.

-ancora no signore - mi risponde.

-ti ho detto che mi serve al più presto. Non importa come farai a trovarlo, ma devi farlo! Okay? Hai un mese di tempo, dopo di che ti ficcherò una pallottola nel mezzo della tua inutile fronte e ti farò fuori- urlo.

-si signore, farò del mio meglio-

-ci credo, sai già che non scherzo- scandisco le parole -hai il compito di trovarmi anche quello della madre-

-ma signore..- non deve osare..

-non osare obbiettare- gli punto la pistola carica alla testa.

-no, signore-

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