Capitolo 5

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Dylan

Ecco. Quello che temevo si è avverato. Adesso assieme ai miei amici sono in palestra e abbiamo incontrato anche Matt. È cambiato, e adesso, sempre di più, penso che sia anche e soprattutto per colpa mia. Adesso è sempre assieme a Chris e la cosa mi da molto fastidio perché io so che Matt è una persona buona e Chris non lo è affatto.
Non ci ha neanche salutato.
Quando ci ha visti, semplicemente, ha raccolto le sue cose e s'è n'è andato sbuffando e mormorando sotto voce.

-quel ragazzo è sempre più strano, già non parlava di suo quando era con noi, adesso scappa- dice Taylor.

-Non so che dirvi neanche io- Leo si fascia le mani e sembra pensare a molte cose.

-io penso che sia più importante pensare a questo mistero della corrente staccata- dice Zac.
Ogni tanto esce il cervello.

-bhe non sappiamo molto, solo che un uomo incappucciato ha tagliato i cavi- sbotta Taylor.

-sappiamo già qualcosa- dice Zac.

-una sola cosa in mezzo a tutte le altre milioni che tutti noi vorremmo sapere, no?- chiedo.

-sapevamo che non avremmo potuto trovare chissà quale informazione dalla signora Carla- dice Leo.

-io non pensavo però di trovarne così poche. Non siamo neanche riusciti a zoommare sulla targa perché era illeggibile- sono arrabbiato e inizio a tirare pugni al sacco. Loro continuano a parlare ma io non li ascolto. Tiro i pugni a quel maledetto sacco, mi sfogo, penso a Victoria, ieri notte, nel mio letto, vicina a me, al suo incubo che deve averla scossa parecchio, al suo dolore, a sua madre, a quella donna così simile a lei. Cosa ha fatto tutti questi anni lontana da casa sua? Perché s'è n'è andata? Tante domande si susseguono nella mia mente alle quali però non so dare risposta.
Dopo la palestra andrò da Bea, è parecchio tempo che non vado.

****

Sono le cinque e mezzo, esco dalla palestra dopo essermi fatto una doccia veloce e aver indossato i vestiti che avevo per la scuola e che, per fortuna, mi ero portato nel borsone. Prendo la macchina di Leo e parto verso l'ospedale, loro staranno in palestra un'altra ora e mezza e visto che piove userò la sua macchina, andrò a trovarla e la riporterò lì in tempo. Nel caso di un possibile ritardo, aspetteranno.
Varco la porta della stanza di Bea, ci sono ancora tutti quei macchinari appesi al suo corpo e Matt seduto accanto a lei. Non mi da neanche il tempo di salutarlo che si è già alzato e uscito dalla stanza senza proferire neanche una parola: adesso c'è solo Bea.
Mi da fastidio, mi da enormemente fastidio vederla in quello stato.
Ogni volta, osservo la mia cicatrice e penso "perché lei e non io?". Mi sento tremendamente in colpa. Avrei preferito milioni di volte trovarmi al suo posto. Tutto, purchè vederla felice.

-Bea, scusa se non sono venuto a trovarti...sono successe tantissime cose..- sorrido ripensando a tutto. Il bacio fra me e Victoria, la nostra serata a casa mia -le ho fatto vedere la tua stanza, era da tempo che non entravo. Sapeva di te, del tuo odore, del tuo profumo. Non abbiamo toccato più nulla da allora Bea, non abbiamo spostato neanche i libri che avevi sul letto e che quella sera avevi intenzione di leggere. Abbiamo solo chiuso la finestra e tirato la tenda. È impolverata, ma mamma insiste sul fatto che sarai tu stessa a sistemarla come vorrai quando ti sveglierai- sorrido -la madre di Victoria è tornata, ieri sera. È stato un brutto colpo per lei. Ha dormito da noi, nella mia stanza, e la mamma è andata su di giri-sembrava una ragazzetta eccitata davanti ad un paio di scarpe con il tacco- rido - ha insistito così tanto per vederla mentre dormiva che quando poi lei si è svegliata, se l'è trovata davanti.- rido.
Ma quando i miei occhi si posano sul corpo di mia sorella il sorriso scompare.

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