Francesca's Pov
Per la gita a Pompei non è successo granché da raccontare. Forse oggi, al cinema, riuscirò a riprendermi un po'.
Arrivo al solito posto e come sempre, ad accogliermi, c'è la professoressa.
Ci dirigiamo verso il cinema, poi la prof prende posto vicino a me e, con mia grande e soprattutto sgradita sorpresa, non verrà proiettato il film che era in programma, ovvero: "Noi e la Giulia", ma il film: "Selma: la strada per la libertà", che parla di un personaggio più che positivo quale è Martin Luther King, ma che si prospetta un film... alquanto violento oltre che triste, ergo l'ultima cosa che mi servirebbe in un momento simile.
Il film viene fatto partire e all'inizio sembra tranquillo poiché c'è un discorso di Martin, ma cambio idea non appena viene fatto saltare in aria un palazzo con dentro alcune ragazzine innocenti, che la sola colpa che avevano era quella di trovarsi là e parlare di acconciature per capelli!
Stringo il sedile talmente forte da rischiare di farmi male.
Dopo poco tempo Martin parte e un tizio, fingendo di volersi congratulare con lui, gli dà un pugno in faccia, cosa palese per il rumore e il gemito di dolore del malcapitato e, se possibile, resa addirittura più esplicita.
Il massimo della ribellione di quella gente è fermarsi davanti all'ingresso di non so che posto e restare là... e quei maledetti che si fanno chiamare anche poliziotti che fanno? Per un motivo tanto stupido li prendono a manganellate!
"Li stanno..." mi dice la professoressa, ma io inizio ad agitarmi sulla poltrona, sussurrando un: "N-non voglio saperlo...", e coprendomi tutto quello che posso coprire. Sposto fin troppo in fretta le mani dagli occhi alle orecchie, irrazionalmente.
Odio questo tipo di film: li odio da matti, perché li sento fin troppo. Devo uscire, e anche in fretta!
Sento qualcuno posarmi una mano su un braccio e riconosco subito quella persona: è Denise. Non dice niente a nessuno, mi fa semplicemente alzare e uscire.
Mi prende una Coca-Cola al bar e mi dice di mandarla giù per riprendermi.
"Denise... ti metterai nei guai." le dico.
"Che vuoi che me ne importi di finire nei guai se tu sei ridotta in questo stato?" controbatte lei.
Sento qualcuno venirci incontro correndo e quando la sento riprendere fiato la riconosco.
"Professoressa, per favore, non sgridi Denise" sussurro. "Lei voleva soltanto aiutarmi a riprendermi..."
Mi accorgo del fatto che c'è anche qualcun'altro: Carlotta. È incora in carrozzina per ora, ma sta facendo davvero molti progressi.
"Francy. Come ti senti?" mi chiede prendendo il mio braccio, quello con la mano libera dalla bottiglia.
"Sto meglio, non preoccuparti per me" le dico sforzandomi di sorriderle. "Professoressa, possiamo anche rientrare."
"Credo che non ti convenga." mi dice Carlotta.
"È vero, amica, anche perché il periodo è quello che è..."
Denise mi dice quelle parole a bassa voce, perché sa che mi dà fastidio toccare certi argomenti.
"Dai. Ti accompagno io, ma più che altro perché ti vedo ancora piuttosto scossa" mi dice Denise.
Detto fatto: è proprio lei a portarmi a casa.
"Facciamo così: adesso ti mando Alberto. Sono sicura che lui ti farà ridere."
"Però chiedigli se ha impegni!"
"Cavolo! Tu e la tua mania di non disturbare!"
Non me lo dice con tono di rimprovero, ma con una risata. È il modo più bello che possa capitarmi per farmi consigliare di non preoccuparmi troppo per chi ho intorno.
"Stai tranquilla, mi raccomando!" mi dice Denise per poi stamparmi un bacio su una guancia.
La sento allontanarsi ed entro nel condominio.
Alberto arriva dopo pochi minuti e appena gli apro la porta la prima cosa che fa è avvolgermi in un abbraccio. Gli abbracci degli amici sono bellissimi e non nego che non mi dispiace averne avuto uno da lui... ma non so cosa darei per essere stretta anche dalle braccia di qualcun'altro... avvolta da un calore diverso, con due labbra diverse premute contro una guancia e il battito di un altro cuore. Forse, però, in questo momento, ho bisogno di un abbraccio, punto e basta. Ho bisogno di un amico che sappia capire e so per certo che lui, come anche i fratelli, ne sarà in grado. Mi fido di lui.
"Va meglio?" mi chiede e quella frase, detta solo per interessamento al mio stato del mio animo, mi fa rabbrividire.
Quante cose sono successe per le quali mi sono sentita chiedere da lui se stavo meglio.
Dicendo "lui", però, non mi riferisco ad Alberto, per quanto lui sia un angelo spiritoso come lo è... cavolo, non è possibile!
"Va meglio, non preoccuparti." gli dico, e in parte è vero... in parte, certo, ma sempre vero.
"Se fosse del tutto vero non saresti tanto rigida" mi dice.
"R-rigida?" chiedo confusa.
"Sì Francesca, sei molto rigida... e dubito che sia per imbarazzo."
"Forse hai ragione... però io non. mi dovrei lamentare. Me la sono cavata."
"Perché dici questo?" chiede.
"Perché vedendo quel film ho pensato che i problemi che ho io sono piccoli. Ci sono problemi ben più gravi del dolore che sto provando ora..."
"Non esistono problemi più gravi o meno gravi, e lo sai. I problemi non vanno mai sottovalutati, fisici, morali o di qualsiasi altro tipo essi siano, capisci?"
Annuisco debolmente e lui mi chiede: "Ti va di uscire un po'?"
"D'accordo, perché no?"
Recupero la mia guida ed usciamo insieme.
Durante il tragitto parliamo del più e del meno, almeno finché Alberto dice: "Stai attenta!"
Io non capisco, infatti di colpo mi ritrovo in bilico e rischio di inciampare dopo aver urtato qualcuno. Mi sento afferrare per un braccio e rimettere in una posizione di equilibrio più o meno stabile. Barcollo ancora un paio di volte, infatti lui, perché so che è un lui, non mi lascia andare. Cerco di farmi uscire uno: "Scusami", ma è come se la stretta di quel ragazzo o uomo mi facesse uno strano effetto, al punto che, per chiedere scusa, scoppio a piangere. Mi sento tirare in un abbraccio e mi ritrovo a sentire un battito accelerato. I miei singhiozzi diventano più forti e mi sento davvero stupida a lasciarmi andare con qualcuno che probabilmente nemmeno conosco, ma non riesco a impedire ai miei occhi di versare lacrime.
Lui, però, non sembra infastidito, anche perché è stato proprio lui ad avvolgermi in quell'abbraccio.
Quando mi sono completamente calmata riesco a dire uno: "Scusami ancora", almeno decente. Forse la gente di quel parco ci sta guardando, ma a lui non importa.
Il motivo per cui lo so è una carezza che mi fa sul viso, come per dirmi che non è successo niente.
Subito dopo mi bacia la fronte, poi mi fa sedere su una panchina del parco in cui ci troviamo e se ne va. Non lo sento camminare, lui non fa rumore, però lo sento spostarsi.
Alberto's Pov
Assisto all'abbraccio tra Francy e Daniel, ma noto che luisi limita a stringerla e coccolarla, senza dire nulla, mentre lei piange. Non le parla, semplicemente la lascia sfogare.
Lei gli chiede di nuovo perdono e lui le accarezza il viso, le bacia la fronte e la fa sedere per poi allontanarsi. Mentre va via mi guarda con una faccia che sta a indicare: "Ti prego, non dirle chi sono!"
Quando lui sparisce dal mio campo visivo mi siedo accanto a Francesca e le prendo la mano.
"Alberto... chi era lui? Il ragazzo che mi ha abbracciata!"
Mio Dio... ora che le dico?
"Beh, non ne ho idea, ma per abbracciarti e consolarti senza chiederti nulla deve essere una brava persona!"
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Luce dei miei occhi (sequel of: "Quel meraviglioso villaggio")
Teen FictionFrancesca ha ancora molte avventure da vivere, a partire dallo stato di Asia per concludere con le cattiverie di Natasha. Sembra che lei e i suoi amici non riescano ad avere un attimo di pace, ma lei, dopo aver attraversato il dolore, ha le cosiddet...