Francesca's Pov
È il secondo giorno e la prima cosa che ci aspetta è una passeggiata in un quartiere del quale in realtà non ricordo il nome. Io e Ilenia abbiamo trovato un accordo: lei mi lascerà camminare da sola fino alla scuola, il nostro punto di ritrovo, e dopo mi prenderà sottobraccio per non farsi notare.
Arriviamo e la professoressa mi prende sottobraccio. La guida, a quanto pare, è una delle insegnanti. Non una delle nostre, una di quelle che lavorano nella scuola in cui studiamo. È un bel posto. Ci sono dei fori per terra pieni d'acqua e ci viene spiegato che è una sorta di sistema di irrigazione.
Ci sono, ovviamente, le descrizioni extra, delle quali, però, per quanto mi possa sforzare, non ricordo niente. Da scritte le ricordo meglio.
"Francesca! Francesca, vieni, ti faccio vedere una cosa!" mi dice Daniel prendendomi per mano. Dopo qualche secondo, però, scoppia a ridere.
"Che hai?" gli chiedo confusa.
"Quando ti ho detto: "Ti faccio vedere una cosa" la professoressa Maria mi ha guardato con una faccia talmente arrabbiata che se avesse avuto qualche potere mi avrebbe spedito direttamente al cimitero!"
A quel punto scoppio a ridere anch'io.
"Tranquilla, la guida si è fermata e aspetta che i tuoi compagni finiscano di guardarsi intorno."
Mi porta in uno spazio un po' più stretto. Si mette dietro di me, mi afferra le mani e mi fa vedere quant'è grande approssimativamente il posto. Le mura sono piene di sporgenze.
"Secondo te cos'è questo?"
"Un vicoletto?"
"Sei grande!" mi dice sottovoce. "Sai perché la professoressa ti tiene vicina? Non tanto perché alle visite guidate bisogna correre, ma perché ci sono talmente tanti vicoli tipo questo intrecciati tra loro che se non stai attenta ti perdi!" mi dice.
Ecco, una descrizione come questa ci può stare, per esempio, ma lo tengo per me.
"Grazie." dico.
"Perché, Fra?"
"Perché questo me lo ricorderò" rispondo.
"Avrei preferito che te lo facesse vedere Zaira, veramente, o un altro tuo compagno. Dovresti stare di più con loro, lo sai, no?"
"Lo so, ma..."
"Va beh, ti riporto indietro. Anzi, seguimi! Tranquilla, se segui il muro e la mia voce ce la fai!"
Si stacca ed io mi volto. Lui si mette di spalle e mi dà indicazioni. Io costeggio il muro ed esco senza problemi dal vicolo.
"Ah, le hai già fatto toccare i muri del vicoletto?" chiede la prof.
"Glieli ho fatti vedere quando l'ho portata con me."
Immagino il famoso "sguardo omicida", ma grazie Daniel per aver detto senza problemi la parola vedere!
La guida ci spiega che i vicoletti sono intricati peggio di un labirinto perché i furti, in questo quartiere, tempo fa erano molto frequenti, e per disorientare i ladri ci voleva un posto del genere. Questa me la segno, perché è un'informazione interessante.
Arriviamo anche ad un ambiente che mi sembra si chiami: "Zona judía", ovvero: "Zona degli Ebrei", evidentemente del tempo dell'Inquisizione.
Ci vengono fatte un po' di domande e grazie a queste scopro che anche qui ci sono un sacco di fiori, nello specifico i fiori d'arancio.
Dopo un po' c'è il momento dei selfie, momento che tra l'altro detesto, ma mi contengo, tanto ormai... in ogni caso mi diverto molto, perché al posto del classico: "Cheese" qui si usa la parola: "Patata" con le vocali alquanto allungate, cosa che non mi permette neanche di concluderla.
I ragazzi hanno preso subito confidenza con il mio angelo, al punto che lui permette loro di allontanarsi, ma non troppo, come compromesso tra loro e le professoresse... peccato che per me non ci sia molta scelta.
"Francy, andiamo a comprare i souvenirs?" mi chiede Ilenia. "Qui vicino c'è un negozietto."
"Certo" rispondo. Io, lei e la prof ci avviamo, questa volta cammino sola. Arriviamo al famoso negozio. All'esterno ci sono varie calamite. Io ne prendo tre: una di due ballerini di flamenco, un'altra sempre di due ballerini, ma su una chitarra e la terza con la scritta Sevilla. Entriamo dentro e Ilenia prende una bambola e mi fa vedere degli strumenti che si chiamano Castañuelas. La negoziante mi mostra come si suonano: infilando un dito nei lacci di ognuna delle due Castañuelas per poi scuotere le mani. È divertente, al punto che prendo anche quelle!
Dopo questo io e Ilenia rientriamo a casa. Il pranzo è molto divertente e dopo poco arriva il momento di andare a scuola.
Questa volta i giochi istruttivi sono inerenti al cibo, e anche se io di cucina non so niente mi diverto un mondo. Peccato che le lezioni non possano essere tutte fatte in modo tanto interessante e divertente. Insomma, per me delle immagini che scorrono sullo schermo di una lavagna luminosa non valgono niente, non significano niente, anche perché mi serve per forza un esterno che me le spieghi, cosa che, penso sia chiaro, non sopporto proprio. Quando le leggo le descrizioni mi entrano meglio in testa, ma non le sopporto comunque. Per esempio, quando ho letto i Promessi Sposi e c'era la parte descrittiva: "Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno... eccetera eccetera eccetera...", io pensavo: "Puoi arrivare al sodo? Grazie!"
Le ore di scuola, incredibile ma vero, passano in un lampo, anche perché facciamo domande in un'università e questa è la parte più bella, oltre a un gioco in cui bisogna preparare una strana insalata.
In pratica il primo dice: "Preparerò un'insalata e mi servono i pomodori", in spagnolo, ovviamente, poi il secondo dice: "Io preparo un'insalata e mi servono i pomodori e la lattuga", e via dicendo, solo che avrei fatto meglio a dire: "La prima, la seconda..." dato che siamo tutte donne.
Parlando di insalata, Carmen ama l'insalata. Ilenia dice che ci mette dentro la frutta, ma a me l'insalata non va proprio giù e poi ultimamente il mio livello di fame è un po' basso.
Dopo la cena c'è la nostra prima uscita di gruppo, durante la quale arriviamo fino ad un bar, attraversando di nuovo il quartiere di stamattina, e dopo aver preso qualcosa là e fatto due chiacchiere rientriamo.
Anche questa giornata è passata in fretta, e dopo la cena, mentre Carmen, Ines e Clara vanno ognuna in camera sua, io e Ilenia andiamo nella nostra. Se non fosse chiaro, Ines è la madre di Clara.
Da quella che credo sia una radio parte la canzone: "Sofia" che, piccolo dettaglio, mi ha accompagnata tutto il giorno.
Io l'ascolto in silenzio mentre, dato che ora mi è stato permesso di usare il Wi-Fi di casa, scrivo ai miei e racconto loro la mia giornata. Ascoltando quella canzone mi rendo conto di quanto sia vera e inevitabilmente l'associo a me. Come Alvaro Soler riesce a vivere senza lo sguardo di questa Sofia, "Sin tu mirada sigo", io posso vivere senza due occhi di falco, ovvero: "Sin mirada sigo"!
Scrivo il secondo giorno del mio diario di bordo, poi rimetto in carica cellulare e Barra Braille e crollo, anche perché domani le lezioni sono alle nove e andrà avanti in questo modo per tutto lo stage.
A domani, Siviglia!
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Luce dei miei occhi (sequel of: "Quel meraviglioso villaggio")
Fiksi RemajaFrancesca ha ancora molte avventure da vivere, a partire dallo stato di Asia per concludere con le cattiverie di Natasha. Sembra che lei e i suoi amici non riescano ad avere un attimo di pace, ma lei, dopo aver attraversato il dolore, ha le cosiddet...