15: Sei speciale!

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Francesca's Pov
Bene! Oggi c'è scuola! Evviva la vita!
OHOHOOOOHOOOOOOHOH!
Potresti non cantarmi nel cervello per favore?
Perché?
Perché innanzitutto ho detto: "Evviva la vita!", e non: "Viva la vida!", dei Coldplay, e poi se mi canti in testa mi fai venir voglia di fare lo stesso e se devo dirla tutta l'idea non mi va tanto.
Ma che ti frega di metterti a cantare in mezzo alla strada se quando lo fai ti diverti e tutti dicono che ci sai anche fare abbastanza bene?
Non voglio essere presa per pazza, e poi mi vergogno molto!
Ma finiscila!
Eclissasi, sennò ti caccio!
NO! LO SHEF BARBIERI NO!
Se non si fosse capito lo Shef Barbieri che ho imitato non è l'originale, ma la parodia fatta fino a non molto tempo fa a Made in Sud.
Sinceramente lo sketch no>n mi piace, ma è l'unico modo che ho per far star buona la mia voce interiore.
Mi preparo velocemente ed esco di casa per andare a scuola.
Da un po' di tempo, anche se sono una persona curiosa, mi chiedo: perché Carlo Magno non pensava mai agli affari suoi invece di sfogare le sue frustrazioni su dei poveri ragazzi tipo me?
Arrivo a scuola e sto per entrare in classe quando un peso mi crolla addosso, e non certo per abbracciarmi, ma per farmi cadere!
"Oh, scusa... non ti ho vista" dice la ragazza con tono di scherno.
Sapendo che è Natasha dubito fortemente del fatto che il nostro scontro sia stato accidentale, ma mi trattengo dal comunicarglielo per evitare che m'infastidisca.
Entro in classe senza dire una parola e vado a sedermi al mio solito posto, molto tranquillamente.
Asia è ancora piuttosto frastornata. Carlotta entra in classe più arrabbiata che mai, e il motivo per cui lo capisco è il modo in cui muove la sedia.
Durante le ore di lezione tutto sembra andare liscio, ma la tranquillità non dura a lungo.
"Dove vai, Francesca?"
"Dove vuoi che vada? A casa."
"Ci vai da sola?"
"Con chi vuoi che me ne vada?"
"Non puoi andare a casa da sola!"
"Che?" Mi si gela il sangue.
"Non puoi, sei cieca!"
Dio mio, ma è seria questa ragazza?
"Professoressa, sbaglio? Potrebbe correre dei seri pericoli... non può fare niente da sola!"
Mi libero dalla presa della ragazza, infastidita dai suoi assurdi sproloqui, e corro via. Ormai ho imparato anche a correre con il fidato occhio a rotelle, non è più un grosso problema per me.
Chi lo dice che non posso fare niente solo perché non vedo?
Sento la rabbia farsi largo dentro di me e corro come se fossi impazzita.
Arrivo a casa e getto per terra lo zaino. Non so più che fare.
Mi lascio scivolare per terra e appoggio la fronte sul divano, lasciando che la copertura venga impregnata dalle mie lacrime. Piango perché ne ho voglia, ne ho bisogno.
Dopo un po' mi alzo, metto il solito piatto di pasta nel microonde e dopo pranzo riempio la lavastoviglie e vado a sdraiarmi.
Quando mi sveglio la mamma è già arrivata.
"Piccola, tutto bene?" mi chiede.
E adesso?
"Beh, ecco..."
"Hai gli occhi gonfi e rossi. Che è successo? C'entra quella Natasha?"
Annuisco debolmente.
"Che cosa ti ha fatto?"
"Prima mi ha fatta cadere dicendo che non mi aveva vista e poi mi ha detto che solo perché non ci vedo non posso fare niente da sola!"
"Beh, non mi risulta, altrimenti ora non saresti qua, non avresti toccato niente e non ti saresti nemmeno vestita" mi dice lei abbracciandomi. "Dai, su, non te la prendere!"
Il suo abbraccio è la cosa più bella del mondo ora come ora.
"Torna a sdraiarti, amore mio, e cerca di riprenderti che non ce la faccio a vederti con quel faccino triste!"
"Grazie mamma!"
"Tesoro mio, dovresti saperlo che io per te ci sono sempre."
Le sorrido e, dato che anche lei è andata a riposare un po', non mi preoccupo e seguo il suo esempio.
Denise's Pov
"MA COME TI È VENUTO IN MENTE DI DIRE QUELLE COSE A FRANCESCA?"
Giuro che non so chi o cosa mi stia trattenendo dal picchiare quella ragazzina stupida, ridicola e presuotuosa come non ne ho mai conosciuta un'altra.
"Perché, che le ho detto se non la verità?" mi schernisce lei.
Le sono addosso in un attimo e la sbatto contro il muro, alzandole la testa con forza.
"Azzardati a ripeterlo ancora e ti giuro che il giorno dopo non ti riconoscerai allo specchio, è chiaro?" la minaccio.
"Andiamo Denise... lo sai anche tu che quella ragazzina non è in grado di..."
"Di mandarti dove dovresti stare da un pezzo, ovvero in riformatorio... sappiamo tutt'e due quello che ha sofferto tua sorella a causa tua, ragazzina!"
La guardo come se volessi incenerirla e la lascio appoggiata al muro, leggermente tremante, forse a causa di quello che le ho detto. In ogni caso spero che mia madre mi faccia uscire per vedere mio cugino quando lui finirà il turno al bar, perché so che lui sarà in grado di aiutare la mia amica a rialzarsi dopo un'altra caduta.
Vado a casa, mi metto a studiare e, una volta finito, dato che mia madre non c'è, esco di casa e raggiungo mio cugino. Sono le nove di sera e so che lui è stremato, almeno quanto me che per colpa dei mezzi di trasporto sono arrivata a casa mia verso le 4.
"Denise! Che cosa ci fai qui? È successo qualcosa di grave?" chiede.
"Ecco... grave magari no, però non è nemmeno una sciocchezza. Vedi, Natasha ha detto alcune cose spiacevoli a Francesca, e io temo che lei non stia bene."
"Che genere di cose?"
"Stupidaggini!"
"Okay, ma quali?"
"Ad esempio che non può fare nulla senza l'aiuto di qualcuno... solo per gli occhi!"
"Stai scherzando, vero?"
"Magari, almeno potrei dire che la mia compagna di classe non è tanto stupida!"
"Okay... spero che stia meglio" mi dice lui. "Io vado a vederla, perché quell'arpia non può permettersi il lusso di ferirla in modo tanto gratuito!"
Lo vedo torturarsi le mani, come se volesse dare un pugno a qualcuno... a lei, ad esempio.
Peccato che per com'è fatto non si azzarderebbe mai a toccarla.
Tanto io quanto lui siamo cresciuti nella semplicità assoluta, imparando a difenderci, ma anche a comportarci bene fin dove è possibile. Lui ha difeso nostra cugina Martina da Valerio, il tizio che una volta l'ha ridotta davvero male, e se l'è presa anche con Francesca. Quella è stata una delle poche occasioni in cui l'ho visto perdere le staffe.
""Dove sei stata? PARLA!"
"Ero a casa dei miei!" sussurrò Martina, terrorizzata, e le arrivò uno schiaffo.
Io non sapevo che fare, anche perché lei non gridava, continuava ad incassare colpi.
Colpi su colpi.
Colpi su colpi.
Il mio pensiero fisso era: "Reagisci, cuginetta, ti prego!"
Poi vidi arrivare mio cugino e gli feci segno di andare da lei. Lui sembrò capirmi al volo, raggiunse Valerio e lo prese per il colletto della camicia, sbattendolo contro un muretto e piazzandosi di fronte a lui con la mascella serrata e le dita strette intorno ai polsi di quell'animale... perché è questo il modo più giusto di chiamarlo.
"Stammi bene a sentire" gli disse, sempre a denti stretti, "spera che mia cugina ti denunci e che non mi tocchi più vedere la tua faccia da schiaffi, altrimenti non ti garantisco che riuscirò a controllarmi..."
In quel momento la sua faccia era completamente rossa a causa del sangue che doveva essergli giunto al cervello e i suoi occhi sembravano uscire dalle orbite. Giuro che non l'avevo mai visto così."
Daniel's Pov
Mi è capitato poche volte di provare rabbia, e, paradossalmente, accade ogni volta che qualcuno subisce una violenza: fisica o psicologica.
Arrivo a casa di Francesca e mi apre Angelica.
"Oh mio Dio, finalmente! Sai, stavo per chiederti di venire qui! Per un po' Francy ha resistito, ma ora..."
Francesca's Pov
Se dovessi descrivere la mia posizione abituale direi che ho il viso sepolto dai cuscini, il corpo sdraiato a pancia in giù sul letto, le mani sulle guance ed un pianto costante.
È questa la posizione in cui mi trovo e sono davvero stanca.
Quasi non mi rendo conto del fatto che qualcuno mi sta tirando su, lentamente, e so per certo chi è perché, per qualche assurdo motivo, ogni volta che c'è lui, anche se magari non parla e non riconosco il suo tocco, il mio cuore parte in quarta.
"Ehi!" mi sento dire e capisco che il mio cuore ci aveva visto giusto, diciamo.
"Sono felice di vederti!" dico.
"Anch'io, ma mi farebbe ancora più piacere vedere di nuovo il tuo sorriso."
"Wow!" gli dico in un sussurro.
"Perché? Ti ho detto almeno un miliardo di volte che hai un sorriso che bloccherebbe sul posto chiunque! Peccato che tu ci creda poco!"
"Non è che non ti credo. È che non mi reputo importante e..."
"Cioè, tu che lo sei non ti ci consideri e Natasha che non lo è tanto si crede importante e c'è anche chi le dà corda. È un paradosso!"
"Non dopo quello che mi ha detto oggi... o meglio: che mi ha sbattuto in faccia!"
"E tu le credi? Sei sicura di star bene?"
Lui mi stringe, mi sorride e mi lascia un bacio su una guancia.
"Secondo me dovresti ricordarti di quello che fai tutti i giorni!"
"E di quello che mi dai tu tutti i giorni!"
"Di che parli?"
"Insomma, non è facile decidere di stare vicino a qualcuno che non vedrà mai le cose come le vedono gli altri. Si tende sempre a seguire la moda, la massa... tu non l'hai fatto restando con me ed io te ne sono molto grata..."
"Gli atteggiamenti banali, da playboy o da montato, non mi sono mai andati molto a genio, te l'assicuro, e speravo di trovare una ragazza buona, semplice... speciale. Tu sei tutto questo e molto altro."
Stavolta non gli chiedo nessuna promessa, perché lui le sue promesse me le ha fatte quando gliel'ho chiesto e dovrei richiedergli sempre la stessa, ovvero di dirmelo subito se la vita che conduco non dovesse stargli più bene. Gliel'ho chiesto un sacco di volte e il fatto che non mi abbia mandata al diavolo dopo la terza volta che gliel'ho chiesto è la prova evidente del fatto che la sua promessa l'ha mantenuta.
Lo sento armeggiare con la cerniera della sua tasca, poi mi mette tra le mani un foglietto piegato.
"Credo sia giunta l'ora di dartelo." dice.
"Che?"
"Certo! Prima di dormire leggilo e ricordati sempre quanto sei speciale, perché è l'unico modo che ho per farti sentire in pace con te stessa!"
Gli sorrido, ringraziandolo mentalmente, mi tiro su a dovere e lo abbraccio.
Vorrei dirgli un grazie anche a parole, ma è più forte di me, non riesco, per questo spero che lui riesca, come suo solito, a leggere quello che c'è dietro ogni mio gesto.
Lui mi lascia un bacio a stampo e, prima di andarsene, mi dice: "Non pensare troppo a cosa ti dicono gli altri!"
Quando lui chiude la porta io apro il biglietto e leggo: "Sto con te perché sto meglio. Sto con te perché mi va. E anche oggi ho fatto centro, invece di lasciare sempre tutto a metà. Sto con te adesso e oltre, perché non sei mai banale. Anche oggi ho fatto centro: è un giorno misterioso, fortunato e speciale."
Dopo una riga fatta di trattini, tra parentesi, c'è scritto: ["Il giorno del nostro incontro è un giorno fortunato e speciale..."]
Riconosco la canzone: "Speciale" di Alex Britti, la seleziono sul mio cellulare e l'ascolto, ritrovando la mia pace interiore, quella che lui voleva che cercassi.

Luce dei miei occhi (sequel of: "Quel meraviglioso villaggio")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora