Francesca's Pov
Per fortuna mi hanno tenuta qui solo una notte.
Ho sempre detestato gli ospedali e Dio solo sa quanto ho lottato contro me stessa per non scendere dal letto e fuggire.
Anche se non ci vedo avrei potuto farlo tranquillamente.
Recupero il mio sacchetto contenente la mia guida, che estraggo subito per poi iniziare a camminare. I moduli me li firmo da sola, perché ho imparato a farlo grazie all'aiuto del mio angelo e perché sono maggiorenne. E poi, sinceramente, non chiederei mai a mio padre di firmarli, non dopo quello che ha fatto a me e quello che ha fatto a Daniel.
Mi viene indicato dove firmare ed io uso il cellulare come righello. Ora, però, vado a salutare la mamma... o almeno ci provo.
Mi avvicino alla sua stanza, che ricordo pperfettamente in che punto dell'ospedale si trova, ma non appena provo ad entrare un'infermiera mi dice di uscire.
"Perché dovrei andarmene? Qui c'è mia madre." sussurro.
"Una persona ha detto al personale che tu non devi entrare, e il direttore sanitario concorda." mi risponde fredda.
"Che vadano al diavolo il tizio e chiunque diriga questo maledetto ospedale se non mi permettete di salutare mia madre." sussurro trattenendomi dall'uvlare o dal piangere, anche se non so nemmeno perché lo faccio. Non dovrei provare vergogna di piangere, non è mica un delitto!
"Non fare la bambina! Ti ho già detto che tu non puoi entrare!" ripete l'arpia con un tono più brusco.
"Non voglio fare niente, desidero soltanto salutare mia madre, la prego" dico, decidendomi a lasciarmi andare alle mie care amiche lacrime.
"E smettila con quelle lacrime di coccodrillo!"
"Ma come può dire una cosa simile? Lei mi sta impedendo di andare a vedere mia madre!" dico serrando la mascella per non urlare, perché quel briciolo di lucidità che mi resta mi fa pensare a quello che toccherebbe sopportare agli altri pazienti.
"Che succede?" chiede un uomo alle mie spalle.
Peccato che non si tratti di un uomo qualsiasi!
"Papà" sussurro iniziando a tremare. Ormai lui mi fa paura.
"Non hai sentito l'infermiera? Te ne devi andare!"
Perché è diventato un mostro? Perché?
"Prima fammi salutare la mamma, poi farò i tuoi comodi!" dico, dato che a questo punto la paura è stata del tutto spodestata dalla rabbia. Una rabbia che contengo a stento.
"VATTENE!" urla afferrandomi per il braccio ingessato.
"Ma che fa? La ragazza ha il braccio rotto!" dice il dottor Bonaventura.
Lui stringe ed io, furiosa, sofferente a causa del dolore e disperata, lascio cadere il bastone, alzo il più possibile la mano destra e la butto giù con troppa forza sulla sua mano.
"Ancor prima che mi sbattessi fuori dalla stanza in cui è ricoverata MIA MADRE..." gli dico, urlando le ultime due parole, "io ti avevo detto di non toccarmi, ricordi? Tu non l'hai fatto! A questo punto va' al diavolo!"
"Beh, tanto i giudici diranno che potrò tornare a casa e occuparmi di te."
"No, perché ho raggiunto la maggiore età e, tanto per fartelo sapere, ho imparato a badare a me stessa molto tempo fa!"
Detto questo me ne vado a casa.
Sono davvero a pezzi. Desidero solo dormire e svegliarmi quando sarò sicura che tutto è tornato com'era fino a un mese fa.
Alla fine per le mie esigenze personali mi manca solamente una cosa: sapere come prepararmi da mangiare, ma dato che esiste una cosa chiamata "istinto di sopravvivenza", attraverso Internet e l'ausilio di un solo braccio, riesco a prepararmi qualcosa di semplice e decente. Non vedo l'ora che sia sera, perché al bar ho bisogno di scaricarmi. Ho bisogno di far capire a chi ho intorno quanto bene voglio alla mia mamma e forse in qualche modo riuscirò ad addolcire qualche cuore ormai di pietra.
Fausto's Pov
Lo schiaffo che mi ha dato Francesca sulla mano, usato per liberarsi il braccio e, forse, anche per rabbia, mi fa malissimo. Ci è andata giù pesante questa volta.
Non so nemmeno perché sto facendo tutto questo.. forse dipende dal fatto che sono troppo vigliacco per agire in modo diverso da quello che mi hanno imposto Gabriella, Matteo e Natasha: fare qualsiasi cosa purché lei stia alla larga dalle persone che più ama, persino farla arrivare ad odiarmi... perché se non lo facessi loro la rovinerebbero. Il problema è che quella è una minaccia che non è nata come tale. Loro tre volevano farmi vendicare dell'indifferenza che leimi aveva dimostrato dopo quel maledetto giorno in cui le avevo detto quanto mi sembrasse scemo il suo ex. Ho provato più volte a chiarire con lei, ma spesso arrivavo a un punto in cui la mia rabbia, come una bomba innescata dalla sua freddezza, mi portasse vicino al darle uno schiaffo, cosa che lei non permetterebbe a nessuno. Se qualcuno provasse anche solo a sfiorarla nel modo sbagliato si troverebbe la pelle rossa, come ce l'ho io.
La cosa peggiore è che mi fa rabbia che quel ragazzo riesca in ogni caso a farla rialzare e temo di poter dire che ci sto provando quasi gusto a far del male a entrambi.
Entro nella stanza di Angelica. So che lei sente tutto e che mi sta odiando per quello che ho fatto, ma sembra che non m'importi niente nemmeno di questo. È davvero tanto semplice passare dalla bontà alla cattiveria?
Mi avvicino al letto, ma appena vi poggio sopra una mano vedo la fronte di mia moglie corrugarsi e il viso assumere un'espressione arcigna. Questo mi spaventa, mi fa male... e da un'altra parte mi elettrizza... che mi succede?
Vedo Angelica muovere la mano e afferrare quella che prima ha sentito tanto dolore in una volta sola. La mano di Angelica stringe forte la mia, ma non è quella stretta che rassicura o chiede protezione. È una stretta data con l'intenzione di fare male. È la stretta che prima ho dato io a mia figlia. È una stretta che mi fa troppo male, tanto che mi libero e lascio la stanza. Lei non mi vuole qui, lo sento.
Francesca's Pov
Finalmente è il momento di andare al bar. Il lavoro è una buona cura per la tristezza, mi distrae, almeno per alcune ore.
Mi preparo molto prima, sempre per la stessa ragione: con un braccio è piuttosto difficile, tanto che decido di lasciar perdere la bici.
Cammino piano, perché è ancora presto, ho bisogno di concentrarmi sui rumori e sulle vibrazioni e questo è un altro modo molto efficace per non concentrarsi esclusivamente sui problemi.
Arrivo di fronte al bar e sento qualcuno venirmi incontro e posarmi una mano sul braccio destro.
"Francy, se non ti dispiace ti vorrei accompagnare" mi dice Franco.
"Tranquillo. Sei davvero gentile. Ehm... sai, ho saputo della visita che aveva Serena. Com'è andata? Cresce lo scricciolo, eh?"
"Eccome! Sta benissimo!" dice Franco. "Comunque mettetevi d'accordo."
"Io e chi?"
"Tu e Daniel."
"Di che parli?"
"Tu hai detto: "Scricciolo", e lui ha detto: "Pargoletto"!"
"Ah, per quello!"
"Inutile che ti chieda come va. Si vede dalla tua faccia e anche la tua voce prima ha tremato un po'."
"Non fa niente, tranquillo. Mi abituerò" dico.
"No... al massimo imparerai a fare finta di niente, ma se non si risolvono le cose non potrà passarti."
"Confortante, eh?" scherzo. "Si vede che hai studiato psicologia! Guarda: per come sono messa ultimamente è meglio che impari presto, altrimenti gli sguardi compassionevoli che sento addosso ogni santo giorno non saranno troppo penetranti... anche se io mi terrei dentro le cose più che altro per non infastidire nessuno, perché il problema è mio e voglio risolverlo io. Ritengo stupido far finta di niente. Si sprecano più energie... e poi non è il numero di lacrime che trattieni a misurare la tua forza, ma il numero di quelle che non ti vergogni di tirare fuori..."
"Tu sì che sei psicologa!" dice lui sorridendo.
Mi stacco da lui, vado in cucina ed inizio il mio lavoro. Lo scrosciare dell'acqua è è rilassante, ma al contempo è una musica che mette tristezza.
Piango, sussurrando tra me e me la parola: "Mamma", perché, in fondo, anche se ho diciotto anni, avrò sempre molto bisogno della mia famiglia, ed ora mia madre è in ospedale e non posso andare a trovarla... e la causa di questo chi è se non mio padre? Allettante come telenovela, no?
Ma, giuro, non lo è altrettanto come prospettiva di vita!
Inizio a singhiozzare, fino a quando delle piccole dita morbide non mi si posano su un ginocchio. È un tocco che non conosco, quindi chiedo: "Chi sei?"
"Mi chiamo Lia." mi dice e capisco che è una bimba. "Perché piangi, cantante senza maschera?"
"Perché mi manca mia madre" rispondo. "Non me la fanno vedere e sta poco bene."
Cerco di parlarle piano, in modo che non si spaventi.
"Sei bella quando piangi, ma soprattutto quando sorridi e tua mamma vuole che tu sorrida" dice Lia.
"Tu sei bella e basta" le dico, poi le accarezzo il viso. "Vorrei prenderti in braccio, ma con questo coso non posso." E con la testa le indico il gesso.
"Stai meglio?"
"Certo, amore."
"Dopo vieni, vero?"
"Certo che vengo, e farò in modo che la mia mamma sia orgogliosa di me... e sai cosa? Sono più che sicura che la tua lo sia già di te."
La bambina va via, poi Giada viene a chiamarmi ed io salgo sul palco.
"Avrei una domanda per i bambini. Quanto bene volete alle vostre mamme?"
Si alza un coro di: "Tanto", e io vado avanti.
"Beh, anch'io ne voglio molto alla mia, e spero che dall'ospedale possa sentirmi."
Parte il brano: "Lo sapevi prima tu" di Laura Pausini, ma nella versione di L'Aura.
"Lo sapevi prima tu ciò che sarebbe arrivato.
Lo sapevi prima tu che l'hai disegnato.
Quando non ero ancora un nome, quando non ero ancora amore,
lo sapevi prima tu, che mi hai creato il cuore.
In mezzo a tutta questa gente che mi ha presa per ciò che sono.
Lo sapevi prima tu che questo sangue è buono...
Prendimi fra le tue braccia,
prendi il colletto e questa faccia,
e accarezzami piano piano con un gesto della mano.
Come quando ero bambina
e per starti più vicina
mi mettevo a gridare solo per farmi guardare da te...
Lo sapevi prima tu del mio coraggio e del dolore
che non mi avrebbe risparmiata in questa vita che andava vissuta...
senza timori né barriere,
cercando cose che fanno bene.
E ci hai creduto prima tu che mi hai insegnato a volare.
Lo sapevi prima tu che ero pronta per sognare...
Prendimi fra le tue braccia, prendi il colletto e questa faccia, e accarezzami piano piano, con un gesto della mano, come quando ero bambina e per starti più vicina mi mettevo a gridare solo per farmi guardare da te... da te...
Se cambi i miei regali io ti perdonerò.
In fondo siamo uguali anche se dici no.
So che andrà tutto bene se lo facciamo insieme, perché ti prendi cura di ogni mia paura.
Prendimi fra le tue braccia, prendi il sorriso e questa faccia, e accarezzami piano piano, con un gesto della mano, come quando ero bambina e per starti più vicina mi mettevo a gridare solo per farmi guardare da te...
COME QUANDO ERO BAMBINA,
E PER STARTI PIÙ VICINA
MI METTEVO A CANTARE SOLO PER FARMI GUARDARE DA TE... da te...
Da te... da te.
Lo sapevi prima tu e adesso guardami nella tua vita. Lo sapevi prima tu, che mi hai concepita..."
Sento uno scrosciante applauso e anche se sono felice del risultato mi viene una gran voglia di piangere. Sento qualcuno abbracciarmi da dietro e quando mi fa voltare e appoggiare la testa sul suo petto lo riconosco: è Franco.
"Grazie per avermi fatto rivivere gli abbracci di mia madre con la tua voce." mi dice.
Lo abbraccio a mia volta e scoppio a piangere. Nicolas si unisce a noi e scopro che c'era anche Melissa.
L'abbraccio di gruppo è la cosa più bella del mondo.
"Francy... senti, potresti ospitarmi per qualche giorno?"
Il tono di voce di Melissa è quasi inudibile.
"Certo, Melissa! Ho notato che non stai bene, ma non è necessario che mi racconti tutto ora se non vuoi." dico.
Daniel's Pov
Ho registrato la voce della mia piccola, perché desidero farla ascoltare ad Angelica. Sono disposto a beccarmi altri pugni per farlo, dico sul serio.
Quando arrivo chiedo al dottor Bonaventura di farmi entrare di nascosto. So per certo che Fausto ha detto agli infermieri di non farmi entrare.
"Angelica, sono io!" le dico, sicuro del fatto che mi senta. "Ti ho portato un regalo. Sai, Francesca avrebbe voluto vederti, ma non può, quindi ascolta che cosa ti ha detto..."
Le infilo le cuffie e faccio partire la registrazione di quella canzone.
Vedo un sorriso formarsi sulle labbra bianche di Angelica e capisco che, anche se forse non si sveglierà subito, quello che le ha detto Francy l'aiuterà molto.
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Luce dei miei occhi (sequel of: "Quel meraviglioso villaggio")
Teen FictionFrancesca ha ancora molte avventure da vivere, a partire dallo stato di Asia per concludere con le cattiverie di Natasha. Sembra che lei e i suoi amici non riescano ad avere un attimo di pace, ma lei, dopo aver attraversato il dolore, ha le cosiddet...