Francesca's Pov
"Ti sei fatta molto male, piccola?" mi chiede gentilmente il mio angelo dopo aver sciolto l'abbraccio.
"No, non molto" rispondo diventando rossa dall'imbarazzo.
"Dammi lo zaino che hai sulle spalle, piccola, te lo porto io" dice per poi spostarsi dietro di me e farmi scivolare via di dosso lo zaino.
Non ho fatto neanche in tempo a protestare, e forse è proprio per questo che mi viene da sorridere.
Sento qualcuno avvicinarsi a me. È Michela, la riconosco quando mi prende la mano sinistra e mi chiede: "Tesoro, tutto bene?"
"Sì, sto bene."
"Non vorrei essere invadente, ma non so quanto le convenga muoversi da sola dopo questa caduta" dice lui con un sorriso.
"Tranquilli ragazzi, per qualsiasi cosa ci siamo noi" dice Michela, poi mi porta un po' più lontano.
"Volevi dirmi qualcosa?" le chiedo.
"Sì, Francy. Con tuo padre parlerò io, perché non è tanto comune trovare un cavaliere come questo ragazzo!"
Se possibile credo di essere arrossita ancora di più quando lei mi riporta indietro.
"Volete che vi faccia vedere dov'è la vostra casa?" chiede il mio angelo.
"Con piacere!" risponde Laura.
"Però prima mi toglieresti una curiosità, Dan?" gli chiede mia madre.
"Una, due, tre, quante ne vuoi!" risponde.
"Questa cosa due anni fa non si faceva qui... è una cosa che ha introdotto il proprietario di questo posto o ci avete pensato da soli?"
"È stata una nostra iniziativa. Neanche il Boss ne sapeva niente quando ci siamo conosciuti! Ah, Angelica... parlando di curiosità: com'è andato il vostro viaggio?"
Il gemito di esasperazione di mia madre lascia intendere parecchie cose.
"Quel verso sta per: "Hai una domanda di riserva?", giusto?" chiede.
"Vedo che te ne intendi del linguaggio del corpo, Daniel!"
"Diciamo di sì. Ora però è meglio che andiamo."
Lui ci precede e c'incamminiamo verso quella che per un paio di settimane sarà la nostra casa.
Noto che lui sta prendendo delle valigie e sento le proteste di Laura.
"Dai, lascia che ti dia una mano!" gli dice.
"Tesoro, sei in vacanza, lasciati servire" le dice lui con un tono tranquillo.
"Davvero, non è un problema!" gli dice Laura.
"Ma nemmeno per me!" dice lui.
"Almeno a me lo fai fare? Guagliò, si te veco 'e purtà tutta 'sta roba me sento male!" ["Ragazzo, se ti vedo portare tutto questo io mi sento male!"]
Michela è l'unica che riesce a spuntarla, mia cugina accompagna me e lui ci scorta verso la casetta. Siamo vicini quando lui mi dice: "Francy, qui non è tanto in salita che rischi, ma in discesa, perché ci sono cinque scalini e non hanno qualcosa che possa farti capire che ci sei vicina!"
"Beh, forse potremmo farle contare i passi" propone Michela.
"Scusami, ma io non mi fido molto di questo metodo" ammetto.
"Se entrassi nel giardino della casetta mi considerereste invadente?" chiede Dan.
"Ma no, certo che no, perché?"
"Vedi Michela, quando ho un po' di tempo, se per voi non ci sono problemi, vengo a metterle qualcosa che le faccia capire che è vicina al primo scalino." le risponde lui.
"Visto? Che ti avevo detto, Francy?" chiede Michela.
"Cosa le avevi detto?"
"Le avevo detto che sei un cavaliere... ma non le ho detto che lo sei anche a livello di presenza fisica. Vedo delle ragazze che ti divorano con gli occhi!"
"Cioè, praticamente hai detto che vedi te stessa, Francesca, Laura, Ginevra e Angelica." dice lui sorridendo.
A questo punto, però, non so che pensare, ma in ogni caso non sono gelosa: sono felice che la sua parte interiore, che è stupenda, possa essere vista da subito attraverso quella esteriore.
"Anche se non hai tutti i torti. Vedi, la sola cosa che tu non sai è che i vostri occhi valgono come se fossero mille, perché sono occhi speciali!"
"Anche se i miei occhi non..." sussurro abbassando il viso.
Lui si avvicina a me e mi bacia sulle guance.
"I tuoi occhi non sono solo qui" mi dice sfiorandomi il viso, "ma in tutto il tuo corpo, per questo sono tanto speciali!"
"Io gli faccio una statua d'oro!" dice mia cugina con un sorriso che immagino enorme.
"Non è il caso, Laura. Conserva l'oro per Francesca!"
Arrossisco quando lui dice quella frase.
"Quanto vi fermate?" chiede dopo un po'.
"Due settimane" risponde Michela.
"Ah, quindi farete in tempo a conoscere il Boss!"
"Il Boss?" chiede Michela.
"Credo che Francesca mi abbia capito..."
"Francy, chi è il Boss?"
"Il Boss è il capo animatore!"
"Hai visto, Angelica? Tua figlia è un genietto!"
"Lo so, Dan, lo so."
"Aspetta un attimo... quindi adesso il Boss non c'è, vero?"
"No, Laura, ha avuto un permesso speciale per una settimana, ma non ha voluto dire il perché."
"Quindi ora come funziona?" chiede mia madre.
"Beh, io e Alberto facciamo un po' per uno quello che faceva lui e il nostro. Spero solo di riuscire a fare le cose almeno in modo decente."
"Già il fatto che tu ti stia chiedendo se lo fai bene o no è un punto a tuo favore" gli dice Michela, ed io mentalmente la ringrazio perché non avrei saputo dirlo meglio. Anzi, non avrei saputo dirlo e basta!
Anche lui la ringrazia, ma apertamente, e poi il motivo per cui lo fa è diverso dal mio.
"Ecco... io starei qui con voi tutto il giorno, ma devo andare a smistare anche altre valigie... se avete bisogno di qualcosa battete un colpo."
"Lo terremo presente." dice Michela.
Lui saluta tutti, uno per uno, poi si avvicina a me e mi prende delicatamente le mani.
Quando lui va via la mia migliore amica mi si avvicina e mi chiede: "Sei contenta?"
"Immagino si veda anche a distanza di chilometri e che si vedrebbe anche se vi dessi le spalle, giusto?" chiedo con un sorriso.
"Certo che si vede, piccola, ed è stupendo!" mi dice Michela prendendomi la mano sinistra. "Era da troppo tempo che non ti vedevo più sorridere così!"
In effetti era da una vita che non sorridevo come faccio ora.
"Ah, sapessi chi sta arrivando!" esclama mia madre.
"Chi?" le chiedo curiosa.
"Il secondo pagliaccio siciliano della famiglia De Martino!" risponde un ragazzo dal timbro di voce molto familiare.
"ALBERTO!" esclamo gettandomi in avanti per andare ad abbracciarlo e rischiando anche di cadere per la seconda volta di seguito, ma in questo caso giù dalle scale.
"No, resta dove sei, vengo io!"
Detto questo Alberto mi viene incontro e sento le sue braccia avvolgere il mio corpo, tanto che quasi mi solleva da terra e mi fa volteggiare come se mi stesse facendo ballare.
Dopo l'abbraccio lui passa a salutare mia madre e sua cognata, nonché la mia migliore amica, poi si presenta a mia cugina e a Michela.
"Molto piacere" dice, probabilmente ad entrambe.
"Piacere mio, schianto!" inizia Michela.
Cavolo! Immaginavo che Alberto fosse carino, ma non fino a questo punto.
"Anche per me... Alberto, giusto?" interviene Laura.
"Già. Alberto. Tu invece ti chiami?" le chiede lui.
"Io sono Laura, la cugina di Francy."
"Ah! Lieto di conoscerti! E lei?"
"Fai come il tuo collega che è appena andato via? Anche lui mi dava del lei. Comunque mi chiamo Michela e da oggi puoi darmi del tu..."
"Va bene, lo terrò presente!"
Dopo di loro Alberto si presenta anche ad Alex, che fino ad ora non ha detto niente.
"Alberto, se tu lo trascinassi in qualche attività sarei più che felice!"
"Mamma!" esclama Alex, con un tono che esprime disappunto.
"Io ci posso provare, ma non posso costringello." le risponde lui.
Dopo aver "chiarito" con lei Alberto si rivolge di nuovo a me.
"Chicca, ci sono altre due ragazze che ti conoscono. Se ti va dopo vi faccio incontrare, almeno mi dici se le ricordi!"
"Per me possiamo farlo appena sono libere" gli dico entusiasta.
"Com'era quella cosa che dite a Napoli? Ehm... STA BEEEN!" ["PERFETTO!"]
Ammiro tantissimo i fratelli De Martino, perché si mettono d'impegno per imparare quest'altra lingua, perché più che dialetto il napoletano è una lingua con tutti gli attributi e controattributi.
"Allora puoi venire un attimo con me, vero?"
Mi volto verso il resto del gruppo, come per chiedere il permesso.
"Vai, tesoro mio!" dice mia madre. "Ci pensiamo noi a sistemare tutto! Tu hai rigovernato una casa per un mese intero!"
Alberto mi prende la mano e mi porta con sé. Il contatto con lui non mi dispiace per niente: è un mio amico ed è davvero gentile.
"Ecco! Questa è la mia umile dimora. Scusa il disordine, ma non riusciamo a fare granché dato che siamo tanti e abbiamo poco tempo."
"Tranquillo, tanto non lo vedo!" gli dico.
Ho paura di averlo messo a disagio, ma lui capisce che stavo scherzando e scoppia a ridere.
"Ma io ti adoro, Francy!"
"Anch'io!"
"E questi sono i miei colleghi" dice avvicinandosi ad un gruppo di persone.
"CHICCA!" esclama una ragazza dal timbro di voce non del tutto nuovo.
"Aspetta. tu... tu sei Elisa?"
"Già! Elisa del Santa Barbara!" esclama venendomi incontro.
"Anche quest'anno stai con i più piccoli, vero?" le chiedo mentre ci scambiamo un abbraccio.
"Vero, ma come lo sai?" mi chiede lei.
"I bambini hanno sempre avuto una sorta di debole per te" le rispondo.
"Anche Debora fa lo stesso" mi dice Elisa.
"Si vede che ci sa fare anche lei!"
"Spero, Fra! Ah, aspetta, ti presento mio fratello."
"Piacere!" dico lasciando la mano di Alberto per tenderla al ragazzo che probabilmente ho di fronte.
"Piacere, Fabrizio!" dice con un sorriso.
Sembra un tipo molto simpatico.
"Ciao, cara" mi dice una ragazza. "Io sono Veronica."
"Sono felice di conoscerti!" le dico.
"Io invece sono Margherita" mi dice un'altra ragazza, che immagino abbia più o meno la mia età.
"Ah... scusami, Francy" dice un altro ragazzo. "Piacere di conoscerti: sono Mattia. Sai, dato che sto quasi sempre dietro le quinte parlo poco."
"Però non sei antipatico per questo, credimi" gli dico. "Ehm... posso farti una domanda?"
"Certo, dimmi."
"Sei pugliese?"
"Sì, vivo a Rodi Garganico."
"Io ci sono stata nel 2012!"
"Wow! Peccato che non ci siamo incontrati!"
"'O Cì, e vuò parlà o no?" ["Ciro, vuoi parlare o no?"] interviene il mio angelo, che deve essere arrivato adesso.
Un altro ragazzo si sposta, mettendosi di fronte a me. Io gli tendo la mano e lui la stringe.
"Sono privilegiato di conoscerti." mi dice ed io gli dico un rapido: "Anch'io.", per evitare di scoppiargli a ridere in faccia, perché mi sembra di fargli un torto.
Insomma: a modo suo è stato gentile con me.
"Lui è Ciro." mi dice Alberto. "Si occupa principalmente dei tornei, quindi per queste cose puoi chiedere a lui. Comunque ora è meglio che ti porti a casa, perché credo che tu voglia dare una mano ai tuoi e anche noi dobbiamo andare a fare l'accoglienza."
"Alberto... se permetti l'accompagno io" dice Dan gentilmente.
"Ma certo, amico!" dice lui lasciandomi nelle mani del mio angelo. Lui mi prende velocemente per mano e mi porta via di corsa, perché credo abbia notato che mi sto sforzando di non scoppiare a ridere davanti a Ciro per come si è presentato.
"Eccoci!" mi dice Daniel. "Ora ti lascio la mano: se la tendi in avanti troverai il muretto e le scale sono proprio di fronte a te. Stai attenta, perché ci sono anche le scale per accedere all'ambiente interno della casa, piccola... e comunque ora puoi ridere, non è scattata l'ora X e lui non può sentirti."
Ecco! L'avevo detto che lui mi aveva capita!
Mi rilasso quando mi esce una risata piuttosto forte dalla bocca, che cerco di attenuare coprendomi la bocca con la mano sinistra. Tendo la destra e salgo i cinque gradini esterni, poi supero il tavolo e vado dritta. C'è un piccolo dislivello e dopo ci sono tre scalini che portano all'interno della casa. Lui si allontana da me solo quando è sicuro che io sia in casa e lo trovo un gesto carino e per nulla invadente.
Entro in casa e vado di filato verso una stanza per capire se posso ancora rendermi utile, ma non riesco a smettere di ridere mentre cammino, cercando di memorizzare com'è fatta la casa. In realtà sono due case in una, quindi è alquanto difficile, ma mi sto impegnando.
"Francy, tutto bene?" mi chiede la mia migliore amica, affiancandomi e prendendomi la mano destra.
"S-sì..." balbetto, piegandomi in due dalle risate, "è... è solo che uno dei ragazzi si è presentato in un modo strano e non potevo scoppiargli a ridere in faccia... mi sono trattenuta fino ad ora e mi sto sfogando... c-capisci?"
"Cos'avrà mai detto questo ragazzo per farti ridere così?" mi chiede Ginevra mentre io sono costretta a lasciarle la mano e inginocchiarmi a terra per non cadere e trascinarla con me. È vero che è la mia migliore amica e dice sempre: "Se cadi tu, cado io!", ma da brava amica io non posso permetterglielo.
Dopo un po' riesco a calmarmi e le spiego tutto quello che è successo, cosa che porta a ridere anche lei, mia madre, Laura ed Alex.
Tempo cinque secondi ed anche Michela si aggrega. Probabilmente ci prenderanno per una squadra di RI-animazione, come ci disse proprio Daniel la prima volta che venimmo qui.
""Siete gli addetti alla rianimazione?" ci chiese.
"Qualcosa del genere." risposi timida. "Però noi non programmiamo niente: facciamo talmente tante gaffes che probabilmente bastano quelle a dare una scossa prima a noi"!"
Ah, soprattutto tu sei un'artista nel fare gaffes continue, cara!
Io? E vogliamo parlare di quando tu mi suggerisci le cose da dire?
Uffaaaa! Va bene, questa tea lascio passare, ma non abituartici!
E chi si abitua? Se io mi abituo tu mi distruggi, quindi non ne vale la pena!
Colpita e affondata... come il Titanic!
Non mettere in mezzo il Titanic, accidenti a te! Sai che da piccola ci sono rimasta malissimo per com'è finito quel film!
Ehi, ma quanto siamo sensibili!
Ti giuro che se non la finisci ti picchio a sangue, maledetta vocina interiore! Prima il Titanic, adesso questo! Tu mi vuoi veramente male, sai?
["Mi vuoi male" è il corrispettivo di: "Vuoi che mi succeda qualcosa di brutto."]
"Francy, vieni, andiamo a metterci a tavola!" mi dice Laura.
"Ah... scusami: ero distratta!"
"Pensavi a lui, vero?" mi sussurra all'orecchio.
"Non esattamente... cioè, anche, ma non solo."
Andiamo tutti a metterci a tavola, solo che io, per mandare giù qualcosa, devo sforzarmi, perché da due anni a questa parte, quando vado nei residence, il fatto stesso di trovarmi là mi assorbe completamente, tanto che le necessità fisiche, inevitabilmente, passano in secondo piano. Per farla breve per fare una specie di dieta dovrei passare tutta l'estate in un villaggio!
In QUESTO villaggio, vuoi dire!
Idiota! Non ricordi che a Sermoli ho fatto esattamente la stessa cosa?
Colpita e...
NOOOOOOOOOOOO!
Maledetto Titanic del cavolo! Ma non potevano diuertirsi a fare un film su Flipper il delfino anche i registi del film Titanic, vero?
Ma poi perché Leonardo Di Caprio deve trovarsi soprattutto in film drammatici?
Insomma: Titanic, Revolutionary Road e forse anche Django, che però io non ho ancora visto.
Sarà bello, ma perché metterlo solo in questo tipo di film? Oddio, per quello che ne capisco io dei canoni di bellezza fisica, poi... Va beh!
Passiamo tutto il pomeriggio a riordinare, poi, finalmente, andiamo in spiaggia. Cavolo, quanto mi è mancata quella spiaggia!
La spiaggia è sempre la stessa: non mi dà neanche troppo fastidio.
Anche il bagnino è sempre lo stesso: Alejandro, un ragazzo che ha origini spagnole, ma in Spagna non c'è mai stato e lavora qui da quando ci siamo venuti noi la prima volta, praticamente, tanto che ci riconosce non appena ci vede!
Sistemiamo le nostre cose sotto l'ombrellone, poi corriamo tutti in acqua e a me ritorna in mente il giorno in cui ci mettemmo ad urlare in mezzo all'acqua come pazzi scatenati!
"Ti piace tanto stare qui, eh?"
La voce di mia cugina mi riscuote dai miei pensieri.
"Si vede tanto, vero?"
"Hai un'espressione tranquilla e rilassata quando sei qui, Fra!"
"Beh, allora la mia faccia mi tradisce, perché sono rilassata e tranquilla, come hai detto tu... e oltre a quello che stai pensando sono felice perché qui la sabbia non mi crea troppi problemi, in più i sassi non provocano troppo dolore... io all'acqua ci sono arrivata senza scarpe..."
"Non ti bagni la testa, Fra?"
"Magari domani. Oggi non è che abbia voglia di iniziare a ritrovarmi i capelli in mano" le rispondo.
"Sei spettacolare, lo sai?"
"Certo, come no!" le dico per poi abbracciarla.
Improvvisamente una ragazza ci viene addosso, facendoci quasi cadere. So che è una ragazza, perché, poverina, dopo la caduta sfiorata inizia a dire: "Non volevo, vi giuro che non volevo!"
"Tranquilla, va tutto bene, davvero" le dico tendendole la mano per presentarmi. "Piacere, Francesca."
"Io sono Laura, sua cugina."
"Piacere. Mi chiamo Aurora."
"Wow, bello!" esclamo con un sorriso.
"Anche tu non scherzi, però!" dice lei.
Sopraggiunge anche la mia migliore amica, che si presenta alla ragazza, presumibilmente romana dato l'accento, e che, tanto per la cronaca, mi è già simpatica. Ha la mia età ed è troppo dolce e tenera per non farsi voler bene. Quando saliamo sulla spiaggia le diamo i nostri numeri e lei ci dà il suo, in modo da poterci tenere in contatto.
"Ehi, ragazze!"
Mi volto di scatto sentendo la voce del mio amico siciliano.
"Ciao Alberto" dico con un ampio sorriso e sento Aurora stringermi leggermente il ginocchio, in evidente imbarazzo. Poso la mano sinistra sulla sua, come per dirle che va tutto bene, e chiedo ad Alberto se la conosce. Credo di aver capito perché ha reagito così, e non la biasimo.
"L'ho conosciuta oggi. È arrivata poco dopo di te" risponde lui. "Ciao Aurora!"
"Ciao Alberto" sussurra lei, stringendo ancora di più la presa sulla mia gamba. È davvero troppo nervosa, infatti sento la sua pelle scaldarsi.
"Come stai?" le chiede lui, inginocchiandosi sulla sabbia di fronte a noi. Lo so perché la sua voce è vicina, ma il suono mi arriva da un punto che è un po' più in basso rispetto a dove mi trovo io.
"B-bene" balbetta.
"Sicura? Sei tutta rossa!"
"Allora vieni!"
"Dove, scusa?"
"In acqua! Io faccio una corsa al Mare e poi risalgo."
"M-ma..."
Mi avvicino al suo orecchio e, con il tono più basso possibile, le sussurro un: "Vai con lui!"
La sento alzarsi dal lettino, con un sorriso piuttosto grande che mi arriva all'orecchio come una dolce musica, e va via con lui.
"Le innamorate passano a due!" sussurra Laura.
Ecco, appunto!
Aurora ed Alberto tornano poco dopo. Credo siano tutti bagnati... almeno lei lo è eccome.
"Io adesso vado a cambiarmi. Mi hanno dato un po' di spacco, ma non vorrei approfittarne... ciao bellezza!"
Credo ce l'abbia con Aurora, che nasconde il viso nell'incavo della mia spalla, evidentemente imbarazzata a livelli estremi.
Alberto si allontana e quando evidentemente non è più visibile Aurora mi stringe a sé come se fossi un orsacchiotto.
"Grazie di cuore, Francy!"
"Ma figurati... io ti capisco!"
"Mi capisci?"
"Già. Te ne accorgerai da sola, vedrai!" dico sorridendo.
Lei si allontana e dopo un po' tocca a me vivere l'emozione di un incontro con lui.
"Ciao Francy!"
Al suono di quella voce scatto in piedi come un pupazzo a molla.
"Piano piccola, piano!" mi dice lui, posando le mani sulle mie spalle. "Senti, sono qui per farti una proposta!"
"Di che si tratta?" chiedo.
"Vuoi vedere il Sole, tesoro?"
"Che cosa?"
"Vieni e fidati di me, piccola" mi dice lui per poi farmi spostare in avanti, in mezzo ai numerosi lettini. "Gira la faccia a sinistra, altrimenti avrai ua punta di un ombrellone nell'occhio."
Faccio come mi dice ed arriviamo in riva al Mare.
"Girati di pochissimo verso destra" mi dice lui continuando a tenermi le mani sulle spalle. "Brava, così va bene... ora metti le mani in avanti!"
Tendo le braccia con molta esitazione e lui, capendo, sposta le mani.
"Aspetta, ti aiuto io." dice.
Mi fa alzare un po' di più le braccia e me le fa allargare di poco.
"Michela, potresti registrarla?" le chiede Daniel.
"Certo, con piacere!"
"Francesca, ora nella mano destra hai il Sole e nella sinistra la Luna. Il Sole però ti sta sfuggendo di mano, quindi stringi leggermente il pugno, va bene?"
"Okay."
Faccio come mi dice, poi sento la voce di Michela dire: "Il sole ti sta sfuggendo di mano: afferralo, afferralo... oh no! È caduto!"
Scoppio a ridere e mi sposto in avanti come per afferrare al volo il Sole, ma finisco in acqua e per poco non tiro con me anche il mio angelo! Io, dal canto mio, per poco non immergo anche la testa!
"Oh mio Dio, scusa... credo di averti schizzato addosso molta acqua, scusami!"
"Tranquilla, tanto non ero in uniforme, e poi fa caldo. Ora cerca di girarti verso di me, ti aiuto a tirarti su." mi dice gentilmente. Io mi volto e dopo aver liberato fin troppo facilmente le mani dalla sabbia le tendo verso di lui. Mi tremano terribilmente le dita e anche le ginocchia... probabilmente mi sto sentendo male... Cavolo!
"Ehi, tranquilla, guarda che non mordo, piccola!"
"Ma questo lo so già, altrimenti come avrei fatto ad avere fiducia in te? Ah, e... grazie!"
"Per che cosa?"
"Oltre al fatto che mi hai mostrato un bellissimo tramonto mi hai detto: "Guarda" e per me questo è importante... forse oltre a Stefano sei stato l'unico ad usare subito il verbo vedere... senza problemi. L'unico animatore, dico. Ti ringrazio!"
"Non è necessario, piccola! Te l'ho già detto!"
Mi tiro su e lui mi dice: "Aspetta! A questa sorpresa manca qualcosa!"
"Davvero! Di cosa si tratta?"
"Facciamo come prima: vieni e fidati di me!" mi risponde lui.
Mi prende sottobraccio e, insieme al resto del gruppo, torniamo su.
"Amore, ricordi quando prima me ne sono andata, vero?" chiede Laura.
"Ricordo."
"Beh, io conosco già il contenuto di questa sorpresa" dice lei.
E io sono sempre più curiosa, cavolo!
Quando arriviamo ad una scala che serve per risalire dalla spiaggia o per arrivarci stringo un po' troppo il braccio del mio accompagnatore.
"Aspetta... è meglio che non ti appoggi al corrimano, è pieno di chiodi" mi dice. "Cambiamo leggermente posizione, okay? Ecco: se ti prendo per mano dovrebbe andare meglio. Proviamo?"
"Va bene."
Anche se sono terrorizzata riesco ad arrivare tutta intera alla fine della scalinata e tiro un piccolo sospiro.
Arriviamo davanti alla casetta dove vivo io e lui, notando che sono un po' distratta, dice: "Scalino!"
Capisco che sono iniziati i cinque gradini e salgo tranquillamente.
"Stai attenta al quinto, Francy" mi dice con tono dolce.
Salgo anche il quinto gradino e capisco che c'è qualcosa che prima non c'era.
"Visto? Questo rialzo ti farà capire che c'è un gradino e che ti conviene appoggiarti al muro."
"Vorrei abbracciarti, ma sono tutta bagnata!" dico.
"Non sono in uniforme, te l'ho detto prima, e se anche ce l'avessi non potrei perdermi un tuo abbraccio!" dice tirandomi a sé.
Nascondo il viso sul suo petto e continuo a ripetere la parola: "Grazie" contro il tessuto della sua maglietta.
"Come te lo devo far capire che per me è un piacere rendermi utile, soprattutto se si tratta di te, piccola Francesca?"
Ecco! Mi sciolgo come un ghiacciolo sotto il Sole che in questa settimana batte piuttosto forte.
"Ora devo andare via, piccola! A stasera!"
Rientro in casa e sono davvero contenta di questo piccolo accorgimento che lui ha preso e che mi permetterà di non rompermi la testa.
Per fortuna la cabina della doccia stavolta è interna alla casa, quindi non dovrei vergognarmi troppo di uscire da quel piccolo spazio con addosso soltanto un accappatoio.
Vado a fare la doccia subito dopo Alex e mi seguono Ginevra, Michela, mia madre e Laura. Mi vesto direttamente per la serata e subito dopo una cena, mandata giù sempre con qualche sforzo, resto in attesa della preparazione degli altri membri del gruppo. Intanto dal bar viene trasmesso il brano: "Eccoti" di Max Pezzali e penso che ora come ora sia quello che mi si addice di più per come sto... infatti è proprio con quella canzone in testa che, insieme al mio gruppo, vado all'anfiteatro, nel quale, dopo la presentazione di rito dei ragazzi e degli orari delle attività, ci sono una serie di giochi a squadre, nei quali mi diverto a fare da partecipe o da osservatrice. È bello sentirsi a proprio agio in un residence.
Anche il momento del ballo, tutto sommato, è abbastanza divertente. Il mio cavaliere di oggi è una ragazza: mia cugina, e mi fa sfrenare fino a quando non perdo l'orientamento.
Prima di rientrare andiamo a salutare i ragazzi e torniamo a casa.
Appena mi metto a letto, però, ricevo un messaggio da mio padre che dice: "Non so quanto ti convenga non avermi dato ascolto, Francy!"
Quel messaggio non mi spaventa: sono abituata a verità d'importanza esorbitante apparse dal nulla, ma senza alcun fondamento oggettivo... ma mi fa sentire malissimo, tanto che scoppio a piangere come se non ci fosse un domani e proprio durante questo periodo è la prima cosa che non vorrei fare per niente.
Improvvisamente sento delle braccia cingermi la vita e capisco chi è quando inizia ad accarezzarmi la schiena.
"Shh, va tutto bene, piccola!" dice mia madre.
"Ma che cosa ho fatto di male?"
"Niente, angelo mio, niente! È solo che a volte capitano cose brutte anche a chi non ha fatto nulla!"
"Tu credi che mi pentirò davvero di aver realizzato un sogno?"
"Ma no, tesoro! Vedrai che lui ti aiuterà a non pensare a quello che ti fa soffrire."
Credo che lei abbia sentito che chiedevo ad alta voce il perché di quel messaggio e chiamavo mio padre insistentemente.
"Ora però dormi piccola, perché domani, tra un'attività e l'altra nelle quali ti metterai di sicuro in mezzo, avrai bisogno di molte energie" mi dice mia madre per poi sdraiarsi dall'altra parte del letto. Io le do retta, infatti dopo un po' crollo addormentata senza troppe difficoltà, anche perché la giornata è stata piuttosto dura.
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Luce dei miei occhi (sequel of: "Quel meraviglioso villaggio")
Fiksi RemajaFrancesca ha ancora molte avventure da vivere, a partire dallo stato di Asia per concludere con le cattiverie di Natasha. Sembra che lei e i suoi amici non riescano ad avere un attimo di pace, ma lei, dopo aver attraversato il dolore, ha le cosiddet...