57: Lasciali in pace!

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Francesca's Pov
Quando mi risveglio faccio molta fatica a capire dove mi trovo esattamente. Il posto in cui sono sdraiata non è il porto, ne sono sicura, perché sono distesa su qualcosa di molto morbido e caldo e perché sento il rumore del Mare e il Sole sul viso, ma non sento il rumore delle sbarre delle navi che si alzano per far entrare i veicoli né tantomeno quelle stesse navi che partono o tornano. Percorro con le dita quello che ho intorno e appena trovo il cuscino mi rendo conto di essere nel mio letto. Allungo la mano sinistra verso il comodino e trovo il sacchetto che ho usato come custodia per la mia guida, che è là dentro, accuratamente piegata. Mi tiro su, lentamente. So di non essere da sola, anche se non ho la minima idea di chi sia accanto a me in questo momento.
Non percepisco movimenti né suoni, se si esclude quello del mio respiro.
"Chi c'è?" chiedo esitante.
Mi sento prendere la mano e riconosco quel tocco gentile.
"Come ti senti, piccola?" chiede il mio angelo, aiutandomi a rimettermi sdraiata.
"Frastornata..." rispondo in un sussurro. "E mia madre dov'è?"
"Ecco... lei... lei non è qui."
"Oh mio Dio! Devo andare là! Devo andare da lei!" esclamo, rialzandomi in un colpo solo, ma quando sono in piedi sento che mi gira la testa e rischio di cadere di nuovo per terra.
"Dove vuoi andare ridotta in questo modo?"
Lui parla piano, con dolcezza, come ha sempre fatto.
"Non posso permetterle di farsi del male!"
"E io non posso permetterti di farne a te stessa." mi dice sfiorandomi una guancia. "Stai male, piccola!"
"S-sì... ma..."
Non riesco a dire neanche una misera frase! Come posso pretendere di affrontare otto ore di viaggio su una nave se non riesco neanche a reggermi in piedi due secondi?
"Va bene." dico infine, sentendomi completamente inutile di fronte all'evidenza che i fatti hanno portato a galla.
"Ehi! Non sei inutile! Semplicemente è destino che lei ne dica quattro a tuo padre, ma non tanto per quello che ha fatto a me. Più che altro per quello che hai passato tu" dice accarezzandomi nuovamente il viso e facendomi sentire bene con quel gesto tanto determinante quanto semplice.
Ma in fondo semplice è sinonimo di essenziale. È una cosa positiva, no?
"Come hai fatto a..."
"Non ti stanchi mai di chiedere questa cosa, vero? Ti conosco bene, mi sembra abbastanza normale farmi un'idea di quello che pensi, soprattutto in questi momenti!"
"Avrei dovuto venirti incontro quel giorno, almeno lui avrebbe smesso di prendersela con te" gli dico in un sussurro.
"No, piccola... sarebbe stato peggio, perché per come stava è con te che se la sarebbe presa e in quel caso probabilmente della vostra somiglianza non mi sarebbe importato più di tanto. È stato meglio così..."
"Però... lui si è accanito contro di te ed è una cosa che non sopporto..."
"Sei uguale a tua madre, amore mio! Lei è partita proprio per questo motivo" mi dice.
Angelica's Pov
Quando arrivo a destinazione sono le sette di sera. Vado a casa per rifocillarmi un po', anche perché dovrò farmi non poco coraggio per vedere quell'uomo che continuo ad amare, ma che al tempo stesso mi provoca rabbia.
So già dove posso trovarlo. Prendo le chiavi dell'auto e mi dirigo alla nostra vecchia casa, quella dove abitano i suoi. Non mi crea problemi salire fino a quel piano e premere il bottone che è sulla porta per suonare quel campanello leggermente stridulo. Viene ad aprirmi proprio lui e quando mi vede là, di fronte a sé, la sua bocca assume la forma di una O.
"A-Angelica..." comincia a balbettare, anche se non so perché.
"Io e te abbiamo delle cose da chiarire." gli dico senza la minima emozione.
Peccato, però, che di emozioni ne provo fin troppe. Il mio cuore batte ancora forte quando lo vedo, ma al contempo provo una rabbia assurda nei suoi confronti. Questo non avrebbe mai dovuto farlo! Non a nostra figlia, che non ha fatto niente per meritarselo!
"Di che cosa mi vuoi parlare?" mi chiede calmo.
"Tanto per cominciare, non mi è andato giù il fatto che tu ti sia associato a quella ragazzina per rovinare la vita di Francesca."
"Sai benissimo per quale motivo l'ho fatto."
"Ultimamente l'ha protetta molto di più lui rispetto a te e lo sai. Ma non c'è solo questo da mettere in conto. Le hai impedito di entrare nella mia stanza d'ospedale. Peccato che non potessi muovermi, perché ti avrei dovuto sbattere fuori a suon di calci! Ah, e poi so che per mandarla via hai cercato di colpirla e nel cortile dell'ospedale te la sei presa con Dan, che non ti ha colpito a sua volta, escludendo quando ha difeso Francesca, perché vedendo la vostra somiglianza, per lui colpire te sarebbe stato come farlo a lei e non l'avrebbe mai fatto! Ora ti manco solo io all'appello!"
Resto in attesa di una sua reazione, che però non arriva.
"Che cosa vuoi, Angelica?"
"Ho visto mia figlia tremare a causa tua! L'ho vista piangere, perché non può essere felice come merita! Tu e Natasha quei ragazzi dovete lasciarli in pace, è chiaro?"
"Senti, forse lui sarà buono con lei, ma a me un colpo l'ha dato!"
"E il tuo orgoglio di uomo non ti permette di accettarlo solo per questo, non è vero? Beh, se io ti do uno schiaffo tu cosa fai, mi denunci per farmi andare in galera? EH?" chiedo, trattenendomi dal farlo sul serio.
"Lo sai che non è..." sussurra.
"Non è... cosa? COSA?"
"Smettila di urlare!" mi dice afferhandomi per le spalle e stringendole con tanta forza da farmi scricchiolare le ossa. Sento la rabbia raggiungere livelli assurdi.
Non ho paura, ma sono furiosa.
Gli tiro un pugno in faccia, cosa che, fortunatamente, lo fa vacillare.
"Te l'ho già detto. Lasciali... in... pace... ti è chiaro?" dico con rabbia, per poi uscire da quella casa sbattendo la porta e infilarmi in ascensore in fretta e furia. Torno in auto e vado a casa di Asia. Spero di trovarla, spero che possa aiutarmi, perché non ce la faccio più a vedere mia figlia ridotta in questo stato.
Quando arrivo scopro di essere molto fortunata oggi, perché, come prima, è Asia ad aprire.
"S-signora Angelica!" balbetta. La guardo, perché questa paura che la sua voce lascia trapelare mi preoccupa. La guardo, sperando che non abbia lividi, e per fortuna non gliene trovo... quella belva stavolta non l'ha toccata. Le prendo le mani, che tremano in maniera assurda.
"Tesoro mio, ho bisogno del tuo aiuto, ti prego!" le dico.
"Entri che ne parliamo meglio" dice dolcemente per poi spostarsi da una parte per farmi passare. Io mi chiudo la porta alle spalle, ringraziandola, e lei mi porta in camera sua.
"Sei sola, tesoro?" chiedo.
"Sì, sono sola" risponde lei con voce flebile per poi dirigermi in cucina insieme a lei. Mi fa sedere ed inizia ad armeggiare con la macchinetta del caffè, molto nervosamente.
"No, tesoro, lascia" le dico.
"Non si preoccupi, è un piacere, e per quello di cui mi vuole parlare è un argomento per cui ho bisogno di bere un caffè." dice Asia continuando ad armeggiare con la macchinetta. "Come sta Francesca? Cioè, lo so, è una domanda stupida, ma lei è mia amica, e io... io non..."
"Beh... diciamo che la mia bambina tira avanti. Tesoro, ho bisogno del tuo aiuto. Ho bisogno che tu racconti a chi di dovere quello che ti ha fatto, quello che ti ha tenuta in ospedale per un pezzo... so che è difficile, ma ho bisogno che tu mi aiuti. Ti scongiuro!"
Lei, una volta finito tutto, prende due tazze di caffè, le mette sul tavolo e mi si siede accanto.
"L'ho scoperto da poco, signora Angelica. Sto cercando di capire fin dove vuole spingersi. Cioè, lei non sa che l'ho scoperta, perché se questo venisse fuori lei inizierebbe a minacciarmi... non so che cosa fare, davvero!"
"Vai alla polizia, tesoro. Loro potranno aiutarti." dico.
Asia manda giù in fretta il contenuto della sua tazza ed io faccio lo stesso con la mia. La guardo: ha gli occhi lucidi.
"Non posso denunciarla... è mia sorella..."
Asia scoppia in lacrime, coprendosi il volto con entrambe le mani nel tentativo di soffocare quei singhiozzi.
Mi alzo e l'abbraccio. È una ragazza dolcissima... ma come fanno quelle due ad essere e soprattutto in che modo Natasha è venuta fuori tanto cattiva se i suoi genitori sono buoni, compreso il padre che purtroppo non c'è più? Inizio ad accarezzarle i riccioli, simili a quelli della mia principessa, e la stringo a me.
"Shhh, va tutto bene, piccola."
"N-no... non nella mia famiglia, signora Angelica... da quando mio padre non c'è più sta andando tutto a rotoli. Mia madre è sfinita, sta cercando di tirare avanti e far stare bene me e Natasha... ma lei non è di ferro e noi dovremmo aiutarla, ma Natasha se la prende con me e Carlotta ed io ci sto veramente malissimo. Dio mio, non so più che cosa fare!"
Sentiamo le chiavi girare nella serratura, quindi Asia si asciuga le lacrime e ci voltiamo entrambe per vedere chi c'è. È Carlotta, che è ancora in carrozzina.
"Signora Angelica!" esclama, venendomi incontro con un leggero sorriso.
"Ciao, cara. Come stai?" le chiedo prendendo le sue mani tra le mie. Le sue dita sono un po' fredde e mi sembra alquanto strano, perché è una giornata piuttosto calda, ma se si esclude questo è sempre uguale a come la ricordavo, una bellissima ragazza bionda.
"Io sto bene... ma lei no" dice guardandomi, "e in ogni caso... ecco... io voglio aiutarla. Francesca è mia amica e anche Dan lo è. Lui è stato davvero un amico con i fiocchi e i controfiocchi quando è successo quello che è successo con la mia piccola. I ragazzi mi hanno aiutata, e anche parecchio. Ora voglio essere io a farlo, solo che non so come posso fare. Non voglio mettere in mezzo Asia."
"Il problema è che io sono già coinvolta, Carlotta." dice Asia. "La sola cosa che potrei fare sarebbe dire tutto, denunciarla, ma non ne ho il coraggio... Lei è mia sorella."
"Va bene, cara. Hai ragione. Sei una sorella meravigliosa." le dico.
"Però non ci sei soltanto tu, amore. C'è anche Ernesto."
"Ernesto?" chiedo rivolta a Carlotta.
"Lui le ha dato uno schiaffo perché lei gli si è appiccicata addosso... come una cozza! Lui ha solo reagito e ci è andato di mezzo. Era un pretesto per minacciare Francesca e Daniel, perché dopo essere stato con lei... beh, per un po' Ernesto è stato molto fragile emotivamente..."
"Facciamo una cosa, Asia." le dico posando le mani sulle sue spalle. "Io chiederò aiuto a Ernesto e ti dirò che cosa vuole fare lui. Tu agirai di conseguenza, secondo quello che ti senti di fare, d'accordo?"
"V-va bene... farò così" dice.
"Beh... ragazze, io vado! Abbiate molta cura di voi, d'accordo?"
"Va bene, ma lo faccia anche lei." mi dice Carlotta, prima che io imbocchi l'uscita. Spero che Ernesto sia disposto ad aiutarmi.
Non ce la faccio più a veder soffrire la mia bambina! Ho bisogno di fare qualcosa per lei,e prima ci riesco, meglio mi sento.
(Analogia video-capitolo: il protagonista, logorato dalla gelosia, anche se per giusta ragione, diciamo che sta tirando molto la corda, proprio come fa Fausto, ma lui lo fa soltanto per orgoglio... o forse per un altro motivo...)

Luce dei miei occhi (sequel of: "Quel meraviglioso villaggio")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora