35: Voglio essere almeno libera di poterti sognare!

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Francesca's Pov
Ho sognato di nuovo il mio angelo e mi sono svegliata con un gran sorriso.
"Amore... tutto bene?" mi chiede la mamma.
"Sì, tutto bene." rispondo.
"Hai un sorriso dipinto in faccia! Cos'è successo? Hai incontrato qualcuno?"
"No! Sei fuori strada!" dico.
"Allora che succede, amore?"
"È per una cosa che ho sognato" rispondo.
"O per una persona? Eh?"
"Buona la seconda."
"Amore, devi dimenticarlo" mi ripete per l'ennesima volta lei.
"Mi vedi piangere ad ogni angolo, per caso?" chiedo, cercando di mantenere un tono tranquillo.
"No, ma non puoi continuare in questo modo!"
"Non posso continuare a star male, ma non posso neanche dimenticarlo. Se non penso a Natasha sto più che bene, perché posso pensare a lui... e comunque ti ho già detto che è impossibile!"
"Non ci hai neanche provato" dice lei.
"Certo che ci ho provato! Più di un anno fa."
"Beh, riprova!"
"No, perché per nuanto io mi sia sforzata non ho dimenticato nulla. È inutile. Le persone che ami non puoi dimenticarle, è inutile negarlo, mamma!"
"Francesca, per favore!"
"Mamma, io devo andare a prepararmi adesso. Abito dal lato opposto della città e se non mi muovo a scuola non ci arriverò mai..."
"Fran..." inizia lei, ma io, approfittando del bagno libero, corro a prendere i vestiti e vado a fare la doccia.
Sul mio cellulare, dato che ho messo i brani a riproduzione casuale, parte il brano: "Quello che vorrei" di Francesca Michielin, che forse è uno dei più indicati alla mia attuale situazione. Mi sento veramente male e ogni parola, per me, è liberatoria... mi permette di piangere. Le lacrime scorrono veloci, facendomi bruciare la pelle, e quel modo di liberarmi è la cosa più salutare del mondo, almeno in questo momento.
Ogni lacrima mi svuota un po', ma credo proprio che sia meglio.
Meno male che è venerdì, perché credo che non ce l'avrei fatta a sopportare un'intera settimana di prigionia in quell'edificio in cui c'è anche quell'ochetta dalla voce fin troppo stridula.
Mi vesto velocemente, prendo tutte le mie cose, saluto ed esco. Salgo sulla mia bici, correndo per arrivare prima e per far passare il tempo distraendomi.
Arrivo a scuola e dall'inizio alla fine è un inferno, perché sono sempre tesa dato che faccio fatica a concentrarmi. Chissà come ci riesco nel giusto.
Una volta uscita da scuola vado a casa di mia zia e mia madre mi chiede: "Tesoro, tutto bene?"
Mi limito ad annuire. Non ho per niente voglia di parlare, soprattutto dopo quello che mi ha detto stamattina.
Considerando che ci ho messo un'ora ad arrivare non mi sorprende il fatto che mia madre sia già a casa di mia zia.
"So che sei arrabbiata con me, ma sappi che io parlo solo per il tuo bene" dice mia madre.
"Per il mio bene." sussurro.
"Perché lo di@ci in quel modo?"
"Perché tu e papà siete fin troppo convinti di sapere qual è la cosa migliore per me" rispondo, cercando di non alzare troppo la voce. "Te l'ho detto: è una cosa che proprio non tollero..."
"Piccola... sai che con lui non potrà più esserci niente."
"Certo, ma non voglio che ci sia nessun'altro..."
"Francesca, per favore!"
"Mamma... ti prego, ne ho già abbastanza con papà! Non mettertici anche tu! Ti prego!"
Detto questo vado in camera con le ragazze, che riescono, in qualche modo, a farmi sentire un po' meglio...
Ho studiato ed è venuto il momento di andare al bar. È tutto un po' più difficile da fare con un solo braccio, ma mi ci abituerò.
Trascino la bicicletta, legandone il manubrio con il laccio dell'occhio a rotello, anche se non so nemmeno come ho fatto. Mi avvio molto prima per due motivi: il primo è che cambiando zona il tragitto è molto più lungo; il secondo è che sono più lenta del solito nel fare le cose, anche se per ovvie ragioni. Metto a posto la bici, entro nel bar, ripongo anche la mia guida e vado a lavorare.
Mentre sono in cucina sento che qualcuno viene verso di me. Ne riconosco il tocco: Nicolas.
"Francy, lascia che ti aiuti." dice dolcemente.
"No, tranquillo, faccio da sola!"
"Ma ti stai sfinendo il braccio buono!" mi dice Nico.
"Non ti preoccupare. Ancora un mese, poi il mio braccio tornerà come prima" dico sorridendo. "Poteva andarmi molto peggio, no?"
"Perché vuoi stancarti così?"
"Perché l'essere stanca mi aiuta a non pensare troppo."
"Non pensare troppo a cosa?"
"Al fatto che i miei genitori a volte vogliono decidere per me" rispondo. "Mi vogliono un bene dell'anima, lo so, ma credo che lascerò fare all'amore nel caso specifico."
"Quale caso? Di cosa parli?"
"Parlo di quello che mi è successo oggi... stanotte ho sognato lui e stamattina ero felice di averlo sognato, ma mia madre ha stroncato il mio sorriso in meno di un secondo."
"Scommetto che l'ha fatto dicendoti che lo dovevi dimenticare, non è vero?" chiede ancora Nico.
Io mi limito ad annuire.
"Se bastassero le parole degli altri a cancellare una persona tutto sarebbe molto più semplice..."
"È vero... e lo sarebbe ancora di più se avessi almeno un motivo per odiare quella persona." aggiungo togliendo la mano dal lavandino e portandomela in fronte. "Ma lui non mi ha dato alcun motivo per detestarlo..."
"Senti, quale base vuoi che ti procuri per l'umore che hai oggi?" mi chiede con un sorriso.
Torno a sfregarmi la fronte, poi, una volta trovata l'ispirazione, torno a lavare i piatti e rispondo: ""Quello che vorrei" di Francesca Michielin."
"Ti piace proprio tanto!" esclama ridendo.
"Lei, con la musica, riesce a dire quello che io non saprei come esprimere!"
"D'accordo. Tranquilla, non c'è bisogno di un largo anticipo, ci vogliono pochi minuti per avere quella base..."
"Grazie Nico!"
Lui, per tutta risposta, mi sorride e basta.
Lo sento allontanarsi e torno a concentrarmi sulle stoviglie.
Lo scrosciare costante dell'acqua, le cui gocce battono contro il metallo, sembra seguire il flusso dei miei pensieri... è rilassante...
"Francy... dovresti andare" dice qualcuno alle mie spalle.
"Ehi... Giada! Scusami. M-mi ero distratta!"
"Tranquilla" mi dice Giada. "Scusami tu per averti messo paura, Francy!"
Le sorrido, mi volto e lascio la cucina da una porta sul retro che dà direttamente sullo spazio definito dalle quinte. Arrivo alla tenda, la sposto e scendo il gradino che dà sul palchetto.
"Ehm... buonasera..." dico timidamente, appena Franco annuncia la mia presenza per rassicurarmi. Sento degli sguardi puntati addosso ed uno scrosciante applauso.
"Beh... credo sia chiaro che io scelgo le varie Cover a seconda del modo in cui mi sento in quel dato giorno. Beh, per questa volevo fare una domanda. Liberi di rispondere o no, ovviamente. Vi è mai capitato di volere un bene dell'anima a una persona, ma di essere costretti ad allontanarvene?"
Un coro di risposte affermative mi fa capire che non sono l'unica.
"Ecco. Diciamo che le persone che avete intorno vi ripetono a pappagallo di non parlarne più e dimenticarla. Beh, quella che sto per dare attraverso questa Cover è la mia risposta" concludo.
Parte la base, io prendo un profondo respiro ed inizio.
"Quello che vorrei è una spiaggia vuota in piena estate.
Quello che vorrei...
sei soltanto tu.
Quello che vorrei... è volerti bene e non starci male.
Questo è quello che vorrei accadesse a me...
Non so come stai
e se è vero che noi
Abbiamo Un Solo Cielo
non capisco come mai
SE ALZO GLI OCCHI ORA VEDO
che il tuo è blu e il mio è nero, che il tuo è blu e il mio è nero.
Quello che vorrei è azzerare tutto e ricominciare...
quello che vorrei sei sempre e solo tu...
Dopotutto, sai, a cosa serve negare l'evidenza
se tu oramai puoi stare senza di me?
Non so dove sei
e se è vero che noi Abbiamo Un Solo Cielo...
non mi spiego come mai SE ALZO GLI OCCHI ORA VEDO che il tuo è blu e il mio è nero.
CHE IL TUO È BLU E IL MIO È NERO...
Quello che io vorrei forse un giorno lo vorrai.
Quello che io vorrei è dimostrarti che
L'Amore Che Provo, L'Amore Che Sento...
non andrà via come le foglie al vento...
E questo autunno sembra troppo freddo anche per me , se neanche col pensiero Posso STARTI ACCANTO...
GUARDO IL CIELO E ORA VEDO che il tuo è blu e il mio è nero. Che il tuo è blu e il mio è NERO!
che il tuo è blu e il mio è nero... Che il tuo è blu e il mio è nero..."
Percepisco il calore dei clienti del bar.
Li ringrazio con un filo di voce, poi vado a recuperare le mie cose ed esco dal bar.
Daniel's Pov
Come al solito, dopo il turno al bar di Bianca, sono andato fuori dal bar Fritzenwalden, nascondendomi dietro un muretto. Siano benedetti gli impianti stereo!
Ascolto la presentazione che la mia piccola fa della sua Cover e ogni parola della stessa. È talmente dolce!
La vedo uscire, trascinando a fatica la bicicletta, che sta cercando di staccare da un palo. Prova ad arrampicarsi su di essa, ma prima che ci riesca la bici si rovescia. Vado verso di lei e l'aiuto a sollevare la bici, sostenendola mentre lei vi si arrampica.
"Grazie." mi dice con un filo di voce.
"Di niente." le dico, abbastanza sottovoce da non farmi riconoscere... o almeno spero. Poi, però, ci ripenso e le chiedo, senza preoccuparmi di cambiare la voce: "Sicura di voler rientrare da sola?"
Vedo le sue guance tingersi di un bellissimo color rosso acceso.
"Non... non preoccuparti ce la faccio" balbetta. "Grazie ancora per avermi aiutata prima... e anche per essere stato là fuori... speravo che sapessi cosa pensavo..."
"Se vuoi la strada possiamo farla lo stesso insieme. Più o meno devo andare dove vai tu..."
"Hai saputo che mi sono trasferita da mia zia, vero?"
Emetto una specie di gemito che in teoria dovrebbe lasciarle intendere una risposta affermativa.
"Beh... ricordo dov'è casa tua. Più o meno è da quelle parti" dice. "D'accordo." si decide finalmente. "Mi aiuteresti scendere?"
"Certo, vieni!"
L'aiuto a scendere dalla sella della bicicletta, che inizio a trascinare.
Il tragitto in auto è fin troppo breve e silenzioso. Ogni tanto guardo il suo gesso... beh, la verità è che non me ne fregherebbe nulla di Natasha che può vederci, se non fosse per il fatto che rischia di andarci di mezzo lei, che non ha fatto niente... la miglior cosa che posso fare è aprire gli occhi a sua sorella, che ora la supporta molto poiché lei le ha fatto credere che mio fratello le ha fatto del male.
Una volta arrivati aiuto la mia piccola a portare dentro la sua bicicletta, anche se lei insiste dicendo che ho fatto molto. È sempre la solita: quella che si sobbarca tutto, ma non vuole dare fastidio a nessuno... Oddio, dare fastidio, poi, è davvero un'esagerazione!
"Anche se non siamo più vicini come prima tu potrai sempre contare su di me, bellissima!"
A giudicare dalla sua faccia credo di averla un po' stupita, ma lei mi sorprende ancora di più con la sua risposta: "Puoi spiegarmi come faccio a non volerti bene se mi dici questo?"
"Per me è impossibile non volerne a te..."
Credo che la situazione stia diventando un po' troppo complicata da gestire e lei se ne rende conto.
"Beh, io... io vado." sussurra.
"Ciao." le dico altrettanto sottovoce.
Quando apro il cancello del vialesto di casa, però, mi ritrovo davanti uno spettacolo orribile...

Luce dei miei occhi (sequel of: "Quel meraviglioso villaggio")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora