53: Sensi di colpa, affetto, telefonate e nomi

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Alberto's Pov
Sono un idiota!
Ma perché le ho detto quello che sentivo? Perché non imparo mai a cucirmi la bocca? E soprattutto: dovrei dire al mio amico che lei ha pianto in quel modo per lui? Non rischio di farlo stare male come sono stato male io quando l'ho vista alzarsi e fuggire in lacrime? E tutto questo per una canzone, che però, evidentemente, le ha scatenato dentro di tutto!
Mi sento dannatamente in colpa. Era così felice fino a cinque minuti fa e ora ho la sensazione che le sia crollato il mondo addosso e quando succede questo è molto difficile alzarsi. E io che cosa ho fatto? Le ho detto che le voglio un bene più grande di me e lei, forse credendo che le avessi mentito quando ho detto che non avevo sofferto, si è sentita peggio! Accidenti a me!
Vedo sua madre, Angelica, appoggiata alla porta della sua camera. Mi avvicino anch'io a quella porta.
Cerco di rendere il mio udito abbastanza potente da poterla sentire, perché lei, dopo qualche minuto di singhiozzi, piange silenziosamente.
"Angelica... io non volevo" riesco a dire a fior di labbra, perché temo che se alzassi di poco il tono non riuscirei più a sentire la mia amica e questo mi fa paura.
"Non è stata colpa tua. Io me la prendo soltanto con due persone: quella stupida ragazzina e mio marito, che se ne sono altamente fregati di quello che provavano quei due ragazzi, distruggendoli!"
"È stata anche colpa mia, perché le ho detto che la amo moltissimo! Lei si è sentita in colpa, ma quello che provo non mi ha mai fatto soffrire! Mai!"
Angelica mi abbraccia forte.
"Gliel'hai detto perché lo sentivi e questo lei lo apprezza molto. Piuttosto dimmi una cosa: lui lo sapeva?"
"L'ha capito... ma non so da quanto tempo" le rispondo poiché ho capito benissimo a chi si riferisce dicendo: "Lui".
"Puoi spiegarmi bene che cosa è successo?" mi chiede Angelica.
"Eravamo andati ad un bar in cui si ascolta musica e stava andando tutto bene... poi è partita una canzone e appena lei ha sentito le prime note ha cambiato subito espressione. È diventata molto pallida, ma capendo che volevo chiederle se stava bene lei mi ha fatto soltanto un cenno d'assenso. Io ho capito che non stava bene, ma sapevo che non mi avrebbe detto niente. Poi, arrivata ad un certo punto di quel brano, si è alzata e ha iniziato a correre verso casa in lacrime. L'ho raggiunta e ho cercato di consolarla, ma lei non riusciva a calmarsi. Mi faceva star male vederla soffrire in quel modo e le ho detto la verità. Non l'avessi mai fatto! Lei è stata peggio!"
"Ma non è stata colpa tua! Lei è stata travolta dai ricordi e si è sentita in colpa perché credeva di averti ferito e non voleva... È fatta così."
La guardo e lei sorride. Forse a livello fisico non hanno tutta questa somiglianza, ma Francesca ha lo stesso, identico sorriso di sua madre, ed è bellissima.
Lo è perché è una ragazza semplice, che ride per le cose più piccole, che ricorda l'affetto che le viene mostrato, ricorda l'amore che chi la conosce le porta e ricorda tutti i giorni che la vita è preziosa, qualunque cosa possa accadere. Ma soprattutto lei vive bene con i suoi occhi: li considera una parte importante di sé, anche se non funzionano, ci scherza, provocando una risata collettiva se ci sono più persone... e non tutti arrivano a questo tipo di consapevolezza.
"Sai Angelica, io ho iniziato a notare quello che provavo dopo che è successo quello che è successo... dopo che loro sono stati costretti ad allontanarsi. L'ho provato dalla prima volta che l'ho vista, ma non capivo cosa fosse quella sensazione, perché credevo che l'amore e la possessione fossero sempre strettamente collegati tra loro, invece lei mi ha insegnato che l'amore in sé non fa soffrire, ma la lotta per conquistarlo, chee è una di quelle lotte per cui ce ne vuole e ce ne vuole... beh, quella sì che fa male. Veder soffrire qualcuno che ami fa male. Perdere quella persona fa male. Ma l'amore, da solo, è la cosa migliore che possa esistere!"
Guardo la madre di Francesca e la vedo continuare a sorridere. Mi fa piacere che lei sia contenta della meraviglia che ha dato alla luce anni fa.
"Potresti farmi ascoltare quel brano che l'ha sconvolta? Vorrei capirci qualcosa." dice.
Annuisco per poi andare con lei in camera mia ed applicare gli auricolari al mio computer.
Scrivo alcune parole del testo nel motore di ricerca, perché non ricordo il titolo, e alle prime parole del brano Angelica si porta entrambe le mani in fronte e dice: "Sembra che ultimamente il destino ne stia combinando di tutti i colori! Non sa più cosa inventarsi per farla soffrire."
"Mi dispiace tanto, davvero!"
Giuro che se fossi una persona senza scrupoli non so cosa farei a quella Natasha, ma non è da me fare certe cose.
"Credo che lei non ti permetterebbe di "vendicarla"! È troppo buona e non vuole fare male a nessuno" dice Angelica.
Accidenti! Ma allora è vero: tale madre, tale figlia. Anche lei riesce a capire cosa penso... sempre.
"Beh, ti lascio tranquillo." mi dice Angelica.
"Okay... magari ci vediamo dopo..."
Angelica esce dalla stanza ed io prendo il mio cellulare e invio un messaggio al mio amico. Non posso evitarlo: so che forse sto sbagliando tutto nel raccontargli quello che le è successo, ma non posso evitarlo.
Mi appare la foto che mi ha fatto vedere mio fratello... che tra l'altro lei ha come immagine del profilo, e provo un forte dolore. Lei allora era felice... adesso cerca in tutti i modi di godersi le piccole cose, ma lo fa a stento.
Scoppio in lacrime anch'io.
Non so che cosa darei per non vederla più in quello stato, ma al tempo stesso non so cosa fare per farla stare meglio e questo mi fa stare malissimo.
La risposta del mio amico arriva subito e nel messaggio c'è scritto: "Non sai quanta fatica sto facendo a non chiedere dove vi trovate ora..."
Sofferenza al quadrato. Il mio amico sta male. La ragazza che mi ha conquistato e al tempo stesso è mia amica sta male. È tutto nero, accidenti!
Aspetto che i miei spasmi si calmino prima di alzarmi dal letto e dirigermi verso la stanza in cui si trova Francy. Apro piano la porta, entro e mi avvicino a lei. Poso entrambe le mani sul materasso e, notando che si è addormentata, le lascio un bacio sulla fronte. In questo momento vorrei essere lui, per essere in grado di farla sentire un po' meglio, ma il destino vuole che non sia così e il fatto di non poter fare niente per lei mi fa una rabbia tremenda.
Però lei sorride. Capisco chi sta sognando e, sembra assurdo ma è vero, vedendola così tiro un piccolo sospiro di sollievo, perché almeno nei sogni il dolore le sta alla larga. Forse nemmeno mi ha sentito lasciarle un bacio sulla fronte, ma in fondo è meglio. Io volevo farlo, ma, al tempo stesso, non volevo che lei mi sentisse.
"È molto più bello vederti così." le dico per poi lasciare la sua stanza.
Francesca's Pov
Ho fatto un sogno bellissimo. Ero in spiaggia e c'era lui che mi teneva stretta.
Avevamo corso insieme, mano nella mano, come avevamo fatto a Siviglia, ed eravamo arrivati fino all'acqua.
Era stato davvero bellissimo gettarci in acqua insieme. Probabilmente nel sonno sorridevo. Ho sentito qualcuno baciarmi la fronte e dirmi che vedermi in quel modo era molto più bello.
Ho capito che quel qualcuno era Alberto. È davvero un amico speciale, di quelli che quando li trovi non li lasci più andare, perché fin dal primo momento in cui li vedi loro si fanno volere un bene dell'anima.
Riacquisto gradualmente la consapevolezza della realtà e scopro di non essere al Mare, ma nel letto della stanza che mi ospiterà a tempo indeterminato. Mi alzo lentamente, cercando di acquistare un equilibrio quantomeno stabile, poi vado verso la porta, piano piano, e la apro cercando di non fare troppo rumore, anche se è giorno fatto.
Vado a cercare Alberto.  Sento il bisogno di ringraziarlo, perché mi è stato accanto senza riserve, anche se, da quanto mi ha detto, vedermi soffrire lo faceva stare male, forse più di quanto stessi male io stessa.
Lo trovo in soffitta. So che è qui, perché appena apro la porta cigolante lui mi chiede: "Come ti senti, Fra?"
"Va molto meglio, grazie."
Mi dirigo verso di lui e, d'istinto, lo abbraccio forte.
"Beh... io volevo ringraziarti anche per un'altra ragione, non soltanto perché mi hai chiesto come sto." dico.
"Per cosa? Che cosa ho fatto?"
"Perché, anche se tu per primo ci stavi male, mi sei stato sempre accanto."
"L'ho fatto proprio per quello. Voglio fare tutto quello che posso per farti vivere qualche momento felice."
"Sei unico, davvero!" dico.
"Ma figurati!" mi dice ridendo.
Mi fa sedere su un divanetto, accanto a lui, e mi accarezza la guancia destra.
"Sai... anche lui sta male..."
Porto entrambe le mani al cuore e mi sfrego forte il petto. Lui, invece, si tappa la bocca, poi mugola uno: "Scusami!", che mi spezza il cuore. Perché devo evidenziare tanto il fatto che lui mi manca, soprattutto davanti ad Alberto, perché cavolo devo farlo? PERCHÉ?
Improvvisamente sento la suoneria del mio cellulare e quando leggo: "Papà" sullo schermo, mi vengono i brividi.
"Pronto?"
"Francesca! Perché diavolo non mi hai detto che tu e tua madre ve ne sareste andate?"
"Semplicemente perché non dovevi saperlo!"
"Possibile che io debba sapere le cose dopo un'infinità di tempo e di persone che sapevano già tutto prima di me?"
"Sei tu che te la sei cercata!"
"Perché?"
"Perché da quando ti conosco non ti si può dire niente visto che parti subito in quarta e soprattutto perché dei sentimenti te ne importa ben poco... anzi, non te ne importa niente!"
"Se non fossi chissà dove a quest'ora io..."
Non voglio sapere cosa farebbe. Non me ne importa, non più. O forse non voglio saperlo perché farebbe ancora più male. Cerco di trattenermi dal tirare un pugno al materasso. La rabbia mi brucia dentro, ma non sono sicura che sia lei a predominare sul dolore o il contrario. Vorrei spaccare tutto o sciogliermi in lacrime. Vorrei urlare o farmi trasportare nuovamente da un sonno profondo, risvegliarmi e tornare ad essere felice come lo ero fino ad un mese fa. Vorrei cercare mio padre ed urlargli contro, ma al contempo vorrei cercare il mio angelo e lasciarmi stringere in un abbraccio di quelli che sa dare soltanto lui... lui, e nessun'altro, purtroppo per me, perché lui non sa che siamo qui a Palermo.
"Che cosa ti ha detto tuo padre, Chicca?"
"Ti basti sapere che ultimamente non sa fare altro che farmi stare male!" rispondo.
"Dammi un segnale e lo distruggo" dice.
"Non potrei mai fare una cosa del genere! Gli voglio bene, anche se quello che mi ha fatto mi fa soffrire!"
"Ha proprio ragione la tua mamma quando dice che sei troppo buona" mi dice Alberto. "Però almeno fatti abbracciare. So che ti fa bene quando qualcuno ti stringe a sé ed è bellissimo. Mi permetti di abbracciarti, anche se purtroppo per me non sono lui?"
"Per queste cose non dovresti neanche chiedermi il permesso!" gli dico sorridendo.
Dopo che io gli ho dato il "via libera" lui mi abbraccia e dopo quell'abbraccio mi sento meglio.
"Grazie mille Da... Alberto" mi correggo subito, non appena capisco quello che stavo per fare... o meglio quello che stavo per dire. Ero sul punto di chiamarlo con un altro nome! Ma che stupida! Mi sento dannatamente in colpa, tanto che mi stacco da lui sussurrando uno: "Scusami", per poi correre via, rischiando anche di cadere giù dalla scalinata che porta proprio su in soffitta. Riesco a raggiungere la mia camera prima di buttarmi sul materasso e stringerlo forte con tutt'e due le mani. Giuro che ora mi sto odiando da sola!

Luce dei miei occhi (sequel of: "Quel meraviglioso villaggio")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora