81: Preparativi, romanticismo e musica

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Francesca's Pov
Sono arrivata addirittura a cummuovermi ieri sera, come mi capita da un po' di tempo a questa parte. È stato tutto veramente bello.
Mi sveglio verso le dieci del mattino e dopo una velocissima colazione e una doccia, in questo caso tutt'altro che veloce, prendo il Color Test, uno zaino piuttosto grande e degli abiti. Ho scritto i vari abbinamenti per non avere problemi, anche se, parlando con assoluta sincerità, di quello che indosso non me ne potrebbe fregare di meno.
Il mio pensiero costante è lui.
Mi tocca ricontrollare ogni tre secondi la nota in cui ho scritto gli abbinamenti per non combinare un disastro e per non mettere troppa roba qui dentro, anche perché non ci tengo. Se potessi scegliere nella mia valigia metterei pochi abiti e tantissimi ricordi che desidero possano accompagnarmi sempre, ma i ricordi bisogna portarli dentro, non in valigia.
Oltre a questo, poi, mi tocca prendermi la testa tra le mani e scuoterla leggermente per non andare al manicomio tra le valigie da fare e le emozioni che mi stanno scuotendo tutta.
Mi ritrovo a sorridere. Pensare a lui mi fa sorridere.
Chissà come reagirà quando mi vedrà, ma soprattutto chissà come reagirò io quando lo vedrò?
Forse non riuscirò a spiccicare mezza parola, o forse riuscirò a dire una frase di senso compiuto, questo nella migliore delle ipotesi. La peggiore l'ho già esposta prima: l'eventualità di non riuscire a parlare affatto.
Poi, però, c'è l'ipotesi intermedia: quella di riuscire a dire una sola parola.
Lo so, come prospettiva non è esattamente allettante, ma posso assicurare a chiunque che è sempre meglio riuscire a pronunciare almeno una parola, anche sussurrata, che non dire niente.
La cosa che mi irrita, però, è che lui fa di tutto per farmi stare tranquilla ed io, puntualmente, mi ritrovo a balbettare o a non riuscire a spiccicare una parola e, soprattutto, a diventare rossa.
Lo squillo del mio cellulare, o meglio: la voce angelica della mia cantante preferita, attraverso la suoneria del mio telefono, mi riscuote dal mio groviglio di pensieri, mi alzo inginocchiata e vado a recuperare l'apparecchio. Leggo il nome del contatto: si tratta di mia cugina Laura. Sono sicura che mi chiederà come mi sento in questo momento.
"Ehi, Laura!"
"Ciao Chicca!"
"Come stai?"
"Bene, tu?"
"Anch'io. Cosa stai facendo?"
"Preparativi in corso. Tu, invece?"
"Altrettanto. Dimmi un po': sei emozionata?"
Ma perché cavolo ogni volta la domanda deve essermi posta in questa maniera, perché?
"C'è bisogno che ti risponda o puoi andartene per un'idea?" le chiedo ridendo, anche se la mia è una risata isterica.
"Ehi! Sono più che sicura che riuscirai a parlare più di quanto tu stessa immagini" dice.
"Beh, finché non lo vedo non ci credo, quindi penso che non ci crederò mai!"
Lei scoppia a ridere e mi sento sollevata.
"Dai, sciocchina!" mi dice, senza smettere di ridere come una matta.
"In qualche modo devo alleggerire l'ansia, non ti pare?" le dico.
"Certo, e per questo fai battute su te stessa, giusto?"
"Va bene! Io ti lascio fare la tua valigia!"
"Okay. Ci vediamo domani!"
Lei chiude la comunicazione ed io mi rimetto all'opera. Per fortuna riesco a finire in fretta di mettere le mie cose in valigia.
Una volta finito mi metto a ripulire casa.
Mentre sono impegnata in questo sento qualcuno suonare il campanello in un modo insolito: segno che si tratta di qualcuno che mi conosce. Apro e sento qualcuno afferrarmi le mani e stringerle forte nelle sue.
"Ciao piccola!"
"Mamma!" esclamo felice. "Come mai qui?"
"Sono venuta qui a prepararti per le tue due settimane da sogno, Francy!"
"Prepararmi? In che senso?"
"Beh... a livello di pelle, piccola!"
"A livello di pelle" sta ad indicare "depilazione"... meglio che mi prepari psicologicamente alla battaglia.
"Niente cera né strisce di carta, te lo dico da subito!"
"Ah, va bene... sei terribile!"
"Ah, io sarei terribile! Va bene, come vuoi" le dico ridendo per poi dirigermi verso il bagno, nel quale lei mi segue. Tolgo i leggins, che appoggio sulla cesta dei panni sporchi, poi metto la gamba destra nel bidet per poi sedermi sopra il water.
Per le gambe viene usata la lametta mentre per le braccia e l'inguine, oltre che per il viso, utilizzo una crema fatta per questo. È una tortura fare questa cosa, ma so che se mi opponessi verrebbero fuori altre discussioni più che fastidiose e se devo proprio dirla tutta non ho alcuna voglia di discutere anche con mia mamma... non dopo che ho capito che solo lei può capire quello che ho provato per più di un mese, da quando Natasha mi ha minacciata affinché mi allontanassi dal mio angelo. Mio padre non vuole saperne di mettersi nei miei panni, quindi almeno voglio stare tranquilla il più possibile almeno con mia madre. E poi... forse in fondo voglio farmi "bella", restando nella mia semplicità, ovviamente, per quando andrò lì.
Non mi farò passare la piastra sui capelli, non mi farò mettere nessuno stupido trucco da quattro soldi né tantomeno metterò in atto dei procedimenti dolorosi per fingere di essere bella. Mi auguro solo che questo possa bastare.
Una volta finito mi butto nuovamente nella vasca per pulirmi di nuovo e, come faccio sempre prima di un'occasione speciale, faccio il cosiddetto "servizio completo", cioè lavaggio di corpo e capelli.
Come in un flash mi ritorna in mente il fatto che, molto spesso, per asciugare i capelli al naturale, quando ero proprio in quel villaggio, mi mettevo con le spalle al Sole, seduta su una di quelle sedie di plastica, ma non avevo il coraggio di passarvi le dita perché l'aveva già fatto lui in precedenza e se io l'avessi rifatto avrei avuto i brividi.
Ricordo che una volta, se non sbaglio il quinto giorno, di pomeriggio, lui venne a salutarmi mentre ero in quella posizione e fu la prima volta in cui lui mi diede il soprannome di Riccioli d'oro.
Da lui non mi aveva dato fastidio essere chiamata in un modo che non fosse il mio soprannome standard, Francy, o il mio nome completo. Mi sentivo sempre al settimo cielo quando lo incontravo e lui mi aveva stupita al punto tale da farmi cambiare radicalmente idea sul conto degli animatori.
Insomma: per stimarli li stimavo anche prima e mi facevano ridere, ma cercavo sempre di stare lontana da loro.
Non volevo che mi fosse proposto di fare questo o quell'altro, perché mi vergognavo anche della mia ombra e la mia più grande paura era quella di essere presa in giro, specialmente da loro, che sembrava a volte me lo facessero apposta. Lui l'aveva capito e mi aveva fatto scoprire quanto potesse essere bello prendersi una soddisfazione in un certo campo, anche se il luogo in cui ti prendevi quella soddisfazione non era il palco di un teatro, ma quello di un residence. Due o tre gradini al massimo, che ti esponevano alla vista di parecchie persone, facendoti tremare le gambe come se stessi per avere un mancamento, per poi scoprire che nel tuo piccolo avevi dato qualcosa sia a chi lavorava nel luogo in questione sia a chi, come te, era venuto semplicemente per una vacanza.
Spero di essere brava a sufficienza in questo, anche se farò fatica a non chiudermi a riccio, come è nel mio stile.
"Piccola, a che stai pensando?"
"Ti dispiace se te lo dico quando saremo là?" le chiedo.
"Non è necessario, cara, ho capito" mi risponde lei con un sorriso.
Sono sicura che abbia capito che stavo pensando a lui, come sempre, del resto. Il mio pensiero fisso è lui, da un po'.
"Hai già pensato alla Cover che porterai stasera al bar?" chiede ancora mia madre, mentre mi asciuga i capelli.
"Stavo pensando di portare: "Io e te" di Francesca Michielin." le rispondo. "Sai, mi è venuto in mente perché Laura mi ha chiamata ed io ho come suoneria la canzone: "L'amore esiste", poi lei mi ha fatto un sacco di domande su cosa provo e come mi sento e per finire ho pensato a quante ne abbiamo passate insieme per poi arrivare a rivederci..."
"Ti va di farmela ascoltare?"
"Certo! Adesso la metto con il cellulare."
"Perché non la fai in diretta?"
"No! Quella la farò dopo... se ti va puoi raggiungermi stasera al bar."
"Giustamente una star non dà mai anticipazioni."
"Una star è Annalisa Minetti, non io! Non si tratta di questo, ma del fatto che sono troppo nervosa e non riuscirei a fare le cose decentemente..."
"Ah, capisco. Comunque sono sicura che un giorno anche tu sarai una star."
"No. Un giorno sarò qualcuno che desidera comunicare qualcosa agli altri: cioè che se si vuole davvero qualcosa questo qualcosa si può ottenere a patto che non ci si arrenda!"
Mentre parlo clicco sul brano che ho scelto e alzo il volume.
Mia madre spegne l'asciugacapelli e la dolce voce della Michielin si diffonde per tutta la stanza.
Durante tutta la durata della canzone porto la mano sinistra al petto. Il mio cuore sembra impazzito per la velocità alla quale batte e giuro che vorrei che domani arrivasse presto perché sto davvero impazzendo dalla voglia di rivedere una persona che per me ormai è fin troppo speciale.
"Piccola!" mi dice mia madre prendendomi l'altra mano e stringendola forte nella sua.
"Sto bene, mamma! Anzi, non sono mai stata meglio..."
È vero! Non ricordo di essere mai stata meglio in tutta la mia vita...
La giornata è passata lentamente, ma alla fine è arrivata la sera ed io e mia madre, che oggi è rimasta qui con me, ci stiamo dirigendo verso il bar Fritzenwalden. Io sono al settimo cielo e stavolta ho voglia di spaccare tutto, cosa che in genere non ho in senso positivo.
Incontro anche Michela, Ginevra, Laura ed Alex. Loro fanno a turno per abbracciarmi e la mia gioia aumenta progressivamente a quei gesti tanto spontanei.
Cerco di non avere la testa tra le nuvole quel tanto che basta per non distruggere qualche piatto o bicchiere e, chissà come, riesco ad arrivare al momento della Cover senza rompere niente. Mi dirigo verso il palchetto, sperando di essere affiancata anche oggi da Giada.
Per fortuna sento salire sul palco anche lei e tiro un piccolo sospiro.
"Credo che presto vi affezionerete anche a lei!" dico indicandola e la sento ridere di gusto.
"Non troppo, mi raccomando! Io sono solo una sostituta, perché domani Francy andrà a realizzare uno dei suoi sogni!"
"È proprio a  questi sogno che ho dedicato la Cover di oggi!"
Improvvisamente, però, sentiamo Nicolas venirci alle spalle. Lui mi si avvicina e mi sussurra: "Francy, il computer si è rotto!"
Bene! Proprio stasera doveva rompersi, giusto?
Non so cosa fare, ma mentre mi tormento le mani mi viene un'idea.
"Nico, mi passi una pentola ed un mestolo?"
"Che devi fare con queste cose, scusa?"
"Dirigere l'orchestra."
"Che?"
"Fidati di me!"
Mi volto verso Giada, sfilo l'archetto e le spiego sottovoce cosa ho intenzione di fare.
Rimetto l'archetto al suo po/to dopo aver detto a Giada: "Al quarto colpo iniziamo."
"Eccoti la pentola e il mestolo, Fra!"
"Grazie Nico!"
Prendo la pentola ed il mestolo, poi batto quattro colpi e mi fermo.
F/G: "Fino a quando tu ci sei
il mio respiro segue il tuo.
Intorno a noi si apre il Cielo e porta via le paure, le bugie. Le tue mani sulle mie."
Due colpi di mestolo.
F/G: "Siamo cento miliardi di attimi. La natura che unisce due atomi... che nessuno può dividere.
IO E TE!
UN NODO STRETTO CHE CI FONDE IL CUORE, SIAMO IL CONFINE OLTRE LA PAROLA: "INSIEME!"
IO E TE!
DUE ALI APERTE CONTRO LA CORRENTE, PIÙ FORTI DEI GIUDIZI DELLA GENTE SOLA, io e te.
Fino a quando tu ci sei ogni mio pensiero è tuo... come se io non avessi avuto mai la metà dei sogni che ora condividi insieme a me..."
Due colpi di mestolo.
F/G: "Siamo acqua che supera gli argini. La marea che muove gli oceani. La voglia di restare...
IO E TE. Un nodo stretto che ci fonde il cuore. che a raccontarlo non ci son parole ancora. Io e te. Due ali aperte contro la corrente. Più forti dei giudizi della gente sola. IO E TE."
Quattro colpi di mestolo.
F/G: "IO E TE... Siamo due luci in mezoo alla tempesta, perché alla fine conta quel che resta e siamo io e te.
IO E TE..."
Tolgo l'archetto dalla faccia e Giada lo ripone mentre sento delle persone avvicinarsi e venire ad abbracciarci. Sento il cuore battere molto forte e le ginocchia tremare in maniera assurda.
Sono felice, perché gli imprevisti non hanno fermato né me né Giada, specialmente quel tipo di imprevisti. Sono contenta, perché alcune delle persone a me più care hanno assistito a questa performance e mia madre mi ha anche detto che l'ha registrata.

Luce dei miei occhi (sequel of: "Quel meraviglioso villaggio")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora