12: Non c'è posto come casa!

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Francesca's Pov
Oggi è il giorno della partenza e oltre al mal di testa provocato dalle mie "cose" ho ancora la febbre.
Dopo i preparativi vado a fare colazione con la famiglia. Oggi ci saluteremo.
Io e Ile andiamo a vestirci, poi usciamo e salutiamo tutti.
Dovrebbe accompagnarmi qualcuno della famiglia, forse Carmen nello specifico, ma sentiamo una scampanellata e si presenta a casa il mio angelo, che parla con lei. Lui le è subito simpatico e, anche se non ho detto assolutamente nulla in merito ai miei rapporti con lui, credo che lei l'abbia capito dal fatto che, avendo saputo della mia febbre, è venuto personalmente a recuperare me ed Ilenia e dalla mia reazione.
Carmen esce comunque con noi e, dato che il mio corpo grida pietà, il mio angelo mi dice: "Non provare a caricarti, stavolta lo zaino te lo porto io, ma non perché non puoi farlo da te, semplicemente perché sembri davvero stanca."
Sorrido e appena arriviamo all'angolo del viale Carmen mi dice: "Francesca, aspetta! Il tuo regalo!"
Mi mette tra le mani qualcosa di morbido e delicato, che riconosco in due secondi: un fiore d'arancio.
"Grazie!" le dico sorridendo.
Lei mi abbraccia e dice: "Guarisci presto, piccola!"
Stavolta mi sembra giusto dire come l'ha detto, ovvero: "Que te mejores, niña!"
La ringrazio e quando arriviamo aspettiamo l'autobus che ci porterà all'aeroporto insieme a lei.
Sono contenta di sentir dire da Carmen che per lei è stata una bellissima esperienza conoscermi, almeno oltre a ricevere ho dato. Una volta arrivato il bus ci scambiamo un altro abbraccio ed io vado via.
Sento la testa andarmi a fuoco.
"Va tutto bene, piccola Francesca?" mi chiede Daniel.
Vorrei annuire, ma il solo fatto di muovere la testa mi fa provare dolore.
"Permetti?" mi chiede.
Faccio il segno dell'Okay con la mano e lo sento posarmi una mano sulla fronte.
"Appena arrivi a casa ti consiglio di andare a sdraiarti, non hai una bella cera, hai il viso pallido" mi dice accarezzandomi il viso e facendomi sedere.
Il tragitto in autobus è breve.
Appena arrivati in aeroporto la professoressa mi fa scendere e mi porta a braccetto e, dopo il noioso e invadente ma necessario check in andiamo nei negozi dell'aeroporto. Improvvisamente la prof dice: "C'è una calamita con la raffigurazione di Don Chisciotte. Aspetta che te la faccio vedere."
Mi è salita la febbre oltre i 40 gradi o ha veramente detto: "Vedere!"?
"Ehm... te la faccio toccare!"
Come non detto.
La prof mi mette tra le mani la piastra di ferro ed io la osservo. Certo che doveva essere un bel tipo El Quijote, me lo immagino con un sorriso gioioso, almeno prima che gli togliessero i suoi sogni definitivamente.
Usciamo da là e andiamo a sederci su una panchina. All'imbarco ci viene detto che io sono seduta vicino a due delle mie compagne, ma la prof sostiene che non è possibile perché uno dei miei accompagnatori deve starmi OBBLIGATORIAMENTE vicino. Ma non è che qualcuno pensa che io sia stupida oltre ad essere cieca? Insomma, se devo combattere anche per sedermi accanto a due compagne andrà a finire che per mangiare dovrò essere imboccata!
Dopo lungo tempo riesco a convincere la prof a chiedere.
L'assistente di volo, quando arriviamo, dice che è sufficiente che uno degli accompagnatori sia reperibile o che mi stia davanti o dietro, quindi posso sedermi accanto alle mie compagne, con le quali, una volta a bordo, inizio a chiacchierare.
Quando l'aereo parte la mia compagna, che lo ha già preso ma prova sempre molta ansia al momento del decollo e a quello dell'atterraggio, come me, del resto, mi stringe la mano.
Ilenia, che è davanti a me, fa altrettanto e il momento del decollo passa in fretta.
Ho già spento il telefono, tanto non ci posso fare assolutamente niente.
Dopo un po' che non parliamo penso che le mie compagne siano crollate e le seguo, addormentandomi.
Mi sono svegliata varie volte, ma finalmente è il momento dell'atterraggio. Prendo la mano di Nadia, la mia compagna, e la stringo. Anche lei, come me, è alquanto tesa.
Okay, l'esperienza a Siviglia è stata bella e la ripeterei altre mille volte, ma adesso il mio più grande desiderio è tornare a casa mia e, come mi ha detto il mio ragazzo, mettermi a letto.
Ora siamo a Roma, ma meglio di niente.
Una volta scesa dall'aereo sono contenta di sentire il dialetto romano.
Dato che c'è stato un problema con il parcheggio ed è tardi andiamo a mettere qualcosa sotto i denti per poi prendere il bus.
Una mia compagna, dopo le dimostrazioni dei simpatici del gruppo, canta il brano: "Hay un lugar", che è l'unico che conosco della serie Teen Angels. È un brano che mi fa sempre emozionare, perché mi ricollega inevitabilmente a lui. L'unico dettaglio è che non posso intonarlo perché ho mal di gola, in più mi vergogno troppo.
Ironia della sorte, troviamo un po' di traffico, ma alla fine, quando arriviamo al punto d'incontro dell'andata, non sto nella pelle dalla gioia. Ho voglia di rivedere i miei.
Scendo dal bus e abbraccio loro e mia zia. Sono sfinita, tanto che, quando mi stacco da loro, rischio di cadere da un lato. Prima che questo accada, però, sento due braccia cingermi la vita.
"Vieni, tesoro" mi dice il mio angelo facendomi salire in auto.
Fortuna che ho salutato le professoresse!
"Io vado a dire ai tuoi di fare il più in fretta possibile, mi dispiace vederti con quella faccia bianca!" dice sorridendo.
Lo ringrazio e quando i miei arrivano torniamo a casa.
Anche se ho la febbre non resisto alla tentazione di fare una doccia.
Dopo questa metto il pigiama e, appena finita la cena, vado nella mia stanza e m'infilo a letto. Mio padre vorrebbe vedere i souvenirs, ma io sono distrutta.
Come avrebbe detto Rossella O-Hara nel film: "Via col Vento", lo dico anch'io: ci penserò domani. Anche perché ora non riesco a pensare a nulla di diverso dalle mani del mio angelo che mi accarezzano i capelli per farmi rilassare.
Mi addormento proprio sulle note di: "Hay un lugar", e penso al fatto che un po' è vero. Se sono triste, pensando a me e lui su una spiaggia, riesco a sentirmi meglio.

Luce dei miei occhi (sequel of: "Quel meraviglioso villaggio")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora