6: Fiori d'arancio

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[Attenzione: i personaggi esterni al gruppo di Francesca parlano in spagnolo, anche se le conversazioni saranno scritte direttamente in italiano e nella famiglia ospitante metterò due personaggi che nella mia vera esperienza a Siviglia non c'erano.]
Francesca's Pov
Quando mi sveglio noto che nell'aereo c'è un cambiamento: il movimento è diventato ancora più lento. Non so perché, ma sento che stiamo per atterrare. Infatti, dopo qualche secondo, sento l'aereo scendere abbastanza velocemente, ma, almeno credo, non proprio in picchiata.
Ci apprestiamo a scendere da questo veicolo quando si ferma del tutto.
Io ricordo che c'è uno scalino, ma non ricordo in che punto si trova. Mi metto un po' più dietro rispetto alla professoressa proprio per notarlo. Lei, a un certo punto, mi dice: "A tre passi da te c'è lo scalino!"
Buonanotte, buonanotte, fiorellino... ma sono fissati con questa cosa del conto dei passi! Non so quante volte ho detto che per me non è comodo!
Decido di portare comunque il conto, tanto per provare. Uno, due, tre, quattro, cinque.
"Scalino!" dice la prof.
Ecco, lo sapevo! E meno male che dovevano essere tre, eh?
Attraversiamo tutti l'aeroporto. C'è una grande eccitazione tra noi. Forse il semplice fatto di essere noi gli "stranieri", (cit Notre Dame de Paris), o di essere arrivati, o ancora la conoscenza con le famiglie ospitanti... non lo scoprirò finché non ci sarò arrivata...
"Ciao" mi sento dire da una ragazza del gruppo. "Io sono Zaira... tu sei Francesca, giusto?"
"Sì. Piacere."
Le tendo la mano, (mi tocca darle la sinistra, perché la destra è occupata, e non dall'occhio a rotelle), e lei dice: "Quando arriviamo a scuola ti posso fare una domanda? Vedi, sono una ragauza curiosa, e..."
Ecco! Quando qualcuno vuole farmi una domanda in merito al mio modo di vedere ha sempre paura.
Sono dolcissimi e a me dispiace che gli amici che mi faccio abbiano paura di farmi domande.
"Puoi chiedermi tutto quello che vuoi. Poi, se arrivi a un punto cruciale, sarò io a fermarti, okay?"
"Va bene, a dopo." risponde.
"A dopo."
Saliamo sul bus ed io passo alle mani di mia cugina. Mi sento un pacco postale, sballottata da una guida all'altra, e questa è una cosa che odio da matti, ma faccio un profondo respiro e mi godo i suoni dell'autobus, il calore del Sole sulle guance e il cinguettio degli uccelli. Si vede che qui ci sono molti giardini o molti alberi in mezzo alla strada. L'idea mi piace moltissimo, anche se ho paura che questo mi provochi qualche bernoccolo in fronte.
Scendiamo tutti dall'autobus e ci presentiamo a scuola. La professoressa mi fa mettere a sedere su di una sedia e noto che davanti a me si è seduto qualcun'altro.
"Francy, sono sempre io." dice la persona seduta davanti a me. Dio mio, ci sono tante voci nuove e, oltre a qualche timbro caratteristico, faccio fatica a riconoscerli.
"Ehm... Zaira, intendi, vero?"
"Sì." risponde.
Mi prende le mani. È un po' nervosa.
"Tu... non vedi proprio nulla?"
"No, niente."
"Da quanto tempo?"
"Dalla nascita."
"E... e come fai?"
"Oddio, da spiegare è un po' complicato."
"Provaci!"
"Ecco... ci sono i suoni, le vibrazioni..."
"Vibrazioni?"
"Esatto! Vedi, io sapevo che tu eri davanti a me perché c'erano delle vibrazioni. Cioè, io percepisco la presenza delle persone e... e degli ostacoli."
"Francesca, c'è una sorpresa per te" mi sento dire.
Mi alzo e sto per tirare fuori l'occhio a rotelle, ma quando mi sento prendere il braccio ci rinuncio definitivamente.
Una donna mi sorride. "Ciao, cara. Io sono Carmen Arejo."
"Francesca Bernardi, piacere!" dico ricambiando il sorriso.
"C'è anche mia nipote, è venuta con me perché voleva conoscerti!"
"Ciao!" mi dice una ragazza che a giudicare dalla voce avrà più o meno la mia età. "Io sono Clara."
"Piacere, Francesca!"
Mia cugina Ilenia è davanti con le valigie, mentre la professoressa è dietro con me.
"Vi accompagno, perché Francesca non può andare da sola."
Cosa? Cioè, io a scuola come ci arrivo? Va beh, fa niente! A volte la legge 104 mi tutela anche troppo!
Carmen da un lato e Clara dall'altro mi prendono a braccetto per accompagnarmi al posto della prof ed Ilenia dice: "Sembrate tre comarelle!"
Credo che le mie "compagne" siano... un pochino confuse.
"Le comari sono più di due donne che camminano tenendosi a braccetto e comarelle è un'altra maniera di dirlo, tutto qui?"
"Francesca, ma tu non hai nulla di quello che... che usano quelli come te?" mi chiede Clara.
"Ehm... dovreste lasciarmi, altrimenti non riuscirò a farvelo vedere!"
Tutt'e due mi lasciano simultaneamente.
Io estraggo dal sacchetto il fidato occhio a rotelle.
"Se sono accompagnata non mi serve" dico.
"Ah..." mi dice Carmen.
"Allora dopo ti vorrei portare a vedere un parco." aggiunge Clara. "Voglio vedere come ti muovi!"
Dalla stretta della signora Carmen sul mio braccio immagino che l'abbia fulminata con lo sguardo.
"Scusala, lei è molto diretta!"
"Ma non c'è problema. Io mi diverto." dico.
"Ti piacciono i fiori?" domanda Carmen.
"Sì, ma più che per il motivo classico mi piace di più usare un altro senso: il tatto. Mi piace molto la consistenza dei petali, della corolla... la forza dello stelo... tutto!"
"Allora ti faccio un regalo." mi dice per poi spiccare da una pianta un fiore.
"Sarebbe meglio che non me lo desse ora." dico quando me lo ritrovo in mano.
"Perché, cara?"
"Perché rischio di perdermelo prima di ripartire, e non voglio."
"Che tenera!" mi dice lasciandomi due baci sulle guance.
Entriamo in casa. C'è uno scalino all'entrata, poi si può scegliere tra una parte in salita e delle scale per arrivare verso l'ascensore, che si trova sulla sinistra. Basta andare dritti per un breve tratto, poi c'è il muro, si gira ed ecco l'ascensore. Secondo piano: come a casa mia.
A me e a mia cugina viene mostrata la casa, ci viene offerto il latte con il cacao, (prima volta per me), e le Madeleines, o come si scrive, che però qui si chiamano: "Las Madalenas".
Dopo aver fatto due chiacchiere io e mia cugina andiamo nella nostra camera per sistemarci.
Ripenso al giorno in cui il mio ragazzo mi ha fatto vedere i fiori. Sorrido a quel pensiero e, tra me e me, dico: "Qui hanno davvero una fissa per i fiori d'arancio, sarà meglio che mi ci abitui."
Appena finito esco con Clara, che mi fa vedere il famoso parco. Qui i fiori d'arancio, o, per chi se ne intende, le zagare, li chiamano: "Azahar", e in questo posto ce ne sono praticamente da ogni parte. Lo so perché mi sono divertita a sfiorarli, uno per uno. Rido insieme a lei che dice: "Sei davvero un bel tipo, Paquita!"
Eh no, però! I diminutivi anche qui no!
Torno a casa, vado a ricompormi un po' e Ilenia avverte Carmen e Clara, la quale sta per andare a non so quale corso, che andiamo a riposarci un po' prima della scuola che, dato il viaggio, oggi avremo dalle tre alle sette del pomeriggio. O meglio: ce l'avrò io, perché lei mi accompagna e poi, per quanto ne so, va via. Il letto che abbiamo è un letto a castello ed io sono in quello di sotto.
Mi distendo, ma noto che il mio corpo è scosso dai brividi. Mi chiudo a riccio e stringo forte le gambe al petto. Alla fine riesco ad addormentarmi.
Quando io ed Ilenia ci svegliamo è ora di pranzo. Carmen ha voluto rendere "omaggio" alle nostre origini italiane con un piatto di pasta.
Strano, di solito, per quanto ne so, loro non mangiano il primo piatto. In ogni caso ci divertiamo molto a pranzo e parliamo di vari temi, tra cui temi prettamente psicologici e l'orario di andare è vicino.
...SERA...
Siamo tornate a casa. Alla fine Ilenia è rimasta a scuola con me, perché l'avevano iscritta automaticamente.
La professoressa è molto simpatica, gentile, gioviale. L'ho capito anche dal suo timbro di voce. Ci ha parlato dei fiori, nel gergo classico, se si può dire questo e abbiamo anche fatto un gioco che comportava il canto. Io amo cantare, anche se l'ho scoperto dopo. È stato davvero divertente e la cena non è stata da meno. Peccato che non mi funzioni il 3G. Posso solo chiamare ed io detesto parlare al telefono. In ogni caso ne parlo con i miei prima di andare a letto. Il primo giorno è andato. Domani la scuola sarà allo stesso orario di oggi.
Prendo il telefono e la Barra Braille, scrivo il mio "diario di bordo" e rimetto a caricare il cellulare insieme alla Barra stessa, poi torno a letto. Buonanotte, Siviglia!

Luce dei miei occhi (sequel of: "Quel meraviglioso villaggio")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora