Prologo

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Boomboom. Boomboom.

Il cuore batte all'impazzata, il fiato è pesante, le gocce di sudore hanno fatto appiccicare del tutto la maglietta sulla sua schiena, creando un alone bagnato.

Boom. Boom.

La palla rimbalza di continuo tra la sua mano e il campo di gioco.
Gli occhi vagano tra gli altri giocatori, per la maggior parte avversari che vorrebbero ostacolarlo, poi cadono sull'orologio che scandisce il countdown dei secondi.

Tic. Tac.

Diciannove.
Non manca molto e a lui bastano meno di cinque passi per arrivare al canestro.
Le grida della folla sugli spalti gli mandano una scarica di adrenalina incontenibile.
Sedici secondi.

Tic. Tac.
Boom. Boom.

Un passo in avanti poi uno a destra gli permettono di schivare un giocatore molto più grosso di lui, facendo stridere la gomma della scarpa sul legno.

Kreek.

Un rumore che fa premere le mani sulle orecchie a qualcuno della prima fila, ma che fa spuntare un sorriso beffardo sul suo volto.

«Tira quella palla!»

L'allenatore sta dando di matto, anche se non dovrebbe, perché sono avanti di tre punti e, ormai, la partita si può considerare finita. Questo non incide nel ragazzo, poiché vuole dare spettacolo di sé fino all'ultimo istante, magari con un canestro proprio prima della campanella che annuncia la conclusione dell'incontro.
Dieci.

Va bene, forse è meglio non fare troppo lo spavaldo, prima di non poter giocare la prossima partita.

Questo è quello che pensa proprio un attimo prima di alzare le braccia e allungare il corpo al cielo. La sua elevazione gli ha permesso di ottenere il posto nella squadra scolastica e la sua altezza è un ulteriore vantaggio.
Un singolo ciuffo gli copre per un istante gli occhi e, quando si sposta con il sibilo del vento, ha davanti a sé il canestro.
La palla abbandona la sua mano.

Sette secondi.
I suoi piedi tornano a toccare terra, tutto sembra essersi fermato; il pallone troppo in alto per poter essere deviato.

Silenzio.
Odia il silenzio.
I tifosi con il fiato sospeso, i giocatori immobili in attesa di scoprire se la palla entrerà o no, l'allenatore con le mani tra i capelli a pregare.

Boomboom.

Fortunatamente il cuore lo rassicura che è ancora vivo.
Fa in tempo a guardare di sottecchi gli spalti, dove in prima fila un bambino biondo e riccio sembra essere in fibrillazione, ma i suoi occhi non sono puntati sulla palla come quelli di qualsiasi altra persona, bensì su un suo compagno di squadra, e lo sta salutando.

Woosh. Boom.

Non ha tempo per capire oltre perché il pallone ricade a terra.
Due secondi.
Sul tabellone sono segnati due punti in più per la sua squadra.
Il clamore che segue lo riporta alla realtà.

Fiiii!

Subito dopo, il fischio che annuncia il termine della partita si mischia col fragore e le urla di vittoria dei suoi compagni e del pubblico; non mancano gli stridii da parte dei tifosi avversari, e lui si sente orgoglioso di aver regalato la vittoria alla sua squadra per l'ennesima volta.
Il cuore ha rallentato i battiti, non riesce più a distinguere i rumori.
Non si è mai sentito più vivo di così.

Non si è mai sentito più vivo di così

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Benvenuti in questa nuova storia, un lungo viaggio altalenante! :3
Spero di aver incuriosito qualcuno con questo prologo (anche se dice poco e niente, ma è pieno di indizi, in realtà u.u) e ditemi la vostra con un commento, sono sempre ben accetti.
Detto questo, vi lascio alla lettura e grazie a tutti.

Flor :3

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