CAPITOLO 9

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Karol si sta rigirando una ciocca di capelli intorno all'indice, il libro di Storia è appoggiato sulle ginocchia, e i suoi occhi non riescono a seguire le parole scritte nero su bianco.

Non è passata neanche una settimana e la mente di Karol sta ancora riflettendo sul proprio comportamento di quella notte al lago: si è aperto con Mic, così come solo con Klem ci è riuscito in diciassette anni, e non ha una spiegazione ben precisa. Quel ragazzo è semplicemente capitato nel momento sbagliato, nel posto sbagliato, con le domande sbagliate... o forse nel momento giusto, nel posto giusto, con le domande giuste.

Sa solo con certezza che la mattina seguente è tornato il solito Karol, facendo finta di niente; però si è accorto che Mic ha qualcosa di diverso nei suoi confronti. Pena? Compassione? Si sente solo più vicino a lui come amico?

Uff...

Karol sbuffa sonoramente e smette di tormentarsi i capelli. Osserva Mic, che sta facendo degli esercizi con altri due compagni di squadra, e si porta una mano sotto al mento per sorreggerlo.

Non è che un attimo, ma gli occhi tra il castano e il verde di Mic si girano verso di lui, sorridenti. Non è la prima volta che Karol lo sorprende guardarlo mentre sono insieme, forse Mic non sa come agire dopo il suo crollo sul balcone e cerca solo un cenno di rassicurazione, che non tarda ad arrivare perché Karol gli sorride di rimando. Forse si sta facendo un sacco di paranoie per niente e Mic gli vuole solo dare sostegno.

«Io camminerò al tuo fianco, se vuoi, per aiutarti.»

Karol non fa che ripensare a quelle parole.

Che diavolo significano?

Nessuno si è mai sbilanciato in quel modo con lui, tutti convinti che sia un bambino giocherellone che non ha voglia di fare niente nella vita. Peccato che non sia la verità, e Mic l'ha appena vista. Karol non si è pentito di avergli confessato quello che prova realmente, non l'ha mai pensato nemmeno una volta, tuttavia qualcosa di strano c'è.

Se stesso in primo luogo.

Seguito a ruota da Mic.

Prova a concentrarsi di nuovo su Storia e sfoglia le pagine per contare quante gliene mancano per concludere il capitolo.

Frush. Frush. Frush.

Cerca di tenere lontano il rumore dei palloni che rimbalzano, delle scarpe che stridono e delle grida dei ragazzi.

Da quando mi infastidisce il rumore?

Infatti non è così: è l'unico metodo per estraniarsi dal mondo e rintanarsi nel proprio.

Da quando, allora, cerco di evitarlo?

Neanche si rende conto di essere passato al capitolo successivo e di stare ancora contando le pagine.

Frush... Frush.

Che sia colpa di...?

«Attenzione!»

Il secondo dopo avverte un dolore acuto appena al di sotto della spalla. Gli cade il libro a terra dallo spavento e si porta una mano alla zona lesa per massaggiarla. Poco distante da lui c'è il pallone che l'ha appena colpito.

Se fosse stato attento ai rumori intorno a lui, l'avrebbe sentito.

«Stai bene?»

Karol alza i grandi occhi blu per vedere Mic accorrere con il fiatone e il volto preoccupato.

Tra tutti i ragazzi che ci sono in palestra, proprio lui. Neanche Klem si è avvicinato, nonostante l'abbia guardato per assicurarsi che stesse bene, per poi tornare ad allenarsi con il gruppo in cui è stato assegnato all'inizio del pomeriggio.

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