CAPITOLO 39

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«Perché non sei andato con quei due?»
Fabian non pensava che Colton si sarebbe preoccupato per lui tanto da raggiungerlo egli stesso.

Aspetta, significa che mi ha osservato?

Una piccola speranza si accende in lui, ma si spegne immediatamente.

Fabian, l'hai lasciato tu, non vorrà mai rimettersi con te. Perché dovrebbe? Non ti chiederà neanche di ritentare, non ne ha motivo, se non prova niente per te.

«Non avevo voglia.» La voce esce ovattata, dato che ha posato le labbra sul braccio, che si sta addormentando di nuovo; non ha comunque la forza per spostarsi da lì, perché rischierebbe di incontrare il suo sguardo.
Colton si gratta la testa e se ne va via senza dire una parola.

Come volevasi dimostrare.

Invece, dopo qualche secondo, torna da lui con il proprio telo e lo stende al suo fianco.
«Cosa fai?»
«Sto un po' con te, mi pare ovvio.»

Ovvio.
Non lo era fino a qualche attimo prima, dato che non si sono degnati di mezzo sguardo.

«Non mi hai considerato per tutto il giorno» continua il batterista.
Fabian ingoia a vuoto.
Colton è talmente bravo a capire ogni suo singolo comportamento che a volte fa paura.
«Anche tu non l'hai fatto.»
«Non ero sicuro che mi volessi intorno...» ammette, sedendosi all'altezza del suo viso.

Fabian rimane con il capo voltato verso di lui, posando la guancia sulle braccia intrecciate, e punta gli occhi sulla linea del torace, incapace di alzare ancora di più lo sguardo.
Il silenzio cala subito su di loro.
Il più piccolo non è in grado di iniziare una conversazione e Colton sembra aver perso tutta la propria spavalderia. Oppure si sta annoiando talmente tanto che non ha idee per un dialogo.
Fabian si sta sentendo sempre più male.

Mi faccio troppi tormenti, me le creo da solo le sofferenze.

Continua a guardarlo e si chiede se l'abbia captato. Probabilmente sì, ma non osa dire niente per non farlo crollare davanti a tutti.
«Vuoi andare a casa?» Colton gioca con un dito nella sabbia tra i loro due teli.
Fabian sussulta immediatamente.

Lo vuole eccome.

«Manca poco, tranquillo. Poi non sarai più costretto a vedermi» il batterista cancella qualsiasi cosa stia disegnando e sbatte le mani per pulirsi prima di puntare gli occhi sul suo viso.
Fabian sente fermarsi un groppo in gola per l'ennesima volta.

Non guardarmi.

È così serio, penetrante, assolutamente magnifico. Il ciuffo verde ricade sugli occhi come una piccola onda delicata e qualche altra ciocca verde si intravede da sotto l'ammasso di capelli neri.

Non riesco a resistere al tuo sguardo.

Non sa cosa rispondere. Ha già messo in conto che non dovranno più vedersi e non gli sta bene per niente. Questo significa anche niente più gelosia e dovrebbe esserne felice, invece, vuole sentire che Colton appartiene solo a lui. Dopotutto, era appagante il modo in cui Colton lo guardava negli occhi, gli prendeva la mano, lo baciava e gli ripeteva un'infinità di volte che non doveva preoccuparsi.

Sono solo uno stupido.

Colton ha ancora lo sguardo su di lui, ormai Fabian ha fallito nel tentativo di non incrociare le sue iridi, ha fallito anche nel tentativo di non affogarci dentro. Si è letteralmente perso a vagare nel buio di quel nero così profondo e denso.

Uff...

Uno sbuffo sconsolato giunge dalle labbra del maggiore, che si alza, prendendo il proprio telo.
È uno scatto improvviso, Fabian si solleva sulle mani e afferra il polso del ragazzo con una stretta tremante e poco sicura. Colton è ancora più confuso di quanto potesse esserlo prima.

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